ALLARME CGIL: “LEGALITA’ A RISCHIO SE SI SEMPLIFICA TROPPO IN EDILIZIA”

ALLARME CGIL: “LEGALITA’ A RISCHIO SE SI SEMPLIFICA TROPPO IN EDILIZIA”

Rischio legalità se si semplifica troppo in edilizia: è il grido di allarme lanciato da Fillea Cgil.  Il sindacato denuncia che contenziosi, infiltrazioni mafiose e sospensione del Documento unico di regolarità contributiva con effetti pesanti sul fronte della legalità, rappresentano alcuni dei rischi contenuti nel disegno di legge della Regione Piemonte “Misure di sostegno finanziario e di semplificazione per contrastare l’emergenza da covid-19. Secondo il segretario Massimo Cogliandro, la Regione ha presentato il disegno di legge, annunciando che i provvedimenti intendono andare nella direzione della massima semplificazione e accelerazione dell’iter dei procedimenti amministrativi e della riduzione di oneri e adempimenti in materia di urbanistica, edilizia e di paesaggio, però alcuni articoli del provvedimento sono potenzialmente dirompenti per il sistema delle imprese dei lavoratori.   

Un primo limite secondo il sindacato è quello contenuto nell’articolo 28 che prevede di limitare l’invito e la partecipazione alle gare pubbliche alle sole aziende che hanno sede legale in Piemonte, mentre in un settore come quello dell’edilizia un paletto di questo tipo potrebbe generare contenziosi e rischierebbe di produrre l’effetto contrario a una ripresa delle attività e del settore poiché le imprese del Piemonte per dimensione/specializzazione non presentano tutte le capacità e le competenze necessarie per garantire l’esecuzione dei lavori sia pubblici  che privati. C’è poi il punto relativo all’allentamento dei controlli che potrebbe stimolare i tentativi di infiltrazione mafiosa a danno delle imprese sane, dei lavoratori e della qualità e realizzazione finale dei lavori/interventi.  Infine una proroga del Durc con i criteri previsti dal disegno di legge, potrebbe avere effetti devastanti e andrebbe a danneggiare in particolar modo i lavoratori, mettendone seriamente a rischio i salari. A ciò si deve aggiungere che il combinato disposto degli articoli 65 e 66 dello schema di decreto rischierebbe di spalancare le porte all’ingresso nel settore delle costruzioni alle imprese in odore di mafia che approfitterebbero dei minori controlli per immettere tutta la liquidità che possiedono nel mercato dei diritti dei lavoratori e delle imprese sane, mentre la ratio del decreto “cura Italia” e di tutti gli altri provvedimenti adottati dal Governo non è quella di toccare i salari dei lavoratori e di mettere in discussione la salute e la sicurezza degli stessi.

 

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