EPISODI DI VANDALISMO NEL PARCO VAL GRANDE

EPISODI DI VANDALISMO NEL PARCO VAL GRANDE

Muovi atti vandalici nel Parco Nazionale Val Grande. Ignoti hanno danneggiato una finestra del rifugio non gestito del Pian Vadà  lungo il percorso di ascesa al Monte Zeda,  dove sono presenti il cosiddetto “rifugio non gestito” aperto solo su richiesta e un piccolo bivacco invernale sempre aperto. Per accedere al primo è obbligatoria la prenotazione da inoltrare all’Ente parco. Già in passato la struttura – inaugurata nel 2009 – era stata oggetto di vandalismo alla porta di ingresso, ma se allora si poteva ipotizzare che fossero escursionisti di passaggio sorpresi dal maltempo o dal buio della notte, ora che è disponibile a fianco del rifugio il ricovero d’emergenza sempre aperto, questa scusante non può più essere addotta. Le strutture del Parco Nazionale Val Grande purtroppo da anni sono periodicamente soggette a danneggiamenti, frutto di veri e propri vandalismi o comportamenti superficiali. Ad esempio, sovente capita che qualche escursionista dimentichi di chiudere la porta di un bivacco permettendo a pecore, capre o animali selvatici di entrarvi, rendendo la struttura inospitale e obbligando l’ente parco a costosi lavori di pulizia. È capitato all’Alpe In La Piana e più recentemente all’alpe Ragozzale i cui lavori di pulizia sono stati appaltati e inizieranno a breve. Altre volte, invece, è capitato che staccionate e altri manufatti in legno siano stati distrutti e usati come combustile. Inoltre, chi usufruisce di un bivacco trovandolo pulito e con legna pronta all’uso, sovente lo lascia sporco abbandonandovi i rifiuti (bottiglie di vetro principalmente) e dopo aver consumato tutta la legna non si preoccupa di ripristinare la scorta lasciandola pronta e all’asciutto per chi arriverà dopo. Anche i cartelli segnaletici e pannelli turistici spesso sono deturpati da scritte o da sfregi che impongono la sostituzione.  La scorsa estate è stato reso inutilizzabile un contapersone  inuno degli accessi al parco, strumento utilissimo per monitorare le presenze nell’area protetta.  Sono comportamenti – dichiara il presidente del Parco Massimo Bocci – che manifestano uno scarso amore per la montagna e mancanza di rispetto per il bene pubblico, con il conseguente spreco di risorse umane e finanziare necessarie per il ripristino di quanto danneggiato.

Nella foto il rifugio del Pian Vadà.

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