La sanità del Verbano Cusio Ossola è arrivata al bivio decisivo. Ad affermarlo è Imerio Frattini per il Gruppo territoriale del Movimento 5 Stelle Vco, diffondendo un comunicato che di seguito riportiamo integralmente:
Dopo oltre vent’anni di discussioni, rinvii e compromessi, la Regione deve decidersi, assecondare i campanilismi continuando a mantenere due mezzi ospedali lasciandone uno solo con un DEA, il che porterà col tempo alla sparizione naturale (o privatizzazione) di uno dei due nosocomi, oppure costruire un nuovo ospedale unico baricentrico, moderno, efficiente e in grado di garantire cure di qualità a tutti i cittadini.
Ancora una volta ribadiamo che la nostra posizione è sempre stata per un nuovo ospedale unico, che non può che essere in posizione baricentrica e raggiungibile da tutti i mezzi, auto, bus e treni, individuando in Gravellona Toce, sul confine di Verbania, l’area più idonea e naturale, guarda caso area in cui sono attive diverse e significative strutture commerciali e sanitarie private.
Di fatto la stragrande maggioranza dei sindaci ha già scelto. Ben 46 primi cittadini dell’Asl Vco hanno firmato un documento con cui chiedono alla Regione Piemonte di fermare i progetti di ristrutturazione del Castelli di Verbania e del San Biagio di Domodossola e avviare subito la costruzione di un nuovo ospedale unico.
A questo fronte “dei 46”, ampio e trasversale, che unisce amministratori di ogni schieramento, mancano però due firme pesanti, quelle di Giandomenico Albertella (sindaco di Verbania) e Fortunato Lucio Pizzi (sindaco di Domodossola). Una scelta motivata da logiche di campanile, che rischia di indebolire l’intero territorio.
Il dibattito non è nuovo, già alla fine degli anni ’90 medici e operatori denunciavano l’insostenibilità di due ospedali troppo piccoli, troppo vicini e privi della massa critica necessaria a garantire reparti completi. Negli ultimi anni la crisi si è aggravata, il ricorso ai medici a gettone costa al Vco oltre 15 milioni di euro l’anno per soli 150.000 abitanti, contro i 300.000 euro spesi da un’Asl torinese con 900.000 cittadini. Un sistema che dissangua le casse pubbliche e non assicura continuità nelle cure.
Inoltre, il Ministero della Salute ha chiarito e ribadito, qualche giorno fa, che in una provincia come il Vco può esserci un solo ospedale dotato di DEA.
La stessa posizione è stata indicata dall’Ordine dei Medici e da numerosi professionisti, tra cui Mariella Enoc, che ha definito il nuovo ospedale unico “l’unica scelta possibile per garantire qualità e attrattività”. Di fronte a queste evidenze, i 46 sindaci hanno messo da parte appartenenze politiche e rivalità storiche per convergere su un obiettivo comune “Non è una battaglia di bandiera – sottolineano – ma una battaglia di civiltà, la salute dei cittadini deve venire prima di tutto”. Eppure, proprio i sindaci delle due città maggiori restano fermi sulle loro posizioni, Albertella insiste sulla centralità di Verbania, Pizzi rivendica Domodossola. Una rivalità sterile che rischia di bloccare una svolta storica e condannare il Vco all’immobilismo, con reparti svuotati, costi fuori controllo e cittadini costretti a rivolgersi altrove. Il fronte “dei 46” è sostenuto da operatori sanitari, associazioni civiche e da una crescente parte della popolazione.
La richiesta alla Regione è chiara: non più rinvii, non più compromessi, ma una decisione coraggiosa per un nuovo ospedale baricentrico, capace di attrarre medici, garantire servizi e dare futuro al territorio. Il messaggio è netto: da una parte c’è il buon senso sostenuto da 46 sindaci uniti, medici professionisti e dai cittadini; dall’altra due soli sindaci isolati, fermi su posizioni campanilistiche.
Ora spetta alla Regione Piemonte scegliere se ascoltare la voce della maggioranza o lasciare che il
futuro della sanità del Vco venga sacrificato a rivalità locali. La Regione deve una scelta politica per il bene comune di tutta la popolazione, e non per interessi di partito.
NELLA FOTO Imerio Frattini


Il comunicato del Movimento 5 Stelle (M5S) riassume in modo efficace la situazione attuale della sanità nel Verbano Cusio Ossola. Ciò detto, pur sostenendo la causa dell’ospedale unico, quali risposte concrete offre?
Fa riferimento a un’ipotetica area a Gravellona Toce come ideale, ma non ne approfondisce i motivi, le dimensioni, l’idoneità geologica all’utilizzazione urbanistica, la vincolistica e le criticità.
Questo è il punto cruciale: non basta ribadire la necessità di un ospedale unico.
È fondamentale che ogni forza politica, pur non avendo oggi un ruolo diretto nel processo decisionale, prenda una posizione pubblica su aspetti specifici e cruciali come:
– Che tipo di ospedale sarà: quanti posti letto, quali specializzazioni e se avrà la qualifica di ARNAS o AOU.
– Quali infrastrutture aggiuntive saranno necessarie, come un’elisuperficie o il potenziamento dei collegamenti stradali e ferroviari.
– Dove localizzare l’ospedale, fornendo una valutazione oggettiva delle aree alternative.
– Come finanziarlo, chiarendo la preferenza tra un modello di project financing e una procedura d’ente, e quali sarebbero le implicazioni di ciascuna opzione.
È quindi indispensabile che tutti i partiti politici del territorio si facciano carico di questa responsabilità: chiarire la loro posizione sugli aspetti cruciali e specifici.
La salute dei cittadini non può essere sacrificata sull’altare delle considerazioni prive di dati concreti e proposte dettagliate, è l’unico modo per uscire da questa fase di incertezza.
I cittadini hanno il diritto di sapere non solo se un partito è a favore dell’ospedale unico, ma anche quali criteri qualitativi, quantitativi e localizzativi intende sostenere. Solo così la politica potrà dimostrare di agire per il bene comune, aiutando anche a superare gli interessi di parte e le logiche di campanile.