ANCORA UNA SCOPERTA SCIENTIFICA D’ECCEZIONE NEL PARCO VAL GRANDE

ANCORA UNA SCOPERTA SCIENTIFICA D’ECCEZIONE NEL PARCO VAL GRANDE

Dopo la falena che si finge vespa, nuova eccezionale scoperta nel territorio del Parco Nazionale della Val Grande. Nei giorni scorsi è stata osservata per la prima volta nell’area protetta Boyeria irene, una grande libellula di colore verde – grigiastro, comunemente nota come “dragone spettro” per la sua colorazione mimetica e per le sue abitudini crepuscolari che la rendono una libellula difficile da osservare. La specie è presente in Europa occidentale e Africa magrebina, mentre in Italia è segnalata nelle regioni tirreniche, in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, dove frequenta corsi d’acqua con rive ombreggiate, dal livello del mare agli 800 metri di quota. Andrea Mosini, ricercatore della Società Cooperativa Valgrande, ha rinvenuto la specie in due diverse
aree: il torrente San Bernardino e un ruscello sopra l’abitato di Colloro. Quest’ultima osservazione ricade nei confini del Parco Nazionale nel suo versante ossolano, che per molte specie di insetti si
sta sempre più rivelando quale vero e proprio scrigno di biodiversità.  L’importante osservazione è anche la prima per tutto il territorio provinciale del Vco: in Val Grande Boyeria irene si aggiunge alle venticinque specie di odonati (dicitura tecnica delle libellule) già censite intensivamente nel 2016 attraverso una ricerca finanziata dal Parco e condotta per la Società di Scienze Naturali del Vco dai naturalisti Lucia Pompilio e Andrea Mosini. Da questo studio si scopre che il Parco e i territori limitrofi ospitano una ricca diversità di libellule: le specie presenti costituiscono infatti il 27% di quelle presenti in Italia, il 38% di quelle piemontesi e il 59% di quelle della provincia del Vco.

Alcune immagini del “dragone spettro”

  1. e son 2! Bene, avanti così.

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