UN INTERVENTO DEL CIRCOLO VERBANESE DI LEGAMBIENTE SULLA BONIFICA DI PIEVE VERGONTE

Amelia Alberti

La bonifica di Pieve Vergonte non è la festa di Babbo Natale che porta tanti soldini nell’Ossola, ma un atto dovuto da parte di Enichem anche per conto di tutte le aziende chimiche che l’hanno preceduta nel corso di un secolo. Il programma dei lavori è ormai noto: spostamento del Marmazza nell’alveo originale, selezione e lavaggio delle terre contaminate (quelle nei piazzali interni dell’azienda e quelli dello scavo del nuovo letto fluviale), elevazione delle colline di terre decontaminate ma ancora di dubbia naturalità, più fitta rete di drenaggio e purificazione delle acque di falda, implementazione delle capacità depurative degli impianti di depurazione esistenti, insuflaggio d’aria nel sottosuolo della sezione Hydrochem ex Tessenderlo per desassorbire i contaminanti più volatili. Tutto secondo le buone prassi delle bonifiche. Permangono alcuni non piccoli problemi: la serietà professionale ed etica delle aziende che vinceranno le gare (chi garantisce il territorio da infiltrazioni mafiose? verrà costituito un Comitato di sicurezza presso la Prefettura?); il controllo costante e competente dei lavori in corso d’opera (sono stati implementati gli uffici dell’Arpa e della Provincia a questo scopo? in caso contrario non si vede come la medesima struttura possa sopportare un carico tale di impegni e responsabilità); la limitatezza territoriale della bonifica (se non è pensabile di bonificare i fondali del Toce e del lago Maggiore, che forse è meglio lasciare come stanno, sicuramente i terreni al di fuori dei limiti aziendali sono contaminati gravemente, come hanno dimostrato le analisi fatte lungo il nuovo percorso del Marmazza); la presenza degli impianti Hydrochem, che rimandano a tempi futuri e vaghi la bonifica del terreno industriale ancora attivo (come sarebbe stato saggio sospendere l’attività industriale, per ripulire tutto, impegnando i lavoratori nell’opera di bonifica!). Aggiungo il controsenso di operare una bonifica di tale portata, mantenendo in funzione l’impianto soda-cloro a mercurio, che non si sa più se chiamare obsoleto o vetusto, vera archeologia industriale del tipo che oggi nessun paese sottosviluppato è disposto a prendersi in carico.

Amelia Alberti, presidente IL CENTRO DEL SOLE, Circolo di Legambiente – Associazione onlus di volontariato

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