MAGLIETTE ROSSE PER FERMARE L’EMORRAGIA DI UMANITA’

MAGLIETTE ROSSE PER FERMARE L’EMORRAGIA DI UMANITA’

Si è svolto anche a Verbania come ovunque il sit in delle magliette rosse per fermare l’emorragia di umanità e per un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà. Nell’occasione sono state ricordate tra l’altro le parole di don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera e Gruppo Abele che con Arci, Legambiente, Anpi e altre associazioni promuoveva l’iniziativa:

Rosso è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era vestito il piccolo Alan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori.

Muoiono, questi bambini, mentre l’Europa gioca allo scaricabarile con il problema dell’immigrazione – cioè con la vita di migliaia di persone – e per non affrontarlo in modo politicamente degno arriva a colpevolizzare chi presta soccorsi o chi auspica un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà. Bisogna contrastare questa emorragia di umanità, questo cinismo dilagante alimentato dagli imprenditori della paura. L’Europa moderna non è questa. L’Europa moderna è libertà, uguaglianza, fraternità. Fermiamoci allora un giorno e indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri – cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità – è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini.

Non basta indignarsi, bisogna trasformare l’indignazione in sentimento e il sentimento in impegno e responsabilità. Altrimenti tutto si gioca sul filo incerto delle emozioni. Abbiamo due strade per crescere: le relazioni e la conoscenza. Se siamo arrivati a questo punto è anche perché abbiamo smesso di percorrerle: siamo diventati una società di relazioni soprattutto opportunistiche e d’interesse: l’“altro” è complice oppure nemico. Ma anche una società culturalmente alla deriva: prevale l’informazione di seconda mano, il sentito dire, le semplificazioni, gli slogan, e da lì la manipolazione, le bufale, la propaganda. Cresce così l’ignoranza e di conseguenza l’odio, perché si odia ciò che non si conosce.

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