UN RICORDO DI MARIO PARACCHINI

UN RICORDO DI MARIO PARACCHINI
Si è spento all’età di 92 anni Mario Paracchini, ex vicepresidente nazionale dell’Anei – Associazione Nazionale ex Internati –  e della Confederation International des Anciens Prisonniers de Guerre di Parigi.  Lascia i figli Giordano e Bruno e quattro nipoti; il funerale si celebra domani alle ore 15 nella chiesa parrocchiale di Bieno. Mario riposerà accanto alla moglie nel cimitero della frazione di San Bernardino Verbano.
Paracchini, internato militare nei campi di concentramento nazisti, ha sempre militato in associazioni che hanno come motto “Mai più reticolati nel mondo”.  L’impegno profuso per affermare questo principio si confronta oggi con la triste realtà che riporta purtroppo alla ribalta in Europa i reticolati e rende doveroso meditare sulla sua testimonianza e sulle parole tratte da un intervento che  sono di drammatica attualità e che vogliamo riproporre per ricordarlo:
I giovani devono sapere quanto è successo per imparare ad amare davvero la pace e soprattutto ad avere rispetto per le altre persone, di qualsiasi nazionalità e religione. Era questo che imparavi nei campi, dove eri circondato da persone diverse. Le SS cercavano di toglierci l’identità con un numero e dopo un po’ cominciavi a pensare di non essere più niente. Mi ripetevo ogni giorno chi ero, ma per loro ero solo 143 903.  
La violenza fa parte dell’uomo soprattutto nel fanatismo. Non dimentichiamoci che le SS sul cinturone avevano scritto “Dio è con noi”. La nostra generazione ha pagato sulla nostra pelle per chi gridava in piazza “Viva la guerra”, i giovani di oggi devono gridare “Viva la pace”.
Il pericolo purtroppo c’è ancora. C’è ancora tanto odio nel mondo e le uniche armi per combatterlo sono la libertà e la democrazia.  Di fronte a quelli che sostengono che i lager non sono mai esistiti e vogliono rivalutare il passato abbiamo portato la nostra testimonianza, abbiamo invitato ad andare ad Auschwitz,  ad ascoltare le migliaia di persone che sono state rinchiuse nei campi di prigionia.  Toccherà ai giovani portare avanti la memoria “

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