AL MUSEO DEL PAESAGGIO UNA MOSTRA DEDICATA A GIUSEPPE VERDI

GIUSEPPE VERDI NELLE COLLEZIONI DEL MUSEO E NELLA MEMORIA DELLA CITTÀ è il titolo della mostra che si inaugura sabato 14 alle 16 al Museo del Paesaggio. L’inaugurazione è preceduta da un concerto lirico del mezzosoprano di fama nazionale Chiara Guglielmi,  che intrattiene il pubblico con arie legate alle opere selezionate per la mostra ed è accompagnata al piano dal Maestro Marino Mora.  Il compito (e la responsabilità) che da sempre il Museo del Paesaggio si è assunto – si legge nella presentazione –  è stato quello di portare un apporto attivo e altamente culturale a difesa dell’arte e della memoria dei luoghi che lo circondano, ma anche quello di far sì che questa sua storia non si chiuda nei confini di una provincia, ma, al contrario, si intrecci saldamente alle vicende del resto d’Italia (a volte del mondo), alle quali ha spesso dato un grande contributo. Anche per questa mostra si è partiti dalla convinzione che, seppure con mezzi limitati e con poche risorse disponibili, si potesse tentare di ricostruire un piccolo tassello della storia e dell’arte di questo territorio, come parte di un discorso più ampio e internazionale. Quindi, anche di fronte alla sfida di un tema verdiano, non volendo cavalcare semplicemente l’onda delle celebrazioni, ma volendo trovare un taglio più costruttivo e interessante per il Museo e per la città che lo ospita, si è cercato un sentiero nuovo, decisamente più rischioso, ma affascinante perché ancora inesplorato: Giuseppe Verdi nelle collezioni del Museo e nella memoria della città.  Tale idea si è ben delineata quando, durante le ricerche su una delle opere presenti al Museo, in un fondo dell’Archivio di Stato di Verbania si è trovata una busta contenente documenti e tracce del 27 gennaio del 1901, quando Verdi morì nel suo appartamento al Grand Hotel De Milan, a pochi passi dalla Scala.  In tutta Italia la notizia portò cordoglio e le città fecero a gara per tributargli omaggi. Anche Intra e Pallanza non furono da meno e per più di due mesi si susseguirono concerti, rappresentazioni teatrali e pubbliche conferenze. Grazie alla gentile concessione dell’Archivio di Stato di Verbania i documenti originari di quel concitato e fecondo momento (appunti, lettere, locandine…) saranno in mostra, accanto a una raccolta di articoli usciti sui giornali intresi del tempo (“La Voce” e “La Vedetta”) e a una selezione di opere di Paul Troubetzkoy (1866-1938), tutte strettamente legate alla figura di Verdi: il ritratto di Caruso e quello di Fëdor Ivanovič Šaljapin, due grandi interpreti verdiani; due ritratti di D’Annunzio, amico del maestro e altri personaggi che oltre a essere riferibili in vari modi a Verdi sono però tutti ricongiungibili a Intra e a Pallanza. Inoltre, lo scultore che vinse il bando indetto da Trieste per il suo monumento fu Alessandro Laforêt (1863–1937), originario di Milano, ma solito villeggiare per lunghi periodi a Bureglio di Vignone. Lo studio della testa per quel monumento (oggi sostituito da una fusione in bronzo dopo che l’originario in marmo è andato distrutto) è conservata presso il Museo del Paesaggio ed è anch’essa esposta in mostra. Altra novità è il catalogo, che per la prima volta sarà on line (visibile sul sito del Museo), con testi di Lorella Giudici e Massimiliano Cremona e dove tutte le vicende che riguardano i rapporti Verdi/Verbania sono state ricostruite e dove tutte le opere vengono analizzate e i personaggi raccontati nei loro legami con la città e con Verdi.

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