FEDERALBERGHI LANCIA L’ALLARME SU SICUREZZA E SOMMERSO NEL TURISMO

FEDERALBERGHI LANCIA L’ALLARME SU SICUREZZA E SOMMERSO NEL TURISMO

Il sommerso nel turismo è giunto a livelli di guardia, che generano una minor sicurezza sociale e il dilagare indiscriminato dell’evasione fiscale e del lavoro in nero.  Lo afferma il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, commentando i risultati di un monitoraggio che la federazione degli albergatori sta realizzando con l’ausilio della società Incipit Consulting,  e alle sue parole si associa subito il presidente provinciale dell’associazione degli albergatori, Gian Maria Vincenzi.  Un esempio eclatante è costituito dal portale Airbnb, che ad ottobre 2015 pone in vendita in Italia 176.870 strutture (erano 234 nel 2009), con una crescita esponenziale alla quale non fa seguito una significativa variazione del numero di attività ufficialmente autorizzate (le strutture extralberghiere censite dall’Istat  erano 104.918 nel 2009, oggi sono a quota 117.749).  In barba alle leggi che obbligano il gestore di risiedere all’interno dei bed and breakfast – si legge in un comunicato di Federalberghi -, la stragrande maggioranza degli annunci presenti su Airbnb è riferita all’affitto dell’intera proprietà (72,5% dei casi) ed è pubblicata da inserzionisti che gestiscono più di un alloggio (57%).  La ciliegina sulla torta è costituita dagli “host” che possiedono centinaia di alloggi. Chi si nasconde dietro questi nomi amichevoli che gestiscono un patrimonio miliardario? Di certo non si tratta di persone che affittano una stanza del proprio appartamento per integrare il reddito familiare. I numeri dunque smentiscono la ‘favoletta’ del gestore che accoglie l’ospite in casa propria. Il consumatore è ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela della salute e della sicurezza. Né può essere sottaciuta la responsabilità delle piattaforme online, che fanno finta di non vedere il traffico sospetto che transita attraverso i propri canali.  Inoltre, si pone con tutta evidenza un problema di evasione fiscale e di concorrenza sleale, che danneggia tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza.    Vincenzi si sofferma sul fenomeno a livello locale:  Da tempo sul territorio cerchiamo di portare l’attenzione delle istituzioni sul problema ma ad oggi ben poco è stato fatto. A Roma, l’associazione albergatori ha sviluppato un software, fornito poi alle forze dell’ordine, che consente di incrociare i dati delle varie strutture ed individuare quelle non autorizzate. L’hanno fornito al Comune e alla Guardia di Finanza. Un’azione delle nostre istituzioni territoriali in collegamento con quelle romane per portare la loro esperienza nel Vco potrebbe forse dare un primo segnale che si vuole realmente affrontare il problema.  Gli strumenti ci sono, ora occorre solo avere la volontà politica di metterli in campo e fare fronte comune contro l’abusivismo. D’altronde maggiore sorveglianza e legalità comporterebbe maggiori entrate per i Comuni come tassa di soggiorno e più opportunità per i nostri territori.   A livello europeo molti Paesi si stanno muovendo per sconfiggere le degenerazioni della sharing economy nel turismo. Tocca ora all’Italia dare un segnale importante, dettando regole ed istituendo controlli volti ad azzerare l’illegalità in uno dei settori tra i più importanti per l’economia del Paese.

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