IL CHACO IERI E OGGI NELLA MOSTRA IN MEMORIA DI GUIDO BOGGIANI AL MUSEO DEL PAESAGGIO

IL CHACO IERI E OGGI NELLA MOSTRA IN MEMORIA DI GUIDO BOGGIANI AL MUSEO DEL PAESAGGIO

Apre al pubblico sabato 12 novembre alle ore 11 la mostra fotografica “IL CHACO IERI E OGGI. Sulle orme di Guido Boggiani” a cura di Gherardo La Francesca e Luca Rugiu. L’esposizione, organizzata dal Museo del Paesaggio di Verbania in collaborazione con Museo Verde  e con il sostegno di: Ministero della Cultura, Città di Verbania, Fondazione Cariplo, Fondazione CRT, sarà aperta fino al 15 gennaio il sabato e la domenica dalle 10 alle 17 (orario continuato) nella sede storica del museo a Palazzo Viani Dugnani in  via Ruga 44. Per gruppi e scuole apertura su prenotazione anche in settimana scrivendo a prenotazioni@museodelpaesaggio.itPrezzi biglietto: intero 5€ – ridotto 3€. Contatti:  mail segreteria@museodelpaesaggio.it, telefono 0323 557116, www.museodelpaesaggio.it, FB – Instagram

La mostra costituisce il primo evento del più ampio progetto, organizzato dal Museo del Paesaggio per ricordare e approfondire la straordinaria figura di Guido Boggiani, che sfocerà in una grande mostra nell’estate 2023. Questo primo tributo esplora la passione di Boggiani per la fotografia e le popolazioni del Gran Chaco. I curatori, Gherardo la Francesca e Luca Rugiu, avvicinano le foto storiche (ritratti e paesaggi) scattate da Guido Boggiani nel XIX secolo ad alcuni scatti moderni realizzati durante i loro recenti viaggi in Gran Chaco per le attività del loro Museo Verde. Ogni fotografia sarà commentata attraverso le frasi che Boggiani ha lasciato nei suoi diari e nelle sue opere “I Chamacoco” e “I Caduveo”, ancora oggi molto attuali.

LA MOSTRA: LE PAROLE DEI CURATORI       La Mostra “Il Chaco ieri ed oggi” costituisce una tappa di un percorso iniziato sette anni fa dall’ Associazione “Museo Verde” nell’ estremo nord del territorio del Paraguay al confine con Brasile e Bolivia, ove vive ancora, fortemente attaccata alle antiche tradizioni, una piccola Comunità di indigeni Yshir una delle 25 etnie originarie del territorio del Gran Chaco.

Il Gran Chaco può essere definito una seconda Amazzonia. Si tratta di una immensa pianura, estesa per un milione e 300.000 chilometri quadrati, una superficie equivalente a 4 volte quella dell’ Italia, che va dai contraffatti delle Ande boliviane alle aree semipaludose del Pantanal brasiliano, passando per le zone semi aride del nord dell’ Argentina e la parte del Paraguay situata sulla riva sinistra dell’ omonimo grande fiume. Un serbatoio di biodiversità, straordinario e sconosciuta, di tipo vegetale e animale: 3400 specie botaniche , 500 specie di uccelli, 120 di rettili, 100 di anfibi e 150 di mammiferi, ed anche di culture, credenze, capacità artigianali.

L’ associazione Museo verde ha iniziato la sua attività per la conservazione e la valorizzazione delle straordinarie risorse umane e naturali di questa regione in Paraguay, estendendosi gradualmente agli altri 3 Paesi i cui territori sono parte di questa regione.

In questo contesto si colloca la  mostra che verrà inaugurata il 12 novembre che comprende foto del Chaco scattate più di un secolo fa ed immagini contemporanee e che, sembra importante notarlo,  non è stata programmata a tavolino.

Gherardo La Francesca e Luca Rugiu non hanno effettuato vari viaggi nel Chaco alla ricerca di immagini che ricordassero le foto scattate 120 anni prima da Guido Boggiani, artista, viaggiatore ed etnologo nativo di Omega, località situata a poche decine di chilometri da Verbania, vissuto nella seconda metà del secolo XIX. 

Hanno semplicemente ripreso paesaggi, volti ed oggetti che attiravano la loro attenzione, con l’intento di catturare il significato e il fascino di un ambiente unico e delle popolazioni indigene che vi abitano. Solo più tardi si sono accorti, con sorpresa, delle incredibili somiglianze esistenti tra le loro fotografie a colori e quelle in bianco e nero che documentano la straordinaria avventura di Boggiani. E’ stato facile ed entusiasmante accostare 21 immagini del Chaco di fine ‘800 ad altrettante immagini del Chaco di oggi e lasciare il compito di commentare entrambe allo stesso Guido Boggiani, utilizzando brani dei suoi scritti, ancora incredibilmente attuali. E’ stato inevitabile trarre una semplice conclusione: pur essendo seriamente minacciata da deforestazione e globalizzazione, la magia del Chaco sopravvive.

Dobbiamo difenderla, aiutare gli abitanti indigeni a non perdere la loro identità, innanzitutto perché la bellezza va difesa, ma anche perché distruggerla non sarebbe solo criminale. Sarebbe stupido.

Il Patto per il Gran Chaco promosso dal Museo Verde, lanciato in occasione della COP 26, la Conferenza Internazionale sulle mutazioni climatiche del 2021, sostiene e dimostra che esistono alternative economicamente sostenibili alla deforestazione. Esiste un modello di sviluppo in grado di mettere a frutto le straordinarie risorse contenute in questa regione, senza distruggerle. Crescita economica e valorizzazione delle risorse naturali e delle culture indigene non sono in contraddizione. Al contrario, si pongono in un rapporto di sinergia.

Salvare il Chaco di Boggiani è possibile e risponde anche ad una logica di corretto utilizzo di risorse economiche.

Questo è il messaggio che il Museo Verde vuole lanciare con questa mostra che, non a caso, espone anche prodotti di alta gamma e di grande valore dell’ Alta Moda e del design italiano, realizzati grazie ad elementi provenienti da questa regione. 

MUSEO VERDE      Il Museo Verde è nato con la finalità di conservare la memoria e le tradizioni dei popoli indigeni che dimorano nel Gran Chaco. Questa vasta regione è depositaria di un patrimonio ricco e differenziato di risorse culturali: tessuti, sculture, dipinti, ceramiche, murales, tradizioni gastronomiche.  Obiettivo 1 Creare luoghi della memoria ancestrale dove gli indigeni possano conservare i loro artefatti e i visitatori ammirarli.    Obiettivo 2 Valorizzare un complesso di beni materiali e immateriali tipici del Gran Chaco.    Obiettivo 3 Creare alternative utili a trattenere i giovani dall’abbandonare i luoghi e le pratiche della loro identità.    Obiettivo 4 Promuovere, a tal fine, progetti pilota utili per piccole attività artigianali e artistiche sostenibili, produttori di reddito per le popolazioni originarie.

GUIDO BOGGIANI      Nato ad Omegna nel 1861 da una famiglia novarese di proprietari terrieri, dove possiede una villa, conosce Filippo Carcano, caposcuola del paesaggio naturalistico lombardo, diventandone allievo. Affermatosi giovanissimo ritraendo paesaggi del Lago Maggiore o di località vicine, conosce a Roma Gabriele D’Annunzio, il quale lo introduce nella bella società romana e nei circoli artistico-letterari dei giovani talenti. A 26 anni Guido Boggiani modifica radicalmente la propria esistenza: rinuncia ad un sicuro successo d’artista e si imbarca per il Sud America alla scoperta della tribù dei Caduvèi, spostando i suoi interessi artistici nel campo etnografico. Oltre a realizzare dipinti, durante questo viaggio egli produce una serie di schizzi a matita e china, alcuni ritratti, sugli usi, costumi, attività degli indigeni, e scrive il testo della sua opera principale: Viaggi di un artista nell’America Meridionale: i Caduvèi. In una seconda spedizione realizzerà anche ritratti fotografici di Indios. Nel 1901 Boggiani parte per il Chaco settentrionale, alla ricerca di una tribù sconosciuta. Ha appena compiuto 40 anni e da quel viaggio non farà più ritorno.

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