Nel novembre 2019, a seguito di una denuncia querela sporta da alcune famiglie verbanesi che avevano scelto di far conservare presso una banca privata le cellule staminali prelevate – al momento del parto – dai cordoni ombelicali dei rispettivi figli, affidandosi nel caso di specie alla Genico SA di Ascona, è scaturita un’indagine condotta dai Carabinieri della Sezione di PG della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verbania per verificare la reale sussistenza delle cellule prelevate, dove si trovassero e il corretto stato di conservazione, perché a seguito di alcune informazioni ricevute dagli stessi interessati sembrava che i cordoni ombelicali fossero scomparsi o ceduti illegalmente. Il contratto prevedeva lo stoccaggio dei campioni di sangue cordonale in due differenti laboratori, uno in Belgio e l’altro in Olanda, per ridurre i rischi di perdita dei campioni.
L’ordinamento italiano, in linea generale, vieta la conservazione delle cellule staminali ricavabili dal cordone ombelicale degli individui, consentendo tuttavia di donarle. Per ovviare l’impedimento, ormai da qualche anno è invalsa la pratica, ma solo dopo aver ottenuto il nulla-osta prescritto dalla normativa, di affidare il sangue del cordone ombelicale dei propri figli a una banca per la conservazione delle cellule staminali, con sede all’estero, dove, stando alle clausole della tipologia negoziale più diffusa, viene congelato e conservato per molti anni (da 20 a 45). L’attuale disciplina italiana consente la conservazione delle cellule staminali di cordone ombelicale per uso dedicato, al neonato o ad un consanguineo, presso le banche di sangue placentare esistenti sul territorio nazionale, solamente in presenza di determinate condizioni: patologie presenti nel neonato al momento della nascita o evidenziate in epoca prenatale o in un familiare stretto al momento della raccolta o pregresse e trattabili con le cellule staminali; famiglie a rischio di avere figli affetti da malattie geneticamente determinate per le quali risulti appropriato l’utilizzo di cellule staminali da sangue cordonale.
Al di fuori delle ipotesi sopra elencate e secondo quanto previsto dall’accordo Stato Regioni del 29 aprile 2010, resta comunque in vigore la possibilità di esportare, a proprie spese, il campione di sangue prelevato dal cordone ombelicale ad uso autologo per la conservazione presso banche operanti all’estero. Il 19 settembre 2019 numerose fonti giornalistiche hanno diffuso la notizia che la Cryo-Save, azienda con sede in Svizzera, è stata denunciata dall’Ufficio federale elvetico della Sanità pubblica per violazione della legge sui trapianti e inadempimento degli obblighi di notifica e di cooperazione. Gli esponenti hanno avuto cognizione di ciò dagli organi di stampa e hanno richiesto alla Genico SA quale fosse stata la sorte dei loro campioni di cellule, ottenendo risposte vaghe ed incerte, con grave pregiudizio sulla attuale corretta conservazione delle stesse.
Le indagini svolte dai Carabinieri della Sezione del Tribunale di Verbania, finalizzate a ritrovare l’attuale destinazione dei campioni di cellule staminali dei figli degli esponenti, hanno consentito di accertare che in relazione allo stato di liquidazione della Cryo Save Italia, i campioni stoccati presso i loro laboratori sono stati trasferiti presso il laboratorio del gruppo Famicord (PBKM) in Polonia, attuale titolare dell’accordo di backup stipulato nel febbraio 2019 in Svizzera. In pratica i campioni delle cellule staminali e del sangue cordonale prelevati dalla società Genico SA e poi depositato in laboratori della Cryo Save Svizzera, sono poi stati ceduti prima del fallimento (o nelle fasi dello stesso) al gruppo Famicord – PBMK di Varsavia che li sta esaminando per formalizzare la loro integrità e poi comunicarlo alle famiglie. Alla luce di quanto emerso, il PM che ha coordinato la complessa indagine, Nicola Mezzina, ha richiesto l’archiviazione del procedimento aperto per appropriazione indebita, in quanto la nuova società polacca investita della custodia dei “beni” di interesse, seppur in forma indiretta, dovrà comunque rispondere del proprio operato ai soggetti proprietari di quegli stessi beni\campioni biologici.
Il Comando Provinciale dei Carabinieri di Verbania, d’accordo con la Procura della Repubblica di Verbania che ha coordinato l’attività, ritiene importante comunicare l’esito dell’indagine perché numerosi genitori, che versano nelle stesse condizioni dei denuncianti, hanno creato gruppi facebook per scambiarsi informazioni e cercare di capire ove siano finiti i loro campioni biologici. Questa indagine ha sicuramente fatto luce su molti aspetti utili per chiarire la vicenda e ha consentito di fare avere ai genitori interessati notizie certe sulla situazione dei campioni che hanno ceduto.