DA MIAMI L’INTERVENTO DELL’IMPRENDITORE VERBANESE PRESIDENTE DELLA CAMERA COMMERCIO ITALIA-USA SULLA CRISI DA COVID19

DA MIAMI L’INTERVENTO DELL’IMPRENDITORE VERBANESE PRESIDENTE DELLA CAMERA COMMERCIO ITALIA-USA SULLA CRISI DA COVID19

L’imprenditore verbanese Tommaso Cardana, trasferitosi in Florida vent’anni fa e residente a Miami, è presidente dell’azienda Tomson Hospitality per forniture alberghiere di ristoranti, alberghi e navi da crociera nel mercato americano. Nella sua attività e nelle occasioni ufficiali coglie anche ogni opportunità per promuovere i prodotti e il territorio d’origine tra il pubblico americano. Da tre anni presiede inoltre la Camera di Commercio Italo-Americana per il South East degli Usa.  In considerazione di questi ruoli professionali e istituzionali tra Italia e Stati Uniti, ci ha rilasciato la seguente intervista sulle conseguenze economiche della crisi indotta dall’epidemia del Covid 19.

COME SI CALA LA CRISI NELL’ECONOMIA DEGLI USA?

Gli Stati Uniti erano, fino a inizio marzo, in uno dei migliori momenti dell’economia della loro storia, con indicatori estremamente positivi; dal tasso di disoccupazione, all’indice di crescita dei posti di lavoro e degli stipendi medi, i risultati della borsa. Tutti si aspettavano un rallentamento dell’economia, ma nessuno si sarebbe mai aspettato una crisi del genere. Era da prevedere una crescita minore di diversi settori, una riduzione dell’espansione del mercato immobiliare, della corsa del mercato finanziario e di tanti altri settori. Già nel 2019 la Banca Centrale prevedendo una economia più lenta aveva tagliato ulteriormente i tassi di interesse, ma non era assolutamente prevedibile una frenata del genere.

QUALI LE CONSEGUENZE PER A SUA ATTIVITA’ IMPRENDITORIALE?

Nella mia esperienza imprenditoriale il 2019 è stato un anno estremamente positivo, di ulteriore crescita e sempre maggiore opportunità per i prodotti italiani che importiamo. Il 2020 era iniziato ancora meglio con il finalizzarsi di quattro importanti progetti sviluppati nel corso dell’anno precedente: due navi da crociera e due grandi progetti alberghieri. La prima nave è la Splendor di Regent Seven Seas, la stessa linea di crociera che qualche anno fa aveva lanciato la nave più lussuosa del mondo, Explorer. Splendor, “sorella” della nave Explorer, era l’evoluzione, alla ricerca della perfezione del lusso, come recitava la presentazione di questo nuovo gioiello di produzione italiana, realizzato da Fincantieri nei cantieri di Ancona. L’altra nave è Scarlett Lady di Virgin Voyages, il primo passo di Sir Richard Branson e del marchio Virgin nel mondo delle crociera. Una nave per solo adulti, all’insegna del divertimento, di elevate esperienze culinarie, del design ricercato e della coscienza ambientale, anche questo orgoglio dell’ingegneria e professionalità italiana, realizzata nel cantiere di Sestri Levante di Fincantieri, lo stesso del nuovo ponte di Genova. In entrambe le navi, c’era una forte presenza di prodotti del VCO, dal pentolame di Piazza, gli accessori tavola di Alessi, I macinapepe di Bisetti, l’attrezzatura per bar e caffè di Motta e diversi prodotti di Ottinetti ed Eppicotispai e tante altre testimonianze dell’eccellenza italiana. I due alberghi sono del marchio JW Marriott, il livello lusso del Gruppo Marriott, entrambi presso I parchi di Disney, uno a Los Angeles nelle vicinanze di Disneyland e uno a Orlando, all’entrata di Disneyworld.                                                                                                                                                              La nave Splendor è salpata da Ancona a fine gennaio, battezzata a Miami il 21 febbraio, ha fermato il suo viaggio inaugurale la settimana dopo a San Diego come misura preventiva a fronte della crescita dei contagi in USA. Scarlett Lady è salpata da Genova il giorno di San Valentino e dopo il giro dell’Europa e due presentazioni alla stampa in Inghilterra, sarebbe dovuta arrivare a Miami per il battesimo ufficiale il 19 marzo. Arrivata a metà marzo, ha cancellato la cerimonia e si trova adesso in un limbo tra Miami e le Bahamas. Le aperture dei due alberghi previste per marzo e aprile sono state entrambe posticipate a data da destinarsi.

QUALI GLI EFFETTI DELLA CRISI PER LA CAMERA DI COMMERCIO?

La Camera di Commercio Italo-Americana di Miami ha vissuto nel 2019 uno dei migliori momenti dei suoi quasi 30 anni di attività: raggiunto il record di associati con oltre 300 aziende, aperte due filiali in due area molto importante commercialmente e industrialmente come Atlanta e Tampa, lanciato il progetto dell’Italian Lab, un incubatore per aziende italiane che si vogliono affacciare e sviluppare sul mercato americano, un evento  sul mercato enogastronomico e dell’horeca presso il Porto di Miami a novembre 2019 che ha coinvolto piu` di 50 aziende con oltre 1.000 partecipanti. Il 2020 stava iniziando con un altro evento importante a marzo, The Best of the Italian Design, una vetrina per le eccellenze italiane nel centro del Design District di Miami, manifestazione che è stata annullata e rinviata all’autunno.

COME AFFRONTANO LA CRISI GLI USA?

Gli Stati Uniti, a differenza di altri Paesi, sono stati colpiti prima economicamente dagli effetti di questo virus e in seguito si è vissuta la crisi sanitaria. Probabilmente solo nella zona di New York i due impatti si sono sentiti allo stesso momento, nella altre zone, prima dell’ondata dei contagi è arrivata quella dei licenziamenti, che ha creato a fine marzo 16 milioni di nuovi disoccupati e si prevede ne creerà altrettanti entro fine aprile. Effetto dovuto anche alla grande flessibilità del mercato del lavoro americano, che offre grandi opportunità quando le cose vanno bene, ma che non perdona quando l’economia scende.   Ci sono stati sicuramente dei ritardi nel prendere delle misure contenitive che probabilmente avrebbero limitato il contagio e le preoccupazioni per gli effetti sull’economia sono stati sicuramente un elemento che ha pesato sulle decisioni prese, cosi come le conseguenze politiche essendo in un anno di elezioni presidenziali.                                                    L’economia ha rallentato fortemente da un mese, certi settori sono completamente fermi come quello alberghiero, crocieristico, fieristico, e del turismo in generale, altri quasi, come il segmento della ristorazione e dei servizi nel complesso. Per la prima volta nella storia, tutti gli Stati hanno dichiarato l’emergenza e richiesto aiuto al governo federale. In Florida il sistema statale di sussidi di disoccupazione è collassato per il volume mai visto di richieste: nei primi 10 giorni di marzo 5.000, come da media, subito dopo il blocco 60.000 richieste solo in un fine settimana di metà marzo, per arrivare fino agli oltre 16 milioni di tutti gli Stati Uniti a fine marzo. Altri settori invece hanno avuto riscontri positivi, le catene di supermercati hanno dovuto assumere per soddisfare l’aumento delle richieste cosi come le società di consegne a domicilio, tra tutte Amazon, che hanno avuto grosse difficoltà a fronteggiare l’impennata della domanda. Il servizio Amazon Prime Now che consegnava in certe zone di Miami in tempi velocissimi è passato da consegne entro le 2 ore a consegne in 2 o 3 giorni. Il centro fieristico di Miami, come quello di New York, è stato convertito in poco tempo in un ospedale da 450 posti e gli esperti prevedono il periodo di picco per la Florida tra fine aprile e inizio maggio.   Il governo federale è intervenuto con aiuti economici in maniera abbastanza tempestiva e con una manovra economica di una dimensione mai vista prima; già questa settimana i primi americani hanno ricevuto sul proprio conto corrente un sussidio destinato a certe fasce di reddito e certe aziende pare lo riceveranno a breve. Questi aiuti saranno fondamentali per permettere alle aziende di ripartire, limitare l’emorragia della disoccupazione e rimettere in moto la macchina economica.                                                                                                      Si ripartirà sicuramente in un modo diverso da prima e cambieranno anche le prospettive con cui si valuteranno tanti aspetti delle attività produttive. Penso che sia scontato affermare che il processo verso la digitalizzazione, già ampiamente avviato in questo mercato, sarà ulteriormente accelerato, il fenomeno già presente del lavorare in remoto (smart working) prenderà più piede grazie a questo tentativo obbligatorio e ci saranno dei cambiamenti anche nel modo di relazionarsi. La filiera e la catena di distribuzione si accorceranno per cercare di avere un contatto, reale o digitale, più veloce e diretto con il consumatore finale.

QUALI I RIFLESSI PER LE IMPRESE ITALIANE ALL’ESTERO?

Per le imprese italiane all’estero questo scenario deve essere preso come una opportunità. Credo fortemente che i manager e gli imprenditori italiani che sono andati all’estero in questo momento si trovino in posizione vantaggiosa. La cultura americana è basata sulla continuità, la stabilità su regole e procedure ben precise. Un’azienda americana in questo momento si trova in una situazione difficile perché certe certezze sono saltate. Un imprenditore italiano si è già dovuto re-inventare una volta, affrontando un nuovo mercato e in questo momento è solo questione di riadattarsi; per natura e cultura noi italiano siamo molto più bravi a muoverci negli imprevisti e nel caos che nelle certezze e nelle strutture ben definite.                                                                                                            Più penso alla situazione attuale e più vedo opportunità per il futuro, questa fermata forzata è un’occasione per le aziende per riorganizzarsi e ripartire, adattandosi alla nuova realtà, ai nuovi mercati. Questi due mesi hanno rafforzato l’unità nazionale e credo riscoperto un po` di orgoglio italiano. L’Italia rimane un punto di riferimento nel mondo in molti settori e non solo quelli più    conosciuti dell’enogastronomia e della moda, ma in tanti altri, dalla ricerca scientifica all’industria aerospaziale e navale. Le eccellenze italiane esportate sui mercati esteri saranno un traino importante per il rilancio dell’economia.                                                                                                             Il Sistema Italia dovrà ripartire anche e soprattutto da una forte promozione sui mercati esteri. Migliaia di aziende avranno bisogno di un sostegno organizzato sulle aree geografiche chiave per il nostro export. Un asset importante che l’Italia ha la fortuna di avere sono le Camere di Commercio all’Estero, associazioni di imprenditori presenti in 56 paesi. È una rete formata da 20.000 aziende associate, formate da imprenditori e manager radicati nelle realtà internazionali. È un patrimonio strategico per il nostro Paese, perché fornisce una rete di contatti importantissima per chi si trova ad affrontare per la prima volta un nuovo mercato. È una rete che conta anche su 400 professionisti dell’internazionalizzazione che lavorano nelle diverse sedi.                                                                 Questa rete rischia di uscire fortemente indebolita da questa crisi perché le Camere di Commercio all’Estero sono soggetti no profit di diritto privato estero che si autofinanziano in particolare attraverso eventi commerciali, fiere, seminari, servizi di assistenza mirati. Sono tutte attività ferme. Le Camere stanno subendo danni gravissimi, senza aiuti esterni solo quelle con una struttura più solida sopravvivranno e se fra tre mesi ci sarà bisogno del loro supporto, difficilmente si potrà ricostruire in certe zone ciò che andrà perso a livello di struttura e di risorse professionali specializzate sull’internazionalizzazione. Penso che la realtà delle Camere di Commercio Italiane all’estero debba essere considerata nei progetti di sostegno all’internazionalizzazione perché sono lo sbocco ideale su nuovi mercati per le piccole e medie imprese italiane. Infine credo sia anche importante analizzare gli effetti a livello umano di quanto successo fino adesso. Allontanandoci e isolandoci ci siamo avvicinati. Abbiamo riscoperto certi valori e certe priorità, torneremo a lavorare e a relazionarci probabilmente con una visione diversa e prospettive diverse.

 

 

 

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