Come comunicato nel mese di maggio quando, per evitare la sovraspposizione con il cantiere ANAS sul ponte del Toce, si era concordata la sospensione dei lavori, da settembre riprendono i fondamentali ed improcrastinabili lavori di messa in sicurezza del versante tra Fondotoce e Suna: dal 1 settembre 2025 verrà infatti istituito un senso unico alternato – sia in orario diurno che notturno – regolato da semaforo, per permettere il completamento delle opere di sostituzione delle reti paramassi all’altezza della Colonia Motta. La durata prevista dei lavori è sino al 30 novembre 2025. Potranno esservi sporadiche chiusure totali di pochi minuti, per permettere l’effettuazione delle lavorazioni più delicate in totale sicurezza. Per minimizzare gli inevitabili disagi verrà messa in campo la Polizia Locale che presidierà i nodi fondamentali della viabilità cittadina, in particolare negli orari di punta: si suggerisce comunque di privilegiare il transito sulla Provinciale per Bieno.


Assurdo io milanese trasferita stupidamente e ripeto stupidamente a Verbania 3 anni fa in questo luogo dagli infiniti lavoro mai conclusi dall assenza totale di qualsivoglia servizio, (per esempio un collegamento con l aeroporto di Malpensa) , da settembre dovrò patire code infinite per recarmi in autostrada e per raggiungere l unico posto decente nelle vicinanze, la Svizzera, il senso alternato dalla.parte di Cannero Cannobio , per la messa in opera della galleria, siete assurdi ed ora capisco perché la Lombardia sia definita la.”locomotiva d Italia” . Il mio consiglio per qualsiasi forestiero , non venite nel Verbano
Ah a proposito anche le case valgono un terzo di quelle milanesi se comprate qui non tornerete più nella grande Milano, qui praticamente in prigione
Certo la bici è una buona alternativa, se la ciclabile di Fondotoce fosse a norma. È pericolosa x i ciclisti e x chi abita con uscita sulla pista. Non c è segnaletica x indicare le uscite dei passi carrai e neppure una protezione dalla strada. .
Claudio ha centrato uno dei problemi, aggiungo che manca totalmente l’illuminazione dalla Colonia Motta in poi verso Fondotoce, un pericolo assurdo anche perchè l’abbagliamento sulle curve “Prussian” quando sei in auto è la norma, non si percepisce dove inizia il bordo della ciclabile e come è già successo saltarci sopra in auto non cosi difficile ed è già successo 2 volte… ciclabile “Eden – Villa Taranto” altro pericolo ma ci vuole un discorso a parte…
Riporto dal quotidiano La Stampa :
“La fatica di spingere sui pedali è il secondo impegno per chi va in bicicletta. Il primo – lo segnalano numeri e statistiche – è restare vivo. L’Asaps, l’Associazione sostenitori e amici della polizia stradale, di ciclisti morti perché investiti da un’auto nel 2025 ne ha contati (già) 131. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno sono il 21,8% in più. In Italia sono il doppio rispetto ai Paesi europei. E da noi si va pure meno in bici.”
Se poi calcoliamo che una bici elettrica costa dai duemila euro in su , non vedo come la gente sia invogliata ad andarci , in bicicletta .
La verità é che in Italia , a parte poche realtà virtuose , non si é mai investito nella mobilità lenta all’interno delle aree urbane , ed anche nella nostra città non vedo all’orizzonte cambiamenti in merito. Si preferisce investire in pietose fontane a gasolio , in rotonde completamente inutili , in luminarie dai costi stratosferici e si perde completamente il bersaglio , poi se si intasano le strade ci dobbiamo pure sentire in colpa , ma mi faccia il piacere !
La sicurezza per i ciclisti è un diritto fondamentale, non un lusso. L’uso crescente delle biciclette e delle e-bike è frenato non dal loro costo, ma dalla mancanza di infrastrutture ciclabili sicure e adeguate. Le piste ciclabili dovrebbero essere un obbligo nella pianificazione urbana, progettate per garantire la massima sicurezza a tutti gli utenti, dai bambini ai professionisti.
Attualmente, molte piste non rispettano standard essenziali come pendenze e qualità della superficie, mettendo a rischio la vita dei ciclisti. L’esempio della pista Suna Fondotoce, con le sue irregolarità, evidenzia il fallimento nella progettazione e nella realizzazione di opere vitali. Quando i ciclisti evitano le piste ciclabili, è un chiaro segnale della loro inadeguatezza e pericolosità.
Investire in infrastrutture ciclabili non è una spesa superflua, ma una scelta strategica che offre vantaggi per l’intera comunità. Tra questi, la riduzione del traffico e dell’inquinamento, dato che ogni bicicletta in più riduce il numero di auto in circolazione. Inoltre, promuove un miglioramento della salute pubblica grazie all’attività fisica e aumenta la sicurezza stradale per tutti gli utenti, inclusi pedoni e bambini.
Per costruire città più vivibili, sostenibili e sicure, è urgente investire in una mobilità lenta di alta qualità. Ignorare questa necessità significa rimanere legati a un modello obsoleto che compromette la qualità della vita dei cittadini.
signora, non so dove vive, ma io che frequento un po’ di strade affiancate o vicino a piste ciclabili posso assicurare che le queste ultime sono praticamente deserte ed i ciclisti impegnano ESCLUSIVAMENTE la carreggiata usata dagli altri veicoli, per cui è inutile proseguire con questo mantra delle piste ciclabili: sono inutili, costose e soprattutto, NON SONO UTILIZZATE DAI CICLISTI!!!!
il punto non è la bicicletta il punto è che quando si scrivono gli appalti bisognerebbe tenere conto dei tempi e delle ricadute…il tempo è denaro oggi piu che mai,se mi fai un lavoro a basso costo e con ribasso e ci metti 1 anno l’amministrazione dovrebbe poter scegliere una ditta che ci mette meno tempo a parità di costi… Il lavoro dei cittadini non ha un prezzo? non è possibile vedere lavori cosi grandi con 3 persone al lavoro…e quando piove? ovviamente i tempi si allungheranno …inoltre con grande masochismo ci si prepara a costruire una rotonda “Beata Giovannina” che sarà utile quanto il ponte sullo stretto! Io spero avranno fatto un analisi molto approfondita ma temo che sarà il più grande tappo della storia verbanese !
Questo non è il punto di vista dei lavoratori impiegati nel consolidamento di versanti rocciosi, un’operazione complessa e ad alto rischio. Le diverse attività — disgaggio, perforazione, installazione di reti e iniezioni — rende il cantiere un ambiente a rischio. La principale criticità risiede nel rischio di interferenza operativa, un problema che si manifesta per diverse ragioni. Inoltre, le fasi di lavorazione non sono sovrapponibili. La sequenza delle operazioni è rigidamente vincolata. È impensabile installare una rete prima di aver completato il disgaggio e le perforazioni. Tentare di accelerare i tempi ignorando questa sequenza espone i lavoratori a rischi inaccettabili. Poi abbiamo le condizioni meteo. Pioggia e vento, versante scivoloso, il rischio di frane, impongono interruzioni o rallentamenti forzati che rendono la programmazione estremamente incerta e possono causare ritardi nella consegna dei lavori. Non è possibile aumentare il personale a piacimento per accelerare le lavorazioni, poiché ciò potrebbe compromettere la sicurezza e l’efficacia degli interventi. La vita dei lavoratori non ha prezzo e deve prevalere su ogni altra considerazione economica o di tempistica.
In merito alla rotonda della Beata Giovannina, vediamolo questo progetto. È fondamentale che il dibattito pubblico preceda la realizzazione di qualsiasi opera infrastrutturale. L’efficacia di una rotonda dipende da un’attenta analisi dei flussi di traffico attuali e futuri. Se il progetto è stato concepito con l’obiettivo di migliorare la sicurezza, riducendo la velocità dei veicoli e facilitando le svolte a sinistra, allora potrebbe effettivamente consentire la svolta senza andare oltre, ai Tre Ponti.
Il rischio che la rotonda si trasformi in un “tappo” è concreto se l’analisi dei flussi di traffico è stata superficiale. In questo caso, l’opera potrebbe peggiorare la situazione esistente, creando code e disagi invece di risolverli. L’unica via da percorrere è la trasparenza. La cittadinanza ha il diritto di visionare il progetto e partecipare al processo decisionale per garantire che l’intervento sia davvero efficace e risponda alle esigenze della comunità.
Ciò detto, o la bici o la coda. A voi la scelta.
Verbania, città delle auto ferme e degli smartphone al volante.
I Verbanesi si stanno preparando a nuovi disagi automobilistici.
Un senso unico alternato, regolato da un semaforo, permetterà ai rocciatori di operare, per poi passare alla rotonda della Beata Giovannina.
I tanto temuti cantieri riprenderanno, e i verbanesi, fermi nel traffico, continueranno a lamentarsi.
La soluzione?
Non certo fare il giro per Bieno, dove come abbiamo visto nei mesi precedenti, accadeva un incidente a settimana.
Usiamo allora la bici, anche se già conosco la risposta.
“La bici? Ma che scherzi? Qui non siamo a Copenaghen!”.
Ma forse dovremmo esserlo.
A Copenaghen, la bici non è un’alternativa, è la quotidianità. Si pedala ovunque: al lavoro, a scuola, a fare la spesa, con ogni tempo. Persino i politici vanno in Parlamento in bicicletta, non in auto blu blindate. Qui a Verbania, invece, un politico in bici farebbe scalpore.
La capitale danese ha più biciclette che abitanti, 382 chilometri di piste ciclabili e rotatorie che danno la precedenza ai ciclisti. L’architetto danese Jan Gehl ha addirittura coniato il termine “copenhagenizzare”, pianificare le città attorno alle persone in bicicletta, non alle auto.
A Verbania, potremmo inventare il verbo “verbanizzare”: stare in coda in auto ovunque, lasciandoci il solo rimpianto di non aver comprato un elicottero, ma mai una bicicletta.
Eppure, le doglianze sono inutilii. Le bici elettriche hanno rivoluzionato la mobilità urbana. Con la pedalata assistita, non ci si stanca, si superano le salite senza fatica e si arriva a destinazione senza sudare. Le code, il rumore e l’inquinamento diventano un lontano ricordo. Basta solo volerlo.
Invece di restare bloccati a respirare fumi di scarico, potremmo pedalare e riscoprire la nostra città. Potremmo persino lanciare un progetto ispirato a “Cycling without age”, come a Copenaghen, portando gli anziani a spasso su comode cargo bike elettriche.
Non a caso, Copenaghen è costantemente premiata come la migliore città ciclistica del mondo, tanto da essere un modello per metropoli come New York.
Verbania, invece, come si prepara al prossimo cantiere?
Il futuro non è un semaforo e uno smartphone, ma una bicicletta, meglio se elettrica, così è davvero per tutti.