Dal prossimo 1° gennaio 2025, in assenza di interventi normativi, gli Enti di Terzo Settore dovranno dotarsi di partita Iva, subendo pesanti aggravi burocratici pur non dovendo pagare l’imposta. Il nuovo regime Iva per il Terzo Settore rischia di causare la riduzione, se non addirittura la cancellazione, di numerose attività e servizi alla cittadinanza organizzati dalle associazioni del Terzo Settore e nel caso specifico dalle associazione di promozione sociale , senza peraltro apportare nuove entrate per le casse dello Stato. Dotarsi di partita Iva significa dover assolvere a una lunga serie di adempimenti burocratici e amministrativi, particolarmente gravosi e difficilmente sostenibili soprattutto per le realtà sociali più piccole che rappresentano la gran parte del Terzo Settore nel nostro Paese e nel nostro territorio. E’ partendo da questa premessa che il Forum Terzo Settore, in vista della discussione della nuova Legge di Bilancio, lancia a Governo e Istituzioni l’appello È valore sociale, non vendita. No alla partita Iva per le attività associative del Terzo Settore. Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, dichiara: Temiamo che a livello politico non sia stata compresa l’importanza di questo tema per la sostenibilità del Terzo Settore, dunque anche per la coesione dei territori, la partecipazione delle persone e lo sviluppo delle comunità. Ecco perché nei prossimi giorni intensificheremo il lavoro di informazione e denuncia su questo fronte, augurandoci di trovare questa volta una concreta volontà da parte delle istituzioni di giungere a una effettiva risoluzione, che tuteli il Terzo Settore e la libera associazione dei cittadini. Al suddetto appello aderiscono ARCI E ACLI, presenti sul territorio del Vco con un centinaio di Circoli , la cui maggior parte rappresenta un unico punto di aggregazione soprattutto nei numerosi Comuni montani della provincia: Per questi Circoli – si legge in un loro comunicato –, sottoporre al regime IVA anche la mescita, attualmente fonte principale di risorse a sostegno delle attività e dei costi di gestione dello stesso Circolo, significherebbe metterne a repentaglio la sopravvivenza.
sarebbe giusto che i vari circoli, essendo a tutti gli effetti dei locali pubblici, paghino le tasse come gli altri: da questo orecchio però i preti ed i comunisti non ci sentono vero? sono solo gli altri gli evasori!
Quando non si conoscono i fatti bisognerebbe evitare di scrivere…… una cosa intelligente sarebbe informarsi ma non è cosa per tutti……..
sono contento che lei sia ben a conoscenza dei fatti, dica allora ai suoi amici compagni che nei vari circoli possono e devono entrare solo i tesserati e non chiunque, che non facciano feste e che paghino le tasse ok?
Vedo con piacere che si è informato. Lasci perdere preti e comunisti ma sopratutto i compagni che in fatto di cultura sono sempre un passo avanti, si fidi, il tifo acceca…….. Fossi in lei tornerei a studiare la storia, quella del VCO, quella che non si è scritta nel 1700 che solo a pensarci mi viene da ridere……
E’ però vero che oramai anche le A.S.D. ce l’hanno, per cui non si capisce perchè non la accettino di buon grado.
Il problema non è tanto se alla “ca dal popul” fanno tutte le ricevute o meno o se entrano anche i non tesserati,ma come sappiamo ormai tutti ,l’Italia “del bisogno” sta in piedi grazie alle associazioni no profit che svolgono un ruolo fondamentale soprattutto alle famiglie meno abbienti e in difficoltà, offrendo servizi essenziali senza scopo di lucro.
Oracolo hai centrato il bersaglio…. Mai come ora certi proverbi cinesi diventano descrittivi della situazione: “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”