Domenica scorsa si è svolta a Bureglio la festa di San Giuliano compatrono della chiesa tanto cara ai Buregliesi. Un tempo la festa di San Giuliano era molto sentita e partecipata poiché dava modo alle famiglie di salutare i propri congiunti che partivano per la Svizzera e la Francia per lavorare. Gli uomini erano per la maggior parte muratori, artigiani e scalpellini che erano tornati in paese per le feste natalizie e che appunto verso il 9 di gennaio (San Giuliano) ripartivano per i lontani luoghi di lavoro. Sul calendario troviamo tanti giorni dedicati a San Giuliano, più di quaranta! San Giuliano che viene festeggiato è il fratello di San Giulio, due religiosi che insieme partirono dalla Grecia nel ‘400 e vennero in Italia per battezzare i fedeli e rafforzare la fede cristiana. Proprio loro (secondo la leggenda) “costruirono cento chiese con un solo martello….”, si stabilirono nelle vicinanze del Lago d’Orta dopo aver evangelizzato le terre attorno al Lago Maggiore. Nella chiesa di Bureglio posta al centro del piccolo borgo è custodito un quadro del 1877 del pittore buregliese Enrico Francioli che ritrae San Giuliano con l’abito talare e sullo sfondo il lago. Proprio sul sagrato della chiesa un buon gruppo di abitanti di Bureglio si sono ritrovati
insieme al sindaco Giacomo Archetti e al parroco don Massimo Minazzi per pregare e ricordare il lavoro e le fatiche degli uomini. Il Gruppo Frazione Bureglio che da sempre rinnova queste tradizioni legate al paese, ha allestito una piccola mostra di attrezzi che usavano i muratori una volta che è stata molto apprezzata perché ha dato modo di ricordare i nomi in dialetto degli utensili. Ancora oggi , per fortuna, ci sono giovani che svolgono questo lavoro pesante e faticoso residenti in paese. Il Gruppo ha poi preparato un piccolo incanto di prodotti locali tipici dove non potevano mancare lo zafferano di Bureglio, la tipica “Lùgàniga in su la scees”, i famosi Salamitt” legati anch’essi al periodo invernale, quando si macellava il maiale e si mettevano i salamini ad asciugare sulla siepe di alloro. Questo rito aveva un significato di abbondanza e di opulenza e di buon auspicio per le attività legate all’agricoltura e all’allevamento della campagna. Don Massimo nella benedizione ha ricordato anche Laura Spadacini membro attivo del Gruppo e moglie del capogruppo Emilio Poletti, recentemente scomparsa a soli cinquantanni per malattia. A mezzogiorno c’è stata la distribuzione di Polenta e Lùgàniga. Il ricavato delle offerte sarà destinato ai bisogni della chiesa di Bureglio. Grazie al Gruppo Frazione Bureglio che mantiene vive queste tradizioni si ritrovano motivi per il ricordo e la memoria di storie antiche legate alle persone del paese e alla sua piccola storia.
Maria Augusta Iovenitti


