
FABIO COPIATTI: Se n’è andato Gianni Pizzigoni, un uomo colto ma semplice e modesto che, sulle orme di Antonio Massara, ha contribuito a divulgare il valore del patrimonio artistico e paesaggistico verbanese. E’ una grave perdita per Verbania e per le Valli Intrasche, ma Pizzigoni lascia un’immensa eredità culturale che ci permette di dire “Ancor non me dispero” (motto del Pallanzotto, adottato fin dal 1914 dal Museo del Paesaggio di Verbania, gloriosa istituzione fondata da Massara e diretta da Pizzigoni).
LUCIANO PARETTI: Non era Cavaliere, nemmeno Commendatore. Gianni Pizzigoni è stato, per usare le parole odierne del critico d’Arte milanese Sergio Rebora: “l’ultimo grande personaggio pubblico della cultura delle vostre parti”. Di umiltà francescana, era più di quello che si vedeva. Critico noto a livello nazionale, per il “suo” Museo del Paesaggio è stato come il fondatore Antonio Massara. Lo ha sviluppato , insieme con un gruppo di giovani, sin dagli anni ’70, e ne ha ampliato, grazie alla sua credibilità, le collezioni oltre che le sedi. Attribuzionista, aveva identificato le tele di Tanzio di San Leonardo e promosso la grande mostra di Troubetzkoy di qualche decennio fa, insieme ai russi, oltre ad un’infinità di mostre, convegni e pubblicazioni. Anche pittore , con le opere che avevamo potuto vedere in mostra solo negli ultimi anni. Insegnante di mestiere e vocazione, aveva insegnato molti anni al Liceo ad Omegna, ha contribuito enormemente alla diffusione ed alla tutela del patrimonio locale e del paesaggio. Di carattere rigoroso e riservatissimo, non aveva sempre avuto vita facile per le sue scelte e battaglie ambientaliste, non disponendo delle malizie dei facilitatori della parapolitica. Un conoscitore di uomini come Eugenio Cefis, che portò la sua collezione di ex voto, parlava solo con lui. Innamorato della sua terra, che conosceva intimamente, era sempre in giro a studiare e conservare opere e manufatti. Il suo contributo alla comunità e la sua perdita sono enormi. È stato innanzitutto un amico ed un Maestro, una persona cara , come per molti. Mi coinvolse , oltre che al Museo del Paesaggio,nella fondazione del Comitato pro restauro Santa Marta. L’ultimo manifesto con la Madonna di Antonello Da Messina, per i concerti Ciani, è l’ultima cosa che ha curato. Uomo di Fede salda ha lasciato un insegnamento morale in chi lo ha conosciuto o solo ascoltato. La sua eredità culturale ed ideale dovrà essere conservata , altrimenti sarà come nel Macbeth di Shakespeare:” il manto di un gigante addosso al nano che lo ha rubato”.