GRANDE ENTUSIASMO PER LA RIAPERTURA DEL MAGGIORE NEL NOME DI LUCA ZINGARETTI

GRANDE ENTUSIASMO PER LA RIAPERTURA DEL MAGGIORE NEL NOME DI LUCA ZINGARETTI

Alla generale soddisfazione che si registra per la riapertura del Centro eventi Il Maggiore con il valore aggiunto della scenografia esterna affacciata sul Lago Maggiore e con un cartellone ricco di eventi e nomi di spicco, si aggiunge  l’entusiasmo per lo spettacolo inaugurale del 4 luglio con il quale arriverà a Verbania Luca Zingaretti. Sarà senz’altro una serata sold-out sia per l’ arrivo del «commissario Montalbano», sia perché sarà il primo evento dal vivo dal mese di febbraio dopo il lungo periodo di chiusura del lockdown.  Per l’avvio della stagione “Ripartiamo insieme”, Zingaretti porta in scena “La Sirena” dal racconto Lighea di Giuseppe Tomasi di Lampedusa  con l’accompagnamento di musiche composte da Germano Mazzocchetti in una produzione Zocotoco Srl.  Dello spettacolo Zingaretti non è solo interprete,  ma anche curatore della regia e dell’adattamento drammaturgico dello spettacolo, che trova spazio, in un percorso tra la carnalità del Presente e la spiritualità dell’Antichità, la ricchezza della poesia della terra siciliana su cui sembra palpitare quella melensa e liquorosa stasi del vivere che connota gran parte dei paesaggi e degli uomini.

Biglietti in vendita da lunedì 22 giugno online sul sito ufficiale de Il Maggiore, presso la biglietteria del Teatro la sera dello spettacolo dalle ore 18, presso l’Ufficio Relazioni con il Pubblico della sede municipale di piazza Garibaldi 15 a Pallanza dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30.  Info sul sito www.ilmaggioreverbania.it

Nel tardo autunno del 1938 due uomini si incontrano in una Torino a entrambi estranea. Paolo Corbèra è nato a Palermo, giovane laureato in Giurisprudenza, lavora come redattore de “La Stampa”. Rosario La Ciura è nato ad Aci Castello, ha settantacinque anni, ed oltre ad essere senatore, è il più illustre ellenista del tempo, autore di una stimata opera di alta erudizione e di viva poesia. Il primo risiede in un modesto alloggio di via Peyron e, deluso da avventure amorose di poco valore, si trova «in piena crisi di misantropia». Il secondo vive in «un vecchio palazzo malandato» di via Bertola ed è «infagottato in un cappotto vecchio con colletto di un astrakan spelacchiato», legge senza tregua riviste straniere, fuma sigari toscani e sputa spesso. I due sconosciuti si incontrano in un caffé di via Po («una specie di Ade» o «un adattissimo Limbo») e, a poco a poco, entrano in una garbata e cordiale confidenza. Tra riflessioni erudite, dialoghi sagaci, battute cinicamente ironiche, i due trascorrono il tempo conversando di letteratura, di antichità, di vecchie e nuove abitudini di vita. In un immaginario viaggio, geografico e temporale tra il Nord e il Sud, emerge un mondo costruito sulla passione e l’estasi. Nonostante Giuseppe Tomasi di Lampedusa sia noto soprattutto per Il Gattopardo, se si osserva la pur modesta opera letteraria dell’autore, non si può far a meno di annoverare tra i suoi capolavori anche quel piccolo gioiello che è Lighea (da cui è tratto lo spettacolo proposto). Pubblicato postumo nel 1961 per i tipi di Feltrinelli, questo racconto affascina sotto innumerevoli aspetti. Colpiscono le raffinate scelte semantiche che spaziano dall’italiano forbito al dialetto popolano, la precisa e attenta costruzione della sintassi, le scrupolose descrizioni di luoghi, personaggi, eventi, ma soprattutto sensazioni. Dalle pagine del racconto ambientato nella fredda Torino emerge con vigore la calda Sicilia: l’odore della salsedine, il sapore dei ricci di mare, il profumo di rosmarino sui Nèbrodi, il gusto del miele di Melilli, le raffiche di profumo degli agrumeti, «l’incanto di Castellammare, quando le stelle si specchiano nel mare che dorme e lo spirito di chi è coricato riverso fra i lentischi si perde nel vortice del cielo mentre il corpo, teso e all’erta, teme l’avvicinarsi dei demoni».

 

 

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