SULLA BARRY CALLEBAUT TAVOLO DI CRISI IN PREFETTURA. INTERVENTO DELLA CGIL

SULLA BARRY CALLEBAUT TAVOLO DI CRISI IN PREFETTURA. INTERVENTO DELLA CGIL

Dopo l’annuncio della multinazionale Barry Callebaut di chiudere entro marzo 2025 lo stabilimento di Intra, all’incontro di lunedì scorso nella sede dell’Unione Industriale del Vco, ha fatto seguito questa mattina nella sede della Prefettura a Villa Taranto il tavolo di confronto convocato dal prefetto Michele Formiglio. Erano presenti tra l’altro il sottosegretario della Regione  PiemonteAlberto Preioni, il vicepresidente della Provincia Rino Porini, il sindaco di Verbania Giandomenico Albertella con l’assessore Mattia Tacchini, delegazioni sindacali e per Barry Callebaut dirigenti locali.  La richiesta generale all’azienda resta quella di ritirare la decisione presa; sono stati contestati e respinti come ingiustificati i motivi logistici e legati alla redditività  con cui la suddetta scelta è stata presa rifiutando ogni discussione.  Nel corso dell’incontro un gruppo di dipendenti ha manifestato davanti all’ingresso di Villa Taranto.

A margine del tavolo di crisi riceviamo il seguente comunicato  da segretario generale CGIL Novara e VCO Attilio Fasulo e per la FLAI CGIL Novara e VCO Francesco Campanati:

Durante il primo incontro di questa mattina in prefettura – come CGIL – abbiamo sottolineato che si stanno giustamente avviando ragionamenti nei tavoli preposti ma si stanno tenendo mentre, all’esterno, Barry Callebaut ha puntato da una settimana la pistola alla tempia di 150 famiglie: non è il modo corretto di impostare una discussione.
L’azienda conferma che i motivi alla base della scelta sono “logistici” e di “margini di redditività nel medio e lungo periodo”.Per quanto riguarda i motivi logistici l’azienda ha affermato che c’è l’impossibilità fisica di creazione di nuovi volumi.
Abbiamo chiesto di che volumi si stesse parlando ma non sono stati in grado di risponderci, abbiamo chiesto se avessero affrontato mai con le amministrazioni verbanesi il tema in questi anni ma hanno detto di non averlo mai fatto.
Per quanto riguarda i “margini di redditività” abbiamo chiesto a quali margini si riferissero e di darci dei numeri a riguardo; ci è stato risposto che anche questa motivazione, come la precedente, era in fase di definizione e che lo slittamento del secondo incontro del tavolo sindacale – previsto per domani, 12 settembre – al 26 settembre era propedeutico ad una loro preparazione per poterci rispondere nel merito.
Abbiamo concluso quindi il nostro intervento dicendo che prima si ragiona sui numeri per sapere di cosa si parla, poi si inseriscono i numeri nella definizione dei problemi, si pongono i problemi nei luoghi preposti e, solo in caso di mancata risoluzione, con il giusto preavviso e in trasparenza, si decide una chiusura; il comportamento dell’azienda risulta quindi ancor più incomprensibile.
I dipendenti hanno sempre mostrato senso di appartenenza e sacrificio, i bilanci sono sani e, soprattutto, non siamo ad oggi, dopo una settimana di sollecitazioni a riguardo, in grado di entrare nel merito dei problemi posti per giustificare una scelta di questo tipo.
Tutti uniti, sindacati e istituzioni, abbiamo chiesto di riportare formalmente ai vertici dell’azienda la richiesta di fare un passo indietro e, come minimo, di definire da subito un allungamento dei termini previsti che sono ingiustificati sia per i dati di bilancio sia per l’atteggiamento tenuto da essa stessa nella conduzione della vicenda.

NELLE FOTO l’incontro in Prefettura, i dipendenti che manifestano e lo stabilimento

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