IL MUSEO DEL PAESAGGIO RICORDA TOMINETTI

IL MUSEO DEL PAESAGGIO RICORDA TOMINETTI

ACHILLE TOMINETTI E I GIGANTI DELLA MONTAGNA è lo spettacolo che il Museo del Paesaggio propone nell’ambito delle iniziative ESTATE IN MUSEO  venerdì 8 settembre alle ore 21 nel cortile della sede di Palazzo Viani Dugnani in via Ruga.  Lo spettacolo è allestito nel centenario della morte di Tominetti,  è a cura di Chiara Gatti e Michele Tavola (storici e critici dell’arte, giornalisti del quotidiano “La Repubblica”) con la partecipazione straordinaria dei Sulutumana, grande ritorno sul palcoscenico verbanese dopo la serata di  successo organizzata nel settembre 2016 sulla figura di Paolo Troubetzkoy.  L’ingresso è libero e fino all’inizio dello spettacolo sarà  possibile visitare la mostra “I volti e il cuore” e la Gipsoteca Troubetzkoy. In caso di pioggia l’evento verrà  spostato presso l’aula magna della Scuola di Polizia Penitenziaria in piazza Giovanni XXIII, 21.

La serata di storytelling prevede un alternarsi di momenti sonori, video, letterari che nel complesso restituiscono l’epoca in cui il maestro visse e operò. Nel caso di Tominetti, celebre per le sue immagini dedicate al grande tema del paesaggio, lacustre e montano, si prevede un racconto focalizzato sull’iconografia delle Alpi che affascinò profondamente i pittori della sua epoca. Sullo sfondo dell’Ottocento borghese, molti artisti arrivarono infatti in trasferta nelle terre di Tominetti, attratti dal fascino della montagna incantata. Carlo Fornara, per esempio, fu fra i primi a guidare questa cordata di signori delle nevi. Ma i veri giganti della montagna furono Pellizza da Volpedo, Giovanni Segantini e Vittore Grubicy de Dragon, interpreti potenti del ritratto contadino, della vita campestre, dei silenzi delle alture. Anche Longoni e Morbelli restituirono nei loro colori autunnali  la fotografia di una società rurale segnata dai ritmi lenti della valle. Tutti affascinati dall’idea di indagare sentimenti genuini e assaporare l’aria buona di una vita en plein air, questi maestri si muovevano fra l’Engadina e la Val Vigezzo, fra il Limidario e gli alpeggi nascosti da macchie di querce e castagni. Un ritorno alle cime tempestose narrato da immagini, suoni e brani tratti dai libri che catturarono, fra le pieghe di un sentimento romantico, il richiamo della foresta, antidoto alle inquietudini moderne del Novecento in arrivo.

ACHILLE TOMINETTI
Achille Tominetti nasce nel 1848 a Milano da genitori lattivendoli originari di Miazzina, un piccolo paese posto sulle alture del Lago Maggiore. Studia all’Accademia di Brera, dove nel 1866 si iscrive alla Scuola del Paesaggio, sotto la guida di Luigi Riccardi; durante il triennio instaura un legame artistico e amichevole con il pittore Eugenio Gignous. Nel 1872 torna con la famiglia a Miazzina continuando però a dipingere quadri di paesaggio, che invia con una certa regolarità alle Esposizioni di Milano, Torino, Genova e che si collocano nel filone del naturalismo lombardo. Chiamato dalla famiglia Troubetzkoy presso la loro villa di Ghiffa a impartire lezioni di pittura al figlio Pietro, Tominetti amplia i propri contatti con la committenza aristocratica e alto-borghese. Inoltre stringe un fecondo sodalizio artistico con Vittore Grubicy De Dragon, i cui stimoli conducono l’artista, negli anni ’90, verso un divisionismo crepuscolare non alieno da suggestioni simboliche. Nel 1917 il pittore muore nella sua casa di Miazzina.

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