IL DECALOGO DELLA MONTAGNA CHE CAMBIA

IL DECALOGO DELLA MONTAGNA CHE CAMBIA

Il presidente Arturo Lincio e il dirigente  del Settore IV, Luigi Formoso, della Provincia del Vco hanno preso parte a Trento alla quarta edizione del Convegno Arco Alpino. Nell’occasione sono state compiute analisi sulle possibilità di un welfare idoneo ad arrestare lo spopolamento ed è stato elaborato il “Decalogo della Montagna che cambia” da porre all’attenzione di tutte le amministrazioni locali e di quanti vogliono conoscere ed essere vicini ai problemi di chi vive in montagna. Eccone alcuni punti:

  1. Andrebbe pensata una costruzione collettiva di possibili futuri della montagna. L’immaginario che tende a contrapporre montagna e realtà urbana va messo in discussione/relazione. Esiste una tensione tra un urbano che idealizza la montagna e i territori montani che hanno una visione legata al loro fare (telling vs doing);
  2. Andrebbe immaginata una governance caratterizzata da forme ibride di collaborazione tra pubblico e privato volta alla partecipazione delle comunità. Una ‘governance anticipatrice’, in grado di leggere i cambiamenti in atto e porre soluzioni di lungo respiro (sguardo grandangolare);
  3. Andrebbe fatto emergere il tema del conflitto e andrebbero incanalate le tensioni in una dimensione costruttiva; il conflitto va visto come occasione e opportunità creativa; Governare la tensione tra le spinte verso un’urbanizzazione, che porta servizi agli abitanti della montagna, ma tende a togliere i caratteri che tradizionalmente le vengono attribuiti;
  4. Creare una rete di professionisti che, in maniera interdisciplinare, si occupi di welfare di montagna (HUB interdisciplinare montana);
  5. Andrebbero proposte attività volte a rendere le comunità protagoniste della definizione dei proprio bisogni presenti e futuri;
  6. Costruire progetti che non dipendano da finanziamenti a breve termine ma che siano in grado di immaginare la loro sostenibilità economica: questo per garantire continuità sul territorio;
  7. Fare innovazione vuol dire lavorare tra le pieghe delle normative: il legislatore o la legislatrice dovrebbe lasciare spazio, o per lo meno non occupare tutti gli spazi; Il paesaggio deve essere inteso come qualcosa di dinamico (fisico e umano) da gestire e da non considerare come impedimento allo sviluppo;
  8. le esperienze ci dimostrano che un certo tipo di turismo – se governato – può essere il motore per una rivitalizzazione dei territori (anche periferici).

Nella foto Arturo Lincio

 

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