LA SHOAH DEI DISABILI, DOVE TUTTO E’ COMINCIATO

Abbiamo riferito nei giorni scorsi sulle iniziative indette anche a livello locale in occasione della Giornata della Memoria.  Un lettore ci ha girato l’articolo che segue e che pubblichiamo perchè ci sembra un utile contributo di riflessione su un aspetto del genocidio nazista e sulla esigenza di non dimenticare. L’articolo, scritto da Ivano Abbadessa, è stato pubblicato su “West – Welfare Società Territorio”, quotidiano di informazione sulle politiche sociali in italiano e in inglese, con redazione a Roma e a Bruxelles:

Il genocidio nazista cominciò dai disabili. Una verità poco nota che anche quest’anno, in occasione del “Giorno della Memoria”, è stata per lo più taciuta. Eppure, le persone con handicap furono le prime cavie designate di tutte le tecniche di annientamento, sterilizzazione ed eutanasia. Sviluppate, poi, anche su omosessuali, zingari, oppositori politici per culminare nella Shoah del popolo ebreo. Un annientamento organizzato in dettaglio nei confronti di tutti coloro che il totalitarismo considerava “diversi”.

Le campagne di sterilizzazione, internamento e deportazione delle persone handicappate, ebbero inizio già nel 1933, nei mesi immediatamente successivi all’ascesa di Hitler. La “Legge per la prevenzione di nuove generazioni affette da malattie ereditarie” divenne una delle norme cui il nazismo s’ispirò per indirizzare la legislazione razziale ed eugenetica del regime.

Dopo un’intensa campagna di sterilizzazione, nella seconda metà del 1939, si passò all’uccisione sistematica dei ragazzi e degli adulti disabili. L’ideologia nazionalsocialista riteneva questi esseri umani imperfetti e, dunque, non degni di esistere. Il tristemente noto progetto T4, che condusse alla morte migliaia di cittadini disabili tedeschi, si interruppe, solo formalmente, nell’agosto del 1941 quando Hitler, spinto dalla pressione delle chiese e dalla risonanza pubblica delle uccisioni, dichiarava conclusa la prima fase dell’eliminazione dei portatori di handicap.

L’ideologia che ha portato allo sterminio di disabili fisici e mentali poggiava su motivazioni che all’epoca apparivano ragionevoli, scientifiche ed economicamente vantaggiose. Essa aveva alla base la convinzione che vi è un margine oltre il quale una vita non si può considerare degna di essere vissuta. Con l’ampliarsi dei fronti di guerra in Europa, lo sterminio dei disabili non risparmiò le nazioni occupate dall’esercito del Terzo Reich. Anche in Italia ci sono drammatiche testimonianze circa la deportazione nei campi di sterminio dei disabili ricoverati negli istituti psichiatrici.

I cancelli di Auschwitz si sono finalmente aperti il 27 gennaio 1945, quando le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, nel corso dell’offensiva in direzione di Berlino, entrarono nella piccola città polacca. Esso è stato l’ultimo, e come sostengono alcuni storici, il più perfetto centro di uccisione nazista. L’intera impresa di sterminio, però, era cominciata molti anni prima con l’omicidio degli esseri umani più indifesi, i pazienti disabili considerati “non degni di vita”.

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