CONFCOMMERCIO: AGEVOLARE LA MOBILITA’ DALLA SVIZZERA ALL’ITALIA

CONFCOMMERCIO: AGEVOLARE LA MOBILITA’ DALLA SVIZZERA ALL’ITALIA

In una lettera indirizzata a Governo, Regioni,  Prefetti di Province piemontesi e lombarde tra cui il Vco, il presidente Ascom Vco e vicepresidente Confcommercio Alto Piemonte, Massimo Sartoretti,  con altri responsabili di Confcommercio, sottolinea la situazione di gravissima crisi in cui versano in particolare le imprese delle province dei territori di confine e chiede di agevolare la mobilità dalla Svizzera all’Italia. Le frontiere con la Confederazione Elvetica sono di fatto chiuse dal 10 dicembre 2020, data dalla quale lingresso in Italia è vietato se non in casi particolari, certamente non per fare acquisti o per utilizzare attività di servizio.   

Nella lettera si legge:   Leconomia delle nostre aree di confine è strettamente dipendente dalla Svizzera sia per il flusso dei frontalieri italiani che lavorano oltre confine, sia per il rilevante numero di turisti e clienti elvetici che arrivano ogni giorno in Italia per fare acquistiParliamo di un tessuto economico fragile, costituito per lo più da micro e piccole imprese di commercio, turismo, servizi, terziario, artigianato e professioni. In buona parte sono aziende a conduzione familiare in forte sofferenza a causa delle restrizioni alle aperture, degli insufficienti contributi pubblici, dellisolamento dalla Svizzera, che costituisce, lo ribadiamo, un bacino di clienti fondamentale per la nostra economiaLa situazione di crisi richiede interventi urgenti ed eccezionali e rer questo Vi sollecitiamo, tenuto anche conto del miglioramento della situazione sanitaria complessiva e dellavanzamento della campagna vaccinale nei nostri Paesi, a intervenire al fine di prevedere ingressi agevolati dalla Svizzera all’Italia, quantomeno a distanza massima di 30 km dal confine, eventualmente per un arco orario definito e comunque nel pieno rispetto delle norme di prevenzione alle quali tutte le nostre imprese da sempre con rigore si attengono.  Diversamente i danni rischiano di diventare irreversibili (siamo ormai al limite) con conseguenze economiche e sociali non prevedibili e con una desertificazione commerciale di territori tenuti vivi proprio dalle micro e piccole imprese che, a breve, non ci saranno più

 

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