
Il 4 febbraio alle ore 10.20, con la collaborazione dell’associazione “Progetto Memoria” di Roma e dell’IIS Cobianchi – Scuola Polo per la Formazione di Verbania, si svolgerà l’incontro-testimonianza “Noi, bambine ad Auschwitz”. Le sorelle italiane di origine ebraica Andra e Tatiana Bucci, sopravvissute all’orrore di Auschwitz-Birkenau, incontreranno on line su piattaforma Zoom gli studenti delle classi del triennio delle scuole secondarie di II grado del Vco. Proseguono così gli appuntamenti della rassegna “Frammenti di memoria”, organizzata dall’Istituto Storico della Resistenza “Piero Fornara” con la collaborazione di Città di Verbania, Museo della Resistenza “Alfredo Di Dio” di Ornavasso, Casa della Resistenza di Fondotoce, Biblioteca Civica Ceretti di Verbania, Ufficio Scolastico Provinciale di Verbania e Società Filosofica Italiana Sezione di Verbania, nell’ambito delle celebrazioni del “Giorno della Memoria”. È consigliabile, per una ottimale riuscita dell’iniziativa, che le classi aderenti abbiano letto il testo “Noi, bambine ad Auschwitz. La nostra storia di sopravvissute alla Shoah” – Mondadori Editore. L’incontro è aperto dall’assessore alla Cultura della Città di Verbania, Riccardo Brezza, e da Giuseppina Motisi, Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale del Vco ed è introdotto da Elena Mastretta, direttore scientifico dell’ISRN P. Fornara e da Federica Caniglia, ricercatrice dell’ISRN P. Fornara. Dialoga con le sorelle Bucci, la professoressa Stefania Buccioli, referente per l’Associazione “Progetto Memoria” di Roma e Direttivo della SFI Sezione Roma.
Era il 29 novembre 1944. Il treno partito da Birkenau arriva in Germania. Al Lager di Neuengamme, scendono 20 bambini, fra loro Sergio De Simone, un bambino italiano, il loro amato cuginetto. Sergio de Simone era nato a Napoli il 29 novembre 1937. Le leggi antiebraiche del 1938 e la partenza del padre Edoardo per la guerra indussero sua mamma Gisella a tornare nella casa di famiglia a Fiume. La vita sembrava scorrere tranquilla, ma la promulgazione delle leggi razziali sconvolse ogni progetto, i bambini ebrei vennero espulsi dalle scuole e agli adulti fu impedito di lavorare. Un delatore segnò la condanna di Sergio, della sua mamma, della sua nonna, delle sue cuginette Andra e Tatiana e della loro mamma Mira. L’intera famiglia venne deportata alla Risiera di San Sabba e da lì a Auschwitz il 29 marzo 1944, con il convoglio 25T. Arrivarono la notte del 4 aprile 1944 e furono scaricati sulla rampa. Con la prima selezione, nonna Rosa fu caricata su un camion e spedita al gas. Mamma Mira con le bimbe Andra e Tatiana raggiunsero Birkenau a piedi insieme a Gisella e Sergio. Sergio e le cugine la stessa notte furono separati dalle loro mamme e spediti nella baracca dei bambini. Da quell’inferno Gisella, la sorella Mira e le bimbe Andra e Tatiana incredibilmente riuscirono a tornare. Il piccolo Sergio no. L’inganno perpetrato dall’efferato medico Mengele segnò la condanna di Sergio. Mengele entrò nella baracca dei bambini di Birkenau e disse: “Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti”. Sergio de Simone fece un passo in avanti insieme ad altri diciannove bambini. Vennero trasferiti al campo di concentramento di Neuengamme, vicino ad Amburgo, orribilmente usati come cavie di laboratorio – con iniettato il virus della tubercolosi – assassinati con la morfina e impiccati nei sotterranei della scuola di Bullenhuser Damm. La testimonianza delle sorelle Bucci permette di riflettere sull’importanza della memoria nel XXI secolo, dinanzi ad una banalizzazione e degenerazione memoriale sempre più dilagante nel nostro tempo, di interrogarci sulla nostra storia, sulla condizione della natura umana. L’avvertimento di Primo Levi consegnato ai posteri, “É accaduto, quindi può accadere di nuovo […] e dappertutto” desidera mettere in guardia che il crimine compiuto dalla macchina concentrazionaria nazifascista potrebbe insidiarsi nelle società odierne con altri nomi e forme diverse. Per queste ragioni bisogna sempre vigilare sui fenomeni di intolleranza e di discriminazione razziale che annientano la libertà dell’individuo e la dignità umana.
Nella foto le sorelle Bucci