UN ANNO DI PANDEMIA: DIFFICOLTA’ E ASPETTATIVE TRA LE IMPRESE TERZIARIE NEL PIEMONTE NORD

UN ANNO DI PANDEMIA: DIFFICOLTA’ E ASPETTATIVE TRA LE IMPRESE TERZIARIE NEL PIEMONTE NORD

Il 2020 è stato un anno di forti tensioni sociali e di squilibri economici, che hanno portato il mondo imprenditoriale a riflettere sui cambiamenti subìti dal mercato, a seguito delle misure adottate dal Governo per il contenimento della pandemia, e sul futuro incerto che le attende. Il Terziario è il settore che più di tutti sta pagando gli effetti di questa situazione, con impatti negativi asimmetrici al suo interno. In occasione dell’ultimo decreto restrittivo, che ha visto l’obbligo di chiusura nel periodo compreso tra il 15 marzo e il 6 aprile (in seguito esteso alle settimane sucessive), il Centro Studi sul Terziario del Piemonte Nord, in collaborazione con “EconLab Research Network”, ha promosso un’indagine qualitativa presso le imprese del territorio, per comprenderne le difficoltà attuali e le prospettive future. Condotto su un campione complessivo di 423 realtà imprenditoriali dell’area, lo studio ha fotografato lo stato di salute delle attività all’interno dei diversi settori e indagato l’effettivo rischio di chiusura nei prossimi mesi, mettendo in evidenza un quadro previsionale delle scelte da prendere e le aspettative rilevate nei confronti delle Istituzioni.  Ecco un riassunto dei risultati resi noti da Confcommercio Alto Piemonte.

Gli impatti della pandemia sul sistema Terziario del Piemonte Nord sembrano considerevoli. Ben l’80.9% delle imprese ha registrato una riduzione del fatturato nel corso del 2020, con una perdita media del -43% rispetto ai valori riscontrati nel 2019, e prevede una situazione stazionaria (47.8%), se non in peggioramento (36.4%), per questo incerto 2021. Le maggiori difficoltà provengono dal settore turistico, all’interno del quale il 96% delle attività intervistate ha dichiarato un dimezzamento dei volumi di fatturato (in media del -51%) durante la pandemia. Più colpiti i territori dell’Alto Piemonte e di Vercelli, dove si evidenzia un numero superiore di imprese in difficoltà, con particolare attenzione alla provincia di Verbano Cusio Ossola, un’area a forte vocazione turistica, in cui il 46% delle attività prevede riduzioni in termini di fatturato anche nell’anno in corso.

Ad oggi, il 55.8% degli intervistati considera la propria impresa ancora in salute, ma il 48.2% stima un peggioramento delle condizioni nei prossimi mesi. Nonostante la resilienza dimostrata dal settore Terziario, nel suo complesso si avverte un clima di incertezza e di sfiducia, in particolar modo per le attività di ristorazione del territorio, il 62% delle quali dichiara uno stato di salute “non buono” o addirittura “pessimo”. Un maggior pessimismo si avverte tra le imprese del verbanese, mentre in provincia di Biella l’impatto della pandemia sembra essere più contenuto (il 74% delle imprese dichiara un buono stato di salute e la metà vede il proprio futuro invariato).

Tra le problematiche incontrate nei primi mesi del 2021, primeggiano l’evidente diminuzione della clientela (per il 55.8% delle imprese) o comunque la minor spesa sostenuta (34.5%) e i mancati incassi o il ritardo negli stessi (43.7%). Difficoltà, quest’ultima, riscontrata da ben il 61% delle realtà turistiche, per le quali i costi fissi elevati (57%), come gli affitti e le bollette, costituiscono un’ulteriore preoccupazione. Solo il 6.9% delle attività terziarie non ha rilevato particolari problematiche.

Esiste quindi un reale rischio di chiusura, alle condizioni attuali? Il 75.4% delle imprese lo ritiene improbabile nei prossimi 3-6 mesi, con maggior sicurezza per gli esercizi del commercio (79%) e dei servizi (87%), anche se il 41.8% cederebbe volentieri l’attività se ne avesse l’opportunità immediata, a testimonianza del clima di forte incertezza che domina il contesto economico e sociale del Paese.

Il 42.3% degli intervistati dichiara comunque l’intenzione di voler intraprendere dei nuovi investimenti nel corso dell’anno, nel tentativo di aumentare i propri introiti, adeguandosi al nuovo mercato emergente, orientato sempre più al digitale. Per la maggiore, si riscontra la volontà di consolidare e implementare nuove tecniche di marketing e comunicazione – pubblicità, sito web, Social Media (38%), di sperimentare nuovi prodotti/servizi (31.3%) e di aumentare le proprie competenze, attraverso la partecipazione a corsi di formazione (31.3%). 

D’altro canto, il 2021 si prospetta un anno in cui la maggior parte delle imprese (72.1%) sarà concentrata nel limitare il più possibile le spese, soprattutto quelle accessorie (64.3%), non strettamente indispensabili all’attività. Tra i tagli previsti, l’attenzione verterà anche sull’ipotetico cambio o riduzione di alcuni fornitori – utenze, materie prime, etc. (30.5%) e/o degli orari di lavoro o apertura dell’attività (27.9%). Il 25.9% delle imprese prevede altresì la possibilità di ricorrere nuovamente all’utilizzo degli ammortizzatori sociali e il 21% di ridurre il personale alle proprie dipendenze (ritenendone circa 1/3 in esubero) nel corso dell’anno.

Emerge trasversalmente un problema di risorse, che evidenzia la necessità di ottenere maggiori agevolazioni fiscali e burocratiche (81.6%) per lo svolgimento della propria attività, come possono esserlo ulteriori ristori ai settori in crisi o l’annullamento delle commissioni sui pagamenti elettronici, divenuti ormai una scelta obbligata. Cresce anche la richiesta alle Istituzioni di poter accedere con più facilità ad un maggior numero di contributi a fondo perduto (50.1%) provinciali, regionali o nazionali.

Esaminando le peculiarità territoriali,  in provincia del VERBANO CUSIO OSSOLA, più dei tre quarti delle imprese (84.7%) ha registrato una riduzione del fatturato nel corso del 2020, con una perdita media del -42.2% rispetto ai valori riscontrati nel 2019, e prevede un suo ulteriore peggioramento (45.8%) o tuttalpiù una situazione stazionaria (40.7%) in questo incerto 2021.

Ad oggi, il 57.6% degli intervistati non considera la propria impresa in salute e più della metà di essi (55.9%) stima un aggravamento delle condizioni nei prossimi mesi, a testimonianza del clima di forte incertezza che domina il contesto economico e sociale del Paese.

Tra le maggiori problematiche emerse nei primi mesi di quest’anno, la difficoltà nel continuare a sostenere gli elevati costi fissi (per il 54.2% delle imprese), inerenti agli affitti e alle bollette, e i mancati incassi o il ritardo negli stessi (52.5%), in parte dovuti all’ulteriore diminuzione della clientela riscontrata (45.8%), a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia.

L’eventualità di una possibile chiusura nei prossimi 3-6 mesi coinvolge quasi un terzo (30.5%) delle attività intervistate, mentre il 33.9% considera poco probabile un simile evento o prevede con certezza di rimanere aperta (35.6%). Questa situazione di precarietà indurrebbe il 44.1% degli imprenditori a valutare la possibilità di cedere l’attività, se ne avesse l’opportunità nell’immediato.

Poco più di un terzo degli intervistati (35.6%) dichiara l’intenzione di intraprendere nuovi investimenti nel corso del 2021, prevalentemente orientati verso azioni di marketing e comunicazione (42.9%), di implementazione di nuovi prodotti/servizi (33.3%) o di supporti digitali per la vendita online (28.6%). Si riscontra altresì la volontà di aumentare le proprie competenze, attraverso la partecipazione a corsi di formazione (33.3%).

La maggior parte delle imprese (69.5%) si concentrerà viceversa sul taglio dei costi, a partire dalle spese accessorie (61%) non strettamente indispensabili all’attività. Più di un terzo degli intervistati (34.1%) prevede invece di ridurre il personale alle proprie dipendenze (ritenendone circa il 18.9% in esubero) nel corso dell’anno, oltre alla possibilità di ricorrere nuovamente all’utilizzo degli ammortizzatori sociali (31.7%). 

Gli ambiti in cui il Terziario vorrebbe un maggior supporto da parte delle Istituzioni, necessità che si registra nell’intero territorio del Piemonte Nord, riguardano principalmente l’accesso ad agevolazioni fiscali e burocratiche (81.4%) e a contributi a fondo perduto (55.9%).

 

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