Foce del Toce a Fondotoce e foce del torrente San Giovanni a Intra sono i punti critici per l’inquinamento delle acque del Lago Maggiore rilevati a Verbania dai campionamenti della Goletta dei Laghi di Legambiente. Altri luoghi inquinati del Verbano risultano sul lungolago Marconi a Stresa, sul torrente Vevera ad Arona e sul fosso Arlasca tra Arona e Dormelletto. Sui due laghi piemontesi Maggiore e d’Orta non si riscontrano grossi cambiamenti nel corso degli anni – commenta Silvia Scarafoni della Goletta dei Laghi di Legambiente -. Questa linearità non ci conforta poichè è indice di una cronicità in senso negativo probabilmente dovuta a problemi di depurazione.
Ancora nel 2024, il torrente San Giovanni soffre di un inquinamento di cause diverse e complesse. Non è ancora chiaro se in alcune zone delle valli adiacenti vi siano scarichi fognari non depurati o mal depurati che finiscono nel torrente. Questo comporterebbe l’introduzione di batteri, nitrati, fosfati e altre sostanze nocive per l’ecosistema. Non si esclude neppure l’abbandono di rifiuti solidi lungo le rive o direttamente nel corso d’acqua.
Per tutelare il lungolago di Intra e la futura promenade, è urgente installare una rete di sensori lungo il torrente per monitorare in tempo reale parametri come la temperatura, il pH e la conducibilità dell’acqua.
Il monitoraggio è fondamentale per identificare le fonti di inquinamento: scarichi fognari, inquinamento agricolo, uso di pesticidi e fertilizzanti, o sfruttamento idrico. Purtroppo, il problema è noto da anni, ma interventi concreti mancano.
Un progetto “citizen science” potrebbe coinvolgere i cittadini nella raccolta di dati sulla qualità delle acque, come il progetto “Occhio Blu” di Legambiente.
Un progetto “San Giovanni” potrebbe avere come obiettivo il monitoraggio dell’inquinamento e la sua tutela, con la partecipazione attiva dei cittadini.
Ecco alcune attività minime che si potrebbero organizzare:
Formazione: i cittadini saranno istruiti su come prelevare correttamente i campioni di acqua e su come effettuare semplici analisi chimiche e fisiche.
Raccolta dati: i volontari preleveranno campioni da diverse punti lungo il torrente e registreranno i dati su una piattaforma online.
Validazione dati: i dati raccolti saranno validati da esperti.
Analisi e comunicazione: i dati validati saranno analizzati per identificare trend e zone più colpite dall’inquinamento. I risultati saranno comunicati a cittadini, autorità e pubblico.
I vantaggi di un simile progetto sarebbero molteplici:
Aumento della consapevolezza sull’importanza della tutela delle acque e sui problemi di inquinamento del torrente.
Raccolta dati più ampia grazie al coinvolgimento dei cittadini.
Empowerment dei cittadini: i cittadini saranno parte attiva nella tutela del loro ambiente.
Collaborazione tra cittadini e istituzioni per la gestione e tutela del torrente.
Il progetto potrebbe partire da Legambiente con la partecipazione di tutti i comuni interessati. Un ruolo fondamentale potrebbe essere svolto dall’Ordine dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni o Giovanniti, molto legati al torrente.
Anche un’attività semplice come la misura del pH dell’acqua può essere utile. Un valore di pH troppo basso o troppo alto può indicare la presenza di inquinanti. I cittadini volontari potrebbero misurare il pH utilizzando un semplice kit e registrare i risultati per individuare i tratti inquinati del torrente.
Buon giorno
Trovo il progetto molto interessante
Mi piacerebbe partecipare. Come volontario
Un progetto di monitoraggio volontario dei torrenti è importante ma non è risolutivo e presenta criticità in quanto privo di validità ufficiale per mancanza di competenze certificate, può comunque risultare utile se condotto in collaborazione con l’ARPA Piemonte.
I vantaggi riguardano la riduzione del campo di indagine di ARPA sulla lunghezza del torrente San Giovanni grazie ai dati raccolti dal monitoraggio volontario. I questo modo ARPA può concentrare le proprie analisi su aree specifiche del torrente, ottimizzando tempo e risorse.
Il monitoraggio volontario, seppur non ufficiale, può fornire indicazioni utili per individuare le sorgenti di inquinamento, facilitando il lavoro di indagine dell’ARPA.
Chiaramente si tratta di un’esplorazione preliminare senza alcun valore giuridico in quanto non c’è competenza ai sensi di legge e manca di ufficialità: i dati raccolti da volontari non hanno valore ufficiale ai fini legali o normativi.
Anche un progetto di monitoraggio volontario come questo, condotto senza competenze ed ufficialità, necessità comunque di capacità specifiche nella raccolta dei campioni per garantire la qualità dei dati.
Perché sia indicativo per le successive verifiche ufficiali condotte da ARPA, il monitoraggio volontario deve essere condotto su punti strategici definiti dalla stessa agenzia per massimizzare la sua utilità.
Ragion per cui un progetto di questo tipo a base volontaria perché serva deve essere definito in collaborazione con ARPA: È fondamentale la collaborazione con l’ARPA per la definizione della metodologia, la selezione dei punti di campionamento e l’analisi dei dati.
ARPA è indispensabile soprattutto per la formazione dei volontari che partecipano al monitoraggio che devono ricevere una formazione adeguata per garantire la corretta raccolta dei campioni.
Un progetto di monitoraggio volontario dei torrenti, se ben strutturato e condotto in stretta collaborazione con l’ARPA, può rappresentare un valido strumento per supportare le attività di indagine e tutela dell’ambiente. Tuttavia, bisogna essere consapevoli dei limiti di un monitoraggio non ufficiale e riuscire puntare all’identificazione delle fonti di inquinamento, piuttosto che alla mera valutazione della qualità dell’acqua.
Il torrente presenta tratti non praticabili ed irraggiungibili. Proprio in questi tratti ci potrebbero essere le potenziali fonti di inquinamento. Oggi abbiamo uno strumento eccezionale per verificare i tratti ed addirittura prelevare campioni d’acqua: il drone.
Proprio il drone potrebbe essere il protagonista di questo monitoraggio.
Con il drone si possono sorvolare zone scoscese e impraticabili ottenendo immagini e dati ad alta risoluzione anche in condizioni climatiche avverse.
Il drone può coprire vaste aree in poco tempo, acquisendo dati in modo più rapido e efficiente rispetto alle squadre di terra eliminando la necessità di inviare personale volontario in zone pericolose, riducendo notevolmente i rischi per la sicurezza.
Inoltre i droni possono essere utilizzati per monitorare i torrenti con maggiore frequenza rispetto ai metodi tradizionali, permettendo di identificare tempestivamente eventuali cambiamenti o problemi.
Risulta inquinato per tutto il suo corso? spero di no. Oltretutto, questo inquinamento diventa pericoloso per chi fa un bagno nelle acque del torrente (a occhio nudo sono acque meravigliose)? E’ davvero così complicato prendere dei campioni e stringere il campo fino a trovare il luogo o i luoghi inquinanti? Non ci posso credere…