Tra i lavori compiuti e altri tuttora in corso, nonchè le mutevoli scelte per la viabilità cittadina, si deve parlare del lungolago di Pallanza e di quello di Intra come delle grandi incompiute per il futuro della città, con situazioni di incertezza e disorientamento tra cittadini ed esercenti. A Pallanza la chiusura al traffico di piazza Garibaldi dopo il rifacimento della pavimentazione in chiave di completa area pedonale ha lasciato il posto al parziale ritorno e di traffico e parcheggi. Si è venuta così a determinare una condizione ibrida dove le auto transitano e sostano in spazi che avrebbero dovuto essere loro preclusi e il comportamento di chi frequenta la zona è lo specchio di questa situazione. Residenti e turisti che transitano o sostano tranquillamente nel bel mezzo della piazza sollecitati dal suo attuale aspetto quasi ritenendola ancora un’area pedonale e auto che procedono di conseguenza con estrema circospezione, quasi incerte sul da farsi. Sono circostanze che fanno prevalere incertezze su quale sarà la sorte definitiva di una parte così importante della città: cosa accadrà in futuro, anche nella previsione di nuove aree di sosta a Pallanza? traffico e parcheggi resteranno così, regrediranno o troveranno sempre più piede? e il ritorno della circolazione sul lungolago deve intendersi come ormai acquisito, o la scelta tra questa soluzione e la pedonalizzazione della piazza, con i conseguenti riflessi sulla viabilità cittadina, resterà mutevole e in balia delle amministrazioni che si susseguiranno nella guida della città? Tutti interrogativi che al momento restano aperti.
Per il lungolago di corso Mameli di Intra, al di là delle discussioni aperte dal nuovo assetto che suscita non poche perplessità, le polemiche continuano anche in relazione ai lavori che tuttora proseguono con continue dilazioni. Sta di fatto che la chiusura degli scavi e la posa della pavimentazione nella parte interna di fronte agli esercizi, dopo il cambio della ditta affidataria, sono al momento ancora rinviati quanto meno alla fine del mese prossimo, mentre per il resto dei lavori si dovrà attendere il 2026. Intanto crescono di tono le lamentele degli esercenti, da troppo tempo costretti a subire le pesanti conseguenze di una situazione che ricade in modo pesante sullo svolgimento della loro attività. Senza dimenticare che di protrarsi dei lavori oltre i termini previsti si deve parlare anche per la passerella sulla foce del torrente San Bernardino di collegamento tra la piazza e la zona del Teatro Il Maggiore. Ora si indica come apertura la prossima fine giugno ….


Secondo me il cambio senso di marcia non è sbagliato: ci si lamenta del traffico, ma poi si contesta una decisione che attualmente ha come effetto la riduzione del traffico.
Qualche anno fa, parlando con una commerciante di Pallanza, si lamentava che il precedente senso di marcia aveva fatto sì che i turisti oltrepassassero Pallanza, dirigendosi a Intra. Ma c’è anche da dire che la colpa l’aveva data anche alla segnaletica non chiara: il turista, una volta sceso verso piazza Gramsci si trovava senza indicazioni.
Quindi, secondo me ci sono tanti motivi per cui attualmente il cambio senso di marcia non sta funzionando, tra i quali la mancanza di un vero parcheggio e che le abitudini sono dure a morire.
Ritornando alla situazione del lungolago di Pallanza, avevo commentato a suo tempo che questo lungolago è indecente, offensivo verso i vecchi progetti: lavori eseguiti unicamente per avere i contributi pubblici e per eseguire i lavori nel più breve tempo possibile senza preoccuparsi del lato estetico. La cosa migliore da fare è rifare completamente tutto il lungolago. Costa troppo? Allora bisogna scegliere cosa si vuol fare di Verbania: una città rattapezzata o con vestito su misura.
Infine volevo invitare i commercianti di Intra a non lamentarsi che tanto il prezzo lo pagano i clienti e poi hanno intascato già tanto. Quindi evitino di piangere lacrime di coccodrillo che devono solo vergognarsi per come hanno approfittato del COVID e del turismo per alzare i prezzi.
È chiaro che le scelte dei cittadini di Verbania, e in particolare la loro preferenza per i centri commerciali a discapito delle attività commerciali nei centri storici di Suna, Pallanza e Intra, siano profondamente influenzate dalla disponibilità di parcheggi. La carenza strutturale di parcheggi pubblici e gratuiti nelle vicinanze dei centri storici, unita alla comodità e alla capienza dei parcheggi offerti dai centri commerciali, spinge i consumatori verso questi ultimi.
Il problema non è quindi meramente legato alla viabilità, bensì a una questione infrastrutturale di fondo, aggravata dall’impatto del commercio sul web e dai conseguenti nuovi flussi di trasporto merci sulle strade. Per rivitalizzare i centri storici e i loro negozi di vicinato, che si distinguono per la loro eterogeneità e qualità, è imperativo dotarli di capacità di parcheggio adeguate a richiamare i consumatori automobilisti.
Ormai lo squilibrio tra bar, ristoranti e street food rispetto alle attività commerciali merceologiche dei negozi di vicinato, che stanno scomparendo sempre più, è evidente, con una chiara tendenza alla crescita dei servizi alla persona, in primis i parrucchieri.
Per comprendere appieno le dinamiche che allontanano i consumatori dai centri storici, è indispensabile e urgente avviare un’analisi approfondita del flusso veicolare, specialmente con l’inizio della stagione estiva e lungo tutta la litoranea. Non basta una semplice rilevazione numerica in fasce orarie; è cruciale verificare la provenienza e la destinazione delle auto.
Un’analisi più dettagliata, che incroci targhe o modelli di auto con orari specifici, potrebbe fornire indicazioni preziose sulla tipologia di transito (residenti, pendolari, turisti) e sul motivo dello spostamento (lavoro, shopping, svago, attraversamento). Questo permetterebbe di discernere se il traffico sia di mero passaggio o se esista un reale interesse per le attività locali, senza dover ricorrere a indagini sul fatturato dei commercianti.
La domanda chiave a cui rispondere è: perché le auto non si fermano a Suna (come a Pallanza e Intra) in orario diurno? La mancanza di parcheggi si profila come la risposta più probabile e impattante.
I disastri sono ascrivibili completamente alla giunta Marchionini. Verbania ora, chiedo scusa, è Merd.. ania.
Dopo un anno mi pare che le cose non siano affatto cambiate. Quel poco che abbiamo visto sino ad ora (dopo bene un anno di amministrazione) non possono certo essere chiamati “miglioramenti” della vecchia situazione. Al contrario un leggero peggioramento è riscontrabile da tutti. In particolare, per gli abitanti di Pallanza che devo fare i conti con un SENSO unico senza SENSO e un deciso peggioramento del caos veicolare. Con un lungo lago di cui non si capisce la destinazione e l’altro ancora (dopo un anno) in balia degli eventi.
Se avete un paio d’ore andate sul lungolago di Suna e contate le auto che che da Fondotoce arrivano a Suna..resterete colpiti dal numero esiguo e che quasi nessuna si ferma a Suna…allo stesso tempo guardate le auto che arrivano alla Polisportiva e che fanno manovra per tornare verso Pallanza… io cartelli strada senza uscita non ne ho visti! ..ma la cosa curiosa è che alcune auto aggirano la transenna con il cartello di divieto e vanno tranquillamente verso Fondotoce …Suna di avere più traffico inutile proprio non ne aveva bisogno, ricordo ancora che ad Ascona hanno forato una montagna per avere un salotto… Suna potrebbe essere altrettanto e senza forare montagne perchè il salotto c’è già… forse anche di più, visto l’affaccio sul Golfo più bello del Lago Maggiore, ma i politicanti di oggi a differenza dei Politici di qualche decennio fa che crearono un salotto a Intra, (Piazza Ranzoni) vivono di livore e piccole vendette che portano solo a tante, ma tante più auto, dove il turismo, la tranquillità e la sicurezza potrebbero regnare…un saluto da Portofino.
L’analisi che proponi non è solo utile, ma assolutamente indispensabile e urgente con l’inizio della stagione estiva, e dev’essere estesa su tutta la litoranea.
Oltre alla rilevazione numerica in fasce orarie, è fondamentale verificare da dove provengono le auto e dove sono dirette. Un’analisi più approfondita delle targhe o dei modelli di auto, incrociata con orari specifici, potrebbe dare indicazioni su chi transita (residenti, pendolari, turisti) e per quale motivo (lavoro, shopping, svago, attraversamento). Questo può aiutare a capire se il traffico è di semplice passaggio o se c’è un reale interesse per le attività locali, senza dover chiedere ai commercianti se hanno subito o meno un aumento del loro fatturato.
Un altro aspetto cruciale è capire perché le auto non si fermano a Suna (così come a Pallanza e Intra) in orario diurno. La mancanza di parcheggi è una delle principali ipotesi da verificare.
Serve poi la consueta analisi della frequenza e delle tipologie di incidenti (specialmente quelli che coinvolgono pedoni o ciclisti) nelle aree interessate.
Interazione Spazi Pubblici e Attività Commerciali
C’è poi la valutazione di fattibilità tra l’interazione tra spazi pubblici, nel caso di Suna via Troubetzkoy, e le attività commerciali. Ovvero, quanto il traffico incide negativamente sulla possibilità per i locali di avere tavolini all’aperto o per i pedoni di godere appieno delle vetrine e dell’atmosfera locale?
Accessibilità e Collegamenti
Un altro elemento fondamentale è l’accessibilità e i collegamenti con il trasporto pubblico. Come sono collegate Suna (Pallanza e Intra) con le altre località del Lago Maggiore? Esistono alternative al trasporto su gomma (battelli, piste ciclabili ampie e sicure)?
Parcheggi e Mobilità Sostenibile
Parcheggi e mobilità sostenibile sono altri temi caldi. Ci sono abbastanza parcheggi per i residenti, i lavoratori e i turisti? Sono ben distribuiti e a un costo ragionevole? Anche le alternative di mobilità vanno considerate. Esistono incentivi per l’uso di mezzi pubblici, biciclette o car sharing con quadricicli leggeri elettrici (es. Fiat Topolino, Renault Duo, ecc.)? Inoltre, la rete di trasporto pubblico è efficiente e ben integrata?
Questi sono i dati indispensabili da rilevare e le informazioni che, peraltro, molti già conoscono.
Attesi i risultati dei dati ricavati dalla sperimentazione di piazza Garibaldi e della viabilità a Pallanza, resta ancora irrisolto il tema della sicurezza dei ciclisti, la gestione pedonale e la pianificazione a lungo termine del piano parcheggi a Pallanza. A Intra le soluzioni le abbiamo sotto il naso da tempo.
A Pallanza 6 i temi ancora da affrontare:
1 – Sicurezza ciclistica, intervento immediato e prioritario
A Pallanza, è cruciale intervenire subito per la sicurezza ciclistica in Piazza Garibaldi, eliminando l’interruzione della pista ciclabile all’ingresso dei giardini di Villa Giulia. Il primo passo indispensabile è la rimozione della linea di parcheggio a pagamento su Corso Zanitello. Questa azione è fondamentale per garantire la sicurezza dei ciclisti che dalla ciclabile di via Vittorio Veneto si dirigono verso la piazza.
La soluzione proposta è la realizzazione di una corsia ciclabile dedicata che consenta alla pista di proseguire anche in Piazza Garibaldi. È necessario disegnare il tratto ciclabile di Corso Zanitello a filo del marciapiede del lungolago e delimitarlo con gli spot LED fotovoltaici LSGM (Led Solar Ground Marker) a luce fissa, analogamente a quanto già fatto in mezzeria di via Vittorio Veneto.
2 – La gestione pedonale
Questa proposta si integra con l’esigenza di migliorare la gestione pedonale in piazza. Si suggerisce l’introduzione di una segnaletica orizzontale chiara e specifica per indirizzare il traffico pedonale, definendo con precisione le aree di transito e sosta per i veicoli e quelle dedicate ai pedoni. Anche gli attraversamenti e i passaggi pedonali dovrebbero essere evidenziati con gli stessi LSGM a luce fissa.
3 – Programmazione di ZTL e pedonalizzazione
È indispensabile definire una programmazione chiara di Zone a Traffico Limitato (ZTL) e pedonalizzazione. L’installazione di pannelli luminosi indicativi all’inizio di Corso Zanitello e Viale delle Magnolie, in prossimità della risalita Biumi, è essenziale per evitare l’accumulo di auto nel parcheggio antistante gli alberghi. Tale area dovrebbe essere riservata ai servizi di bar, ristoranti e hotel, oltre allo sbarco dei turisti. La ZTL e la pedonalizzazione dovrebbero essere mirate al lungolago e a Piazza Garibaldi, con fasce orarie o periodi di alta affluenza turistica, al fine di valorizzare l’esperienza dei visitatori e la qualità della vita dei residenti.
4 – Dati, analisi e partecipazione pubblica sono la base di ogni decisione
Il percorso intrapreso era sperimentale. Ora, a distanza di mesi e prima dell’inizio dell’estate, l’amministrazione dovrebbe presentare pubblicamente dati e studi di traffico relativi alla sperimentazione in corso, insieme a sondaggi sull’opinione pubblica, inclusi i commercianti. Questo approccio trasparente e basato sui dati permetterà di valutare oggettivamente l’efficacia delle decisioni e, se necessario, di rivedere le soluzioni adottate. Ciò presuppone un dialogo aperto e costruttivo, dove tutti superino la contrapposizione “sì/no” e promuovano un confronto che valorizzi gli aspetti positivi di tutte le soluzioni, coinvolgendo attivamente cittadini, commercianti e associazioni.
Un altro aspetto cruciale è la valutazione continua degli eventi. Le future scelte per la viabilità di Verbania devono essere strettamente legate agli eventi e alle iniziative che si intendono perseguire per la città, garantendo che le soluzioni adottate supportino la vocazione turistica e culturale del territorio.
5 – Soluzioni ibride e visione a lungo termine
Una volta risolti i problemi di sicurezza pedonale e ciclabile, è fondamentale mantenere la massima apertura verso la sperimentazione di soluzioni ibride. Continuare a testare approcci che combinino elementi di pedonalizzazione con la presenza controllata di traffico veicolare, adattandoli alle specifiche esigenze della città e agli eventi in programma.
L’approccio deve essere esclusivamente basato sui dati e sulla partecipazione pubblica, elementi indispensabili anche per la raccolta delle informazioni necessarie.
6 – Pedonalizzazione e pianificazione dei parcheggi
La pedonalizzazione dell’intera piazza e del lungolago è perseguibile solo attraverso una pianificazione a lungo termine per i parcheggi ancora da realizzare e un conseguente riassetto della viabilità. È fondamentale, prima di prevedere la pedonalizzazione, dare priorità alla realizzazione di nuove aree di sosta. In questo senso, è opportuno riprendere in considerazione il parcheggio multipiano a Pallanza dietro le rovine delle scuderie di Villa Giulia e valutare la fattibilità di un parcheggio sotto il tennis del lungolago di Pallanza, sollevando i campi, sull’esempio del “parcheggio-darsena” progettato a suo tempo da Nicolin per Intra.
Gent.mo Alberto, sinceramente non ho capito se parla e scrive a titolo personale o se come portavoce, suggeritore dell’attuale amministrazione. Se fosse la seconda opzione capisco tante cose………. p.s. la nuova piazza di Intra è indecente relativamente alla piantumazione di nuovo verde. Non capisco se è fatto volontariamente per gettare discredito su chi la ha ideata e voluta o se proprio non ci arrivano………
Si chiama democrazia partecipata, sebbene poco conosciuta, ormai in disuso, è un concetto fondamentale ispirato ai principi del movimento di comunità di Adriano Olivetti. Rappresenta la condizione essenziale affinché ogni cittadino possa offrire liberamente il proprio contributo all’interno della propria comunità come in questo caso.
Si basa sul confronto libero e aperto riguardo ai temi e alle scelte di carattere locale, promuovendo un coinvolgimento attivo e diretto dei cittadini. Questo perché ogni persona è riconosciuta come portatrice di idee e competenze, il cui apporto è considerato indispensabile per il benessere collettivo. L’obiettivo è creare un ambiente di dibattito in cui le persone si sentano legittimate a esprimere la propria opinione e a proporre soluzioni. Questo tipo di partecipazione non mira a influenzare direttamente il processo decisionale amministrativo della città in un senso impositivo, ma piuttosto a informarlo e arricchirlo con la prospettiva dei cittadini.
Si tratta di esporre la propria espressione propositiva di democrazia partecipata in ottica olivettiana, attraverso la valorizzazione del contributo individuale di tutti i lettori sopratutto su un articolo come questo, dove le opinioni sono molteplici e certamente interessanti.
Ho ben in testa il senso di “Democrazia”. Non ho bisogno di lezioncine gratuite. La democrazia partecipata non mi meraviglia, anzi sarebbe da coltivare da parte di tutti. Mi sono antipatici i voli pindarici lontani dalla realtà, conditi da discorsi fastidiosamente lunghi, macchinosi e inconcludenti. Mi rendo conto che il lettore vada impressionato ma l’importante è “stimolarlo” a leggere tutto il mappazzone…… Alegher
Ci mancherebbe. Mi riferisco a “L’ordine politico delle Comunità” di Adriano Olivetti, scritto durante la guerra. In quest’opera, il suo pensiero sulla democrazia partecipata si distingue nettamente dalle attuali critiche ai partiti, proponendo un modello incentrato sulla partecipazione civica e sul benessere della Comunità. Il suo concetto di ‘democrazia senza partiti’ non è un rifiuto della politica, ma un’aspirazione a una politica più radicata nelle esigenze dei cittadini e meno asservita a ideologie astratte o all’autoconservazione del potere.
https://www.edizionidicomunita.it/catalogo/lordine-politico-delle-comunita-nuova-edizione/
Mi riferisco a “L’ordine politico delle Comunità” di Adriano Olivetti, un’opera scritta durante la guerra. In questo libro, il suo pensiero sulla democrazia partecipata si distingue nettamente dalle critiche attuali ai partiti. Olivetti propone un modello incentrato sulla partecipazione civica e sul benessere della Comunità, dove il suo concetto di “democrazia senza partiti” non è un rifiuto della politica, ma un’aspirazione a una politica più radicata nelle esigenze dei cittadini e meno asservita a ideologie astratte o all’autoconservazione del potere.
Consiglio a tutti questo libro per iniziare a coltivare il pensiero di Adriano Olivetti, insieme a “Democrazia senza partiti” del 1949. Quest’ultimo, in particolare, si focalizza sul riconoscimento di un’identità comune tra politica, tecnica e valori spirituali, con l’obiettivo di restituire alla politica una dimensione veramente collettiva e umana.
La proposta assomiglia ai Comitati di quartiere se loro componenti hanno la capacità di restare indipendenti, o sbaglio?
In parte è proprio così: scala, complessità e modalità distinguono i Comitati di Quartiere dalla Democrazia Partecipata, eppure entrambi condividono un obiettivo comune: migliorare la qualità della vita.
I Comitati di Quartiere nascono dalla necessità di aggregare i contributi individuali dei residenti di una specifica area, non dell’intera città. Il loro scopo è migliorare la qualità della vita a livello di quartiere. Che si tratti di manutenzione del verde, sicurezza, eventi culturali o servizi, ogni iniziativa mira a creare un ambiente migliore per tutti i residenti. Questo punto li accomuna, seppur su scala ridotta, alla visione olivettiana di un benessere diffuso. Essi agiscono su ambiti territoriali limitati e si concentrano su problemi specifici di competenza del quartiere.
La Democrazia Partecipata, secondo Adriano Olivetti, è invece estesa all’intera comunità. Il principio fondamentale è che ogni cittadino è riconosciuto come portatore di idee, esperienze e competenze uniche. L’apporto di ciascuno è considerato indispensabile per il benessere collettivo, lo sviluppo della comunità e della città, quindi su una scala molto più ampia rispetto al quartiere. L’obiettivo è creare un ambiente di dibattito, come può essere Verbania MillEventi, l’agorà verbanese dove le persone si sentono legittimate a esprimere la propria opinione e a proporre soluzioni alle problematiche evidenziate.
La Democrazia Partecipata promuove il confronto continuo, libero e aperto su temi, problemi e scelte a vasta scala. Non si tratta di imporre una volontà, ma di informare e proporre libere considerazioni che possono arricchire il processo decisionale amministrativo con la prospettiva di tanti cittadini. L’importante è partecipare e commentare senza sviluppare polemiche inutili al dibattito o ai commenti attivi e diretti che vengono pubblicati.
Quindi, fuori le idee e commentiamo tutti! Vuoi vedere che “da cosa nasce cosa”? Come diceva Bruno Munari.
È chiaro che ognuno di noi ha una sua forma mentis. Alcuni leggono un articolo per polemizzare, altri invece per riflettere. Questi ultimi sono portati a vedere i problemi, identificarli, cercare di capire le cause e il contesto, concepire delle potenziali soluzioni, valutarle e poi scrivere. Ovviamente, questo processo include la necessaria analisi costi-benefici (pubblici e sociali) oltre alla fattibilità tecnica e giuridica.
Ciò detto, lunga vita alle idee di Adriano Olivetti: industria, innovazione tecnologica, politica, sociologia, lavoro, welfare, urbanistica, architettura, design. Adriano Olivetti non si limitava a produrre beni materiali; la sua opera era un progetto complessivo di sviluppo umano, sociale e territoriale, in cui l’impresa era vista come motore di progresso e di benessere per l’intera comunità. Mi piace pensare che non sia tutto finito ed anche che Verbania MillEventi sia l’Agorà di Verbania. L’agorà di tutti noi.
Bisogna riconoscere l’impegno di Sergio Ronchi e la redazione per tutto l’impegno che ci mettono a mandare avanti l’Agorà di Verbania.
Bravi, soprattutto perché ci fanno riflettere e commentare, non solo leggere. Fuori le considerazioni e soprattutto le idee. Da cosa nasce cosa.
Che supercazzola.
Non riesce ad essere più conciso?
Mi pare di leggere un articolo del corriere.
Tutte queste situazioni non fanno altro che confermare che eravamo in mano alla mediocrità e ci resteremo per altri 4 anni. Alegher!