
Le attuali condizioni dell’assistenza territoriale e di base nel Comune di Verbania hanno assunto elementi di criticità insopportabili per i cittadini. Sul problema, che richiede interventi solleciti, interviene anche il sindaco Giandomenico Albertella, che con il consigliere delegato alla sanità territoriale Giorgio Tigano ha inviato all’Assessorato regionale alla Sanità e alla Direzione Asl Vco una lettera con alcune proposte operative: Alle gravissime carenze assistenziali non ci si può limitare a proporre futuri scenari risolutivi basati sui progetti delle Case della Salute e dell’Ospedale di Comunità, progetti che richiedono anni per la realizzazione, lasciando allo sbando migliaia di cittadini che non hanno più punti di riferimento per le necessità immediate. Ciò premesso con spirito costruttivo abbiamo inviato queste proposte e chiediamo di aprire un tavolo di confronto per individuare con urgenza azioni per garantire a tutti i cittadini un diritto sancito dalla nostra Costituzione. Ed ecco il testo della lettera:
Diversi medici di famiglia hanno lasciato o stanno per abbandonare l’attività lasciando i pazienti privi di assistenza. Solo per citare gli ultimi casi citiamo le comunità di Fondotoce senza ambulatorio medico da 10 mesi e la Comunità di Suna che lo sarà a breve. Ma le problematiche in città sono più diffuse. Da un calcolo di massima sulle disponibilità e tenuto conto delle prossime assenze si calcola che almeno 3000 abitanti sono o saranno a breve privi di medico. Tale cifra è in realtà più consistente se si tiene conto che almeno 4 medici operano contemporaneamente a Verbania e nei comuni dell’ambito Verbano per cui non possono destinare che una minima parte dei posti del massimale ai residenti in città. Molti sono stati costretti a scelte di medici operanti fuori città, impediti di fatto ad accedere agevolmente agli studi medici con insopportabili conseguenze. Al momento nessun medico appare disponibile ad acquisire scelte sufficienti a Verbania.
A fronte di tale drammatica situazione si è cercato di tamponare le carenze attivando, per i cittadini privi di medico, l’ambulatorio della cosiddetta Casa della Salute presso il Distretto di Pallanza. Peccato che tale servizio è stato attivato con modalità estremamente disagevoli. Gli orari sono ridottissimi con una media di 3 ore al giorno. Tali orari sono concentrati per la maggior parte nelle ore lavorative del mattino. Situazione aggravata dal fatto che, come comunica un cartello affisso, i medici ricevono esclusivamente su appuntamento previa prenotazione. Questo significa una attesa anche di 15/20 giorni per ricette o esami urgenti, mentre per un consulto medico l’unica alternativa è rivolgersi al DEA dell’Ospedale con conseguenze immaginabili. È evidente che una assistenza così organizzata non risponde ai minimi requisiti di sicurezza e accessibilità e la Casa della Salute, così organizzata, appare assolutamente o quasi inutile.
Ora, a fronte delle numerose proteste e segnalazioni che ci giungono, non è più possibile procrastinare interventi risolutivi anche se transitori in questa fase emergenziale. È indispensabile un incontro risolutivo con la Direzione della ASL e le competenti Autorità Sanitarie Regionali per individuare, nelle more di una soluzione alla cronica mancanza di medici, una alternativa operativa accettabile. Consci del fatto che una mera protesta presso le autorità competenti non avrebbe senso se non accompagnata da una proposta, ci permettiamo di sottoporVi una possibile soluzione da valutare e approfondire quale la seguente:
- Rivedere collocazione, orari e procedure di accesso, della attuale Casa della Salute Soprattutto, in questa fase, la collocazione potrebbe essere individuata anche presso l’Ospedale Castelli. Questo perché l’impossibilità di usufruire di un parere medico in tempo reale costringe necessariamente i cittadini a rivolgersi al DEA. Il Dea è servizio troppo serio e importante per essere ingolfato da richieste non pertinenti.
- L’Orario di apertura non deve essere inferiore alle 8 ore giornaliere per 5 giorni la settimana (esclusi prefestivi e festivi coperti da Guardia Medica) con prestazioni ad ACCESSO DIRETTO e senza prenotazione per garantire sevizio immediato ed efficiente.
- Turnazioni: se consideriamo 8 ore al giorno per una media di 23 giorni al mese le ore da coprire sono un totale di 184 mensili e circa 2208 annuali (cifra in eccesso in considerazione delle festività infrasettimanali). Per la copertura di tali turni si potrebbero coinvolgere i medici di famiglia che in ambito Verbano sono circa 30 (va valutato eventualmente, se la normativa lo consentisse, anche lil coinvolgimento di medici non convenzionati disponibili). Su 184 ore mensili ognuno dei 30 medici dovrebbe dare la disponibilità di 6 ore mensili da dividere eventualmente in 3 turni di 2 ore o due di 3 ore. Tale impegno a fronte della soluzione di un problema estremamente grave appare più che giustificabile.
- Regolamentazione e costi: l’adesione dovrebbe avvenire con disponibilità volontaria dei MMG presso la Casa della Salute/Distretto/Ambulatorio dedicato presso Ospedale o presso l’ ambulatorio del singolo medico con riconoscimento economico, nel quadro delle normative vigenti, per ogni prestazione erogata. Riteniamo che il fabbisogno economico necessario per sostenere i costi sia sostenibile dal bilancio dell’ASL. Senza considerare che, tenuto conto del mancato versamento delle quote capitarie per i pazienti privi di medico di famiglia il costo a carico dell’ASL potrebbe ridursi.
Questa la proposta operativa che ci permettiamo di avanzare che garantirebbe continuità di assistenza alla popolazione cittadina sino al superamento del problema della carenza di medici che al momento non appare di rapida soluzione. Siamo convinti che con una condivisa volontà si possa raggiungere la riorganizzazione di un servizio efficiente, di rapida realizzazione e dai costi assolutamente contenuti. Nella mia funzione di Sindaco non posso che sostenere per i cittadini che rappresento il Diritto fondamentale alla tutela della salute garantito dall’art. 32 della Costituzione. Si confida in un rapido incontro per valutare la soluzione più efficace al problema.
NELLA FOTO Giandomenico Albertella
La campagna elettorale è finita. Oppure no? Per le case della salute non ci sono i soldi. Quando cominceranno i lavori di ristrutturazione del Castelli e del San Biagio, non uno ma ben due nuovi ospedali ci hanno promesso. Attendiamo fiduciosi…….
I guasti della riforma costituzionale regionale targata sinistra. Purtroppo la sanità regionale è complicata. Mi chiedo chi abbia voluto il numero chiuso di medicina alle università. Probabilmente non questo governo. Sinistra colpevole.
Il numero programmato nazionale è stato introdotto per la prima volta con la Legge 264/99, attualmente in vigore, su proposta del Ministro Zecchino col governo D’Alema per far fronte ad evidenti criticità. La nuova legge e il numero chiuso erano giustificati da due direttive della comunità europea, nello specifico la direttiva 78/687/CEE e 93/16/CEE, che riguardavano rispettivamente le figure professionali degli odontoiatri e dei medici, le quali richiedevano un sistema di formazione che garantisse alti standard. La legge 264/99 sanciva il numero chiuso per le facoltà di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Medicina Veterinaria e Formazione primaria. I posti disponibili dovevano essere definiti in base: ai posti nelle aule, attrezzature e laboratori scientifici; personale docente, personale tecnico; servizi di assistenza e tutorato; al numero di tirocini attuabili e dei posti disponibili nei laboratori e nelle aule attrezzate per le attività pratiche; alle modalità di partecipazione degli studenti alle attività formative obbligatorie. Da allora si sono alternate al governo destra e sinistra, con una maggiore predominanza della destra considerati gli anni di governo berlusconi. Ciascuno dei governi, cambiando le esigenze e le prerogative, avrebbe potuto abrogare o modificare tale legge. Quindi, fatte le necessarie considerazioni, destra e sinistra pari sono……..