Nella casa circondariale di Verbania oggi giornata di interrogatori sulla tragedia della funivia di Stresa. Sono state sentite le tre persone tratte in arresto mercoledi scorso, presenti il gip Donatella Banci Bonamici e il procuratore capo Olimpia Bossi. Primo ad essere ascoltato è stato il caposervizio dell’impianto Gabriele Tadini, difeso dal legale Marcello Perillo. Tadini ha ammesso la propria responsabilità per avere inserito il forchettone che ha impedito il funzionamento del freno di emergenza ed è pure emerso che non era la prima volta che ciò accadeva. L’avvocato ha detto che Tadini è distrutto e ha chiesto per lui gli arresti domiciliari.
E’ seguito l’interrogatorio di Enrico Perocchio, l’ingegnere biellese direttore di esercizio della funivia che ha negato di essere a conoscenza del sistema di blocco dei freni d’emergenza, frutto di una scelta di Tadini a cui era estraneo. L’avvocato Andrea Da Prato ha altresì dichiaraato che le dichiarazioni di un teste dimostrerebbero l’estraneità del suo difeso all’accaduto. Ultimo ad essere interrogato nel pomeriggio è stato Luigi Nerini, gestore della funivia del Mottarone. Ha dichiarato che non era compito suo prendere decisioni sulla sicurezza dell’impianto, poichè doveva occuparsi solo degli affari della società. L’avvocato Pasquale Pantano ha ribadito che i problemi esistenti per l’impianto e la sua sicurezza facevano capo a Tadini e Perocchio. Ora si attendono le decisioni del gip Banci Bonamici.