AL MAGGIORE VA IN SCENA “IL MISANTROPO”

AL MAGGIORE VA IN SCENA “IL MISANTROPO”

IL MISANTROPO di Moliere va in scena martedi 19 novembre alle ore 21 al Teatro Il Maggiore.   Traduzione di Cesare Garboli con GIULIO SCARPATI, VALERIA SOLARINO, BLAS ROCA REY, ANNA FERRAIOLI, MATTEO QUINZI, FEDERICA ZACCHIA, MAURO LAMANNI, MATTEO CECCHI; scena LUIGI FERRIGNO; costumi MARIANNA CARBONE; luci RAFFAELE PERIN; musiche MARCO SCHIAVONI.

La commedia venne rappresentata la prima volta a Parigi nel 1666 e mantiene intatto ancora oggi il messaggio del drammaturgo francese che, con questa ”piece”, lancia uno schiaffo all’ipocrisia ed alle convenzioni sociali caratterizzanti l’aristocrazia francese del XVII secolo. Alceste, alias Giulio Scarpati, si innamora perdutamente di Celimene (Valeria Solarino) ma il loro rapporto è costantemente in bilico a causa di scelte di vita in continuo conflitto. Il Misantropo, che proclama i propri rigidi principi fondati su un ideale di umanità nobilitata dalla virtù, e Celimene, che non vuole rinunciare alla leggerezza della mondanità, vivono il loro amore senza mai comprendersi tra loro. Attorno a loro si muove un carosello di umanità: il politico con velleità da scrittore, i giovani ‘bene’ vanesi e modaioli, la dama di carità, ipocrita e bigotta. Insomma, in quest’opera il drammaturgo francese rappresenta con estrema lucidità la parodia di vizi e difetti dell’alta società di ieri, di oggi e anche di domani. Il Misantropo, considerato uno dei capolavori di Moliere, è la commedia amara della vita in cui non è previsto il lieto fine.  Così la regista, Nora Venturini: ”In questo capolavoro sempre in equilibrio tra commedia e tragedia l’aspetto privato del tormento amoroso è dal punto di vista teatrale altrettanto interessante di quello sociale, perché ne evidenzia il fattore umano e ce lo rende sempre attuale a distanza di secoli. Tragici e comici insieme, Alceste e Célimène sono nostri contemporanei come coppia sentimentalmente impossibile: non si capiscono ma si amano, si sfuggono ma si cercano, si detestano eppure faticano a separarsi. Nei loro difetti possiamo ritrovarci e riconoscerci; e ne ridiamo, guardandoci allo specchio”.

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