CRISI IDRICA. NEL VCO 4 COMUNI A RISCHIO MEDIO ALTO CON LIVELLI MASSIMI DI SEVERITA’ IDRICA 

CRISI IDRICA. NEL VCO 4 COMUNI A RISCHIO MEDIO ALTO CON LIVELLI MASSIMI DI SEVERITA’ IDRICA 

Fiumi in secca, laghi ai minimi, neve assente. È l’Italia del nord ad essere la più colpita e il Piemonte si  conferma la Regione con il più alto tasso di siccità in Europa. Il dato è particolarmente impressionante nel  Verbano-Cusio-Ossola, provincia conosciuta fino a pochissimo tempo fa per l’elevata quantità di  piogge che cadevano ogni anno, tanto da farle meritare l’appellativo di “catino d’Italia”.  Il Piemonte ha  sempre più sete e sono già entrate in azione le autobotti. Dopo il 60% in meno di precipitazioni nel 2022, il  trend negativo è proseguito nei primi due mesi di quest’anno e si evidenziano criticità in diverse aree. I  fiumi piemontesi calano quasi tutti: rispetto allo scorso anno il gap relativo alla portata va dal 30 al 70%.  Salgono da 7 a 19 i Comuni piemontesi al massimo livello di severità idrica e, considerando le quantità di precipitazioni attese nelle prossime settimane, il quadro della situazione rischia di peggiorare ulteriormente. Quattro di questi comuni sono collocati sul territorio del Vco: si tratta di Cannero Riviera, Piedimulera, Pieve Vergonte e San Bernardino Verbano.

Agricoltori in allarme e colture a rischio. L’associazione degli agricoltori parla di un deficit idrico del 30% a  livello nazionale che sale addirittura al 40% nel Nord Italia. È minacciata la risicoltura, che sta subendo una  riduzione significativa, spiega Confagricoltura. La crisi non riguarda solo il riso ma anche altri cereali, come  soia e mais. Dei 217.000 ettari coltivati a riso in Italia, il 90% è concentrato al Nord, fra Lombardia e  Piemonte e circa 120.000 ettari sono in pericolo.  

La siccità estrema che sta colpendo il nostro Paese non è solo un problema agricolo; a rischio è  l’acqua potabile per 3,5 milioni di persone; Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi (l’associazione dei  consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue) lancia l’allarme: “Per almeno tre  milioni e mezzo di italiani l’acqua del rubinetto non può più essere data per scontata”. 

L’assenza di precipitazioni, poi, causerà un ulteriore e significativo problema, vale a dire l’allarme smog  nelle città italiane. Peggiora, infatti, la situazione dell’inquinamento e delle polveri sottili, portando a livelli  di allerta arancione Torino e bollino rosso per la qualità dell’aria in tutta la regione Emilia Romagna. 

Bisogna innanzitutto recuperare l’acqua piovana: attualmente solo l’11% di essa viene utilizzato, potremmo  raggiungere il 50% con l’installazione di sistemi di risparmio idrico e recupero della permeabilità. Inoltre, è  necessario approvare una legge sul consumo di suolo, favorire la rimessione in falda e la ricarica controllata  della stessa. Non abbiamo ancora un piano operativo che tuteli il reticolo idrografico del nostro Paese,  sottoposto a prelievi abusivi. Nel PNRR sono stati stanziati solo 900 milioni di euro per sostituire le  condotte idriche colabrodo, dobbiamo fare di più. Dobbiamo anche riutilizzare le acque reflue depurate in  agricoltura e per usi industriali, separare le reti fognarie dalle reti per la raccolta dell’acqua piovana, ridurre gli sprechi di acqua e mettere l’acqua al centro di gestioni pubbliche e non private, considerandola un bene  comune. Utilizziamo la montagna come presidio privilegiato rispetto alla siccità e riconvertiamo il comparto  agricolo verso colture meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti.  La transizione ecologica deve passare anche per il comparto idrico, oggi in forte sofferenza a causa  soprattutto della crisi climatica.

COMUNICATO STAMPA EUROPA VERDE VCO

 

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