CON SILVIA PER VERBANIA: IL DISSENSO PIU’ FORTE DAL REFERENDUM SUL VCO IN LOMBARDIA SI ESPRIME CON L’ASTENSIONE

CON SILVIA PER VERBANIA: IL DISSENSO PIU’ FORTE DAL REFERENDUM SUL VCO IN LOMBARDIA SI ESPRIME CON L’ASTENSIONE

Anche il gruppo “Con Silvia per Verbania” interviene a proposito del referendum sul passaggio del Vco in Lombardia, definito strumentale e pretestuoso nonché inutile per risolvere i problemi della Provincia,  e indica l’astensione come opzione attraverso la quale si esprime il dissenso più forte. Ecco il comunicato:

Ciascuno di noi può avere pensato, una volta nella vita, di sentirsi più lombardo che piemontese, ma da un pensiero istintivo a una realizzazione istituzionale il passo è lungo e complesso, soprattutto per la mancanza a monte di un serio progetto condiviso, discusso e approvato nei territori e nei Consigli Comunali dei Comuni interessati. Non sono chiari gli obiettivi ed i risultati a lungo termine di questo progetto tanto che nemmeno gli autori del referendum sono in grado di indicare con certezza se il passaggio alla Lombardia possa comportare miglioramenti o peggioramenti, solo fare mere ipotesi. La cosa certa, invece, è che il VCO diverrebbe la provincia più periferica della periferia lombarda.

I principali motivi presentati a sostegno del passaggio sono risibili. Si evidenzia, ad esempio, la qualità dei trasporti e dei collegamenti, soprattutto ferroviari, principalmente a vantaggio di lavoratori pendolari e turisti dimenticando come questi soggetti siano i primi a lamentare da anni le forti criticità presenti lungo la tratta da loro utilizzata, la Milano-Domodossola gestita da Trenord e Trenitalia: ritardi, stato dei treni, condizione delle stazioni, problemi di orari e coincidenze, bonus dovuti e mancanza di comunicazione.

Si sottolinea, poi, come la sanità lombarda rappresenti un modello d’eccellenza: nessuno lo discute, molti pazienti da altre regioni si recano in Lombardia per farsi curare. Ciò che però non si dice è come nel bilancio della sanità lombarda compaiono in dose sempre più massiccia i crediti da altre regioni, che nessuno mai pagherà: cioè il sistema lombardo vive su una bolla di crediti inesigibili, ma le bolle prima o poi scoppiano, con effetti devastanti.

Ben altri sono gli argomenti per una sensata discussione con la Regione Piemonte, a cominciare dai contenuti da dare alla specificità montana della Provincia del VCO: la gente comune, infatti, si chiede continuamente perché questo  processo non sia iniziato concretamente a manifestarsi dal momento che esistono leggi, regionali e nazionali, che ci classificano territorio montano con relativa specificità. Deve poi essere rapidamente compresa la necessità di iniziare a investire seriamente nel nostro territorio. Riteniamo, infatti, necessario e non più rinviabile che la regione cui apparteniamo oggi presti al VCO tutta l’attenzione che merita, con l’applicazione di una seria e adeguata politica d’investimento economico che consenta di intervenire rapidamente sui veri problemi: dal lavoro, per un concreto sviluppo delle attività produttive e occupazionali, alla tutela della sanità, che deve essere centrale ma anche e sempre più territoriale, aspetto irrinunciabile per una provincia montana; dai trasporti e collegamenti, con un chiaro progetto di sviluppo regionale e interregionale che presti attenzione alle criticità evidenziate dagli utenti, alla salvaguardia dell’ambiente, con specifiche politiche di tutela; dallo sviluppo sostenibile del territorio, soprattutto in relazione alle principali e necessarie infrastrutture, cui non si può più fare a meno, allo sviluppo del turismo, aspetto imprescindibile su cui intervenire efficacemente per una provincia che vuole essere anche a vocazione turistica.

Rivendicare quindi da chi ci governa maggiore attenzione, questa è la sola via, soprattutto dopo aver preteso per lungo tempo un importante contributo in termini economici, prima per il rientro da una situazione di forte indebitamento e poi per il rilancio economico regionale, se si decide che il sistema regioni debba continuare ad esistere come modello di sviluppo della nazione in Europa.  Ma le regioni devono il loro sviluppo anche alle province, tutte, comprese quelle più marginali, dalle quali si esige tanto per la propria salvaguardia, sfruttandone le potenzialità insite nel territorio: è arrivato il momento di restituire quanto necessariamente preteso riconoscendo tutto il peso del contributo fornito, ma non banalmente in termini di riconoscenza per il prestito ricevuto bensì comprendendo come investire nel VCO sia fondamentale per la crescita di tutta la regione e nazione in un’Europa fatta per il 40 % da territori montani. Il Piemonte non ha dimenticato il VCO, questo va detto, a nostro modesto parere deve però comprendere come oggi serva maggior attenzione per consentire la creazione delle necessarie condizioni per un’autonomia locale, a vantaggio di tutti, piuttosto che separarsi per andare in Lombardia, a vantaggio di pochi.

Riteniamo, quindi,  l’astensione la terza  opzione possibile, da utilizzarsi  in caso di proposte referendarie strumentali e pretestuose come questa, col il fine di legarsi, se andasse bene, ad una regione storicamente di centro-destra e, se andasse male, a fini evidentemente di propaganda politica per le Elezioni Comunali, Regionali ed Europee del 2019. In base ai meccanismi dei referendum consultivi, astenersi equivale ad esprimere un forte dissenso, più di quanto possa esprimere il voto contrario.

 

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