INNO NAZIONALE E RISATE: NASCE UN CASO

Nasce un caso attorno a quanto accaduto al palasport di Verbania ieri sera durante la partita della Paffoni, quando la cantante si è lasciata andare ad una risata dopo la prima strofa dell’inno nazionale e poi non lo  ha terminato.  L’accaduto ha provocato reazioni sdegnate e tra esse riprendiamo testualmente quanto scrive Piero Pratesi su Sport Vco.Com:  Quello che è successo sabato sera al palasport di via Brigata Cesare Battisti a Intra mi ha lasciato in un primo tempo basito e successivamente da Italiano con un bis nonno e un nonno che hanno combattuto la prima e la seconda guerra Mondiale nei Bersaglieri e nei Granatieri di Sardegna ( il bis nonno Carlo Alberto ha ricevuto anche 5 medaglie di bronzo al valore militare e due croci al merito di guerra) mi hanno fatto salire notevolemente la pressione sanguigna. Sia chiaro non voglio discutere l’esecuzione a cappella (senza base musicale n.d.r.) da parte della “cantante” Cristina Meschia dell’Inno nazionale italiano, scelta che personalmente non avrei fatto, ma bensì la risata che all’esecutrice dell’inno stesso è scappata al termine della prima strofa quando qualcuno aveva timidamente tentato di sopperire alla mancanza di musica con un battito di mani ritmato a tempo. Come se non bastasse la stessa cantante, forse in preda ad un raptus di riso ma non so poi il perché di tale riso, ha troncato la propria esecuzione dell’inno, e da un lato verrebbe da dire meglio così, proprio al termine della prima strofa. Una stonatura o un’errore di esecuzione non avrebbe creato in me, e ritengo anche in molti dei presenti, una reazione di sdegno come quella che ho avuto. Mettersi a ridere sull’Inno nazionale mi sembra una grave mancanza di rispetto per tutte quelle persone che sono arrivate a donare fino alla propria vita per la nostra nazione e che nell’inno, in questo caso simbolo dell’Italia, credevano fermamente. Personalmente la risata l’ho sentita indirizzata anche nei riguardi dei miei avi che ho citato prima, (le medaglie e le croci sono qui che mi guardano mentre scrivo) e nei riguardi di tutte quelle persone che hanno fatto e dato tanto per l’Italia. In questo momento di allontanamento dalla politica e soprattutto dalle istituzioni ritengo che credere quantomeno nella propria nazione per quello che l’Italia ha fatto nella storia e per tutte quelle persone che hanno contribuito a costruirla sia un diritto-dovere di ogni italiano. Magari prima di cantare l’Inno nazionale italiano, chiunque lo faccia, pensi bene ad ogni parola contenuta in esso senza magari pronunciarle a vanvera come si biascica una preghiera o una poesia a memoria. Una provocazione, quanti ora come ora sarebbero pronti alla morte come recita il testo scritto da Mameli per la propria nazione? Beh ritengo che siano in pochi se non nessuno. Mi auguro che la società Fulgor Basket Omegna, sempre attenta a queste tematiche oltre a quelle sociali, prenda una posizione chiara a riguardo perchè uno scempio del genere, e non trovo altro modo per definirlo, non può passare inosservato e mi viene da dire anche “impunito”.

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