Prosegue il dibattito sulle unioni civili dopo che il consiglio comunale nell’ultima seduta ha approvato il relativo regolamento, Nei seguenti comunicati a Davide Lo Duca capogruppo del Partito Democratico (“Un passo in più nella giusta direzione”) replica Stefania Minore (“L’inutilità del registro”).
“Scatola Vuota”. “Amministrativamente inconcludente”. “Spot elettorale”. “Pochi sono quelli che poi si iscrivono ai registri”. “Assenza di condivisione”.
C’è da chiedersi cosa ci sia in quella parte dell’opposizione che ha voluto qualificare il dibattito attraverso queste dichiarazioni. Un dibattito che ha un tema solo: l’ampliamento dell’accesso ai diritti.
Proviamo ad entrare nel merito, non dimenticandoci che non tutta l’opposizione si è riconosciuta in tali affermazioni e apprezzando in particolare la lucida analisi di risposta che Paracchini ha offerto al riguardo.
Scatola vuota. Chi dice questo ritiene che il regolamento delle unioni civili sia passato senza un contenuto. Quando il suo contenuto è chiaramente il registro delle unioni civili: uno strumento amministrativo offerto a due persone che si amano (e che non possono o non vogliono contrarre matrimonio) al fine di ottenere servizi dal Comune riconosciuti a loro non come somma algebrica di due individui ma come soggetto unico, l’unione civile.
Amministrativamente inconcludente. Proprio chi dichiarava ciò, dicendo che l’attuale famiglia anagrafica garantita per Legge offre già tutti i servizi elencati nel regolamento, spiegava con le proprie parole che ciò non corrisponde al vero. I servizi cimiteriali oggi non riconoscono il diritto a chi convive di poter essere posto a riposare con la persona amata, ma pongono tale diritto al vincolo della valutazione da parte del Comune rispetto ad ogni singolo caso. Oggi questo non accadrà più! Oggi dichiarando di fare parte di una Unione Civile si accede immediatamente a questo sacrosanto diritto.
Spot elettorale. Quindi siamo in campagna elettorale? La risposta la conosciamo, quindi l’enunciazione ha un valore pari a zero.
Poche iscrizioni. Questo, se possibile, riduce ulteriormente l’accusa di spot elettorale: non si capisce che vantaggio elettorale si avrebbe, infatti, da poche persone che hanno registrato la propria coppia in Comune. Ma poi cosa vuol dire? Non si deve aprire ai diritti delle persone perché sono magari in pochi a volerne avere accesso? Chi si esprime in questo modo offre un capolavoro della ragione politica: i diritti si aprono solo a tanti, che importa se pochi ne vengono esclusi?
Infine assenza di condivisione. Questa affermazione, come molte delle precedenti, arriva in particolare dalle forze di centro sinistra che sono all’opposizione, quelle che, per intenderci, ci chiamano pubblicamente “pagliacci”. Non le forze di destra che ci chiamano “pecoroni”. Le opposizioni di sinistra e destra finalmente, dopo mesi, si contraddistinguono: nelle offese.
Bene… Ma chi si dichiara di sinistra, anche se magari ha sostenuto in passato il candidato della Casa delle Libertà alla corsa per il Comune, non può avere necessità di condividere di più un tema di questo genere, su cui il dibattito è vivo da 20 anni almeno. Deve avere l’urgenza di vederlo divenire realtà!
Martedì sera abbiamo finalmente reso reale l’accesso ai diritti a più persone.
Abbiamo fatto del bene a questa nostra bella comunità.
La strada è appena iniziata. In Italia il tema dell’accesso ai diritti dovrà essere semplificato. A iniziare dalle parole. Ne serve una sola. Più facile e più bella.
La parola è: matrimonio.
Per tutti.
Davide Lo Duca
L’istituzione del registro delle unioni civili appena approvato a Verbania vuole essere uniniziativa che parte dal presupposto di un ampliamento dei diritti di determinate categorie di persone, cui si contrappongono posizioni originate da altre “visioni” della società e, nel dettaglio, della famiglia, partendo dal presupposto che la normativa statale non contempli fattispecie di un certo tipo e che, conseguentemente, si debba dare un “segnale” nella direzione di un ampliamento nel riconoscimento dei diritti alle coppie non formalmente coniugate, anche costituite da persone del medesimo sesso. Sotto il profilo amministrativo, la legislazione vigente attribuisce allo Stato la competenza esclusiva in materia di stato civile e di anagrafe, precludendo agli Enti locali la possibilità di dettare una disciplina autonoma. L’Italia purtroppo non ha attualmente una legislazione nazionale per le unioni civili e resta quindi un vuoto dove gli enti locali hanno poco margine di successo. In realtà il concetto di famiglia riconosciuto dallo stato va oltre quello giuridicamente sancito con il matrimonio, questo grazie all’art.4 del d.P.R n.223 del 30 maggio 1989 con cui si è ampliato il concetto di famiglia, stabilendo che essa non è atro che l’insieme di persone coabitanti nel medesimo alloggio, senza considerare le motivazioni per cui l’aspetto oggettivo della coabitazione si fosse determinato e proprio sulla base di questo articolo che già quasi tutte le Regioni, nella stesura dei regolamenti per l’assegnazione degli alloggi popolari tengono in considerazione la famiglia anagrafica, quindi anche non legata da vincoli di parentela. Tutti gli altri diritti che la Sindaca , tramite questa iniziativa, pretenderebbe di ampliare: assistenza sociale, formazione e scuola, servizi per figli e genitori anziani e servizi cimiteriali, sono già garantiti dalle leggi nazionali. Negli ultimi vent’anni sono stati circa 130 i comuni che hanno approvato i registri, ma le adesioni sono state comunque scarse: a Cagliari gli iscritti sono stati nove, a Trento una ventina, a Firenze 73, a Roma una cinquantina, a Torino poco più di cento e questo perchè tale strumento non va a risolvere problemi reali, come la reversibiltà della pensione , il mantenimento di un contratto in essere intestato al defunto convivente, l’assegno di mantenimento, l’adozione,etc. e rischia invece di illudere i cittadini, lasciando credere che possano legittimare le loro posizione acquisendo nuovi diritti mentre in realtà non cambierà nulla.
Stefania Minore
Il Partito Democratico continua a confondere ad arte e con maestria le carte di una politica cittadina sempre più deprimente. Oggi, attraverso il capogruppo Lo Duca il PD , oltre ad incensare se stesso si propone come vittima e scrive testualmente:
“…assenza di condivisione. Questa affermazione, come molte delle precedenti, arriva in particolare dalle forze di centro sinistra che sono all’opposizione, quelle che, per intenderci, ci chiamano pubblicamente “pagliacci”. Non le forze di destra che ci chiamano “pecoroni”. Le opposizioni di sinistra e destra finalmente, dopo mesi, si contraddistinguono: nelle offese.”
Ma i fatti e le parole sono un po’ differenti. Il Sindaco interviene nel dibattito e appellandosi esplicitamente a Bava e Brignone dice : (il 31/05/2015) “…Consiglieri Bava e Brignone non confondano l’oggetto con il soggetto, se non vanno a votare un regolamento che condividono solo perchè non sono state fatte abbastanza commissioni, credo vengano meno al principio che invece a parole ritengono di condividere…”.
In risposta all’intervento del Sindaco dico:
” …io non farò quella figura da pagliaccio che avete fatto voi la volta scorsa…”
Ci si riferisce alla dichiarazione di voto fatta dal PD su un ODG presentato da “Sinistra & Ambiente” e “Cittadini con Voi”, in cui Lo Duca dichiarava voto favorevole salvo votare contro 5 minuti dopo, a causa del repentino cambio di idea del Sindaco.
Come è stato dimostrato c’è chi vorrebbe più partecipazione ma che fa i conti con la realtà e con il merito di ogni singola questione, poi c’è il PD che decide tutto, confonde ad arte le questioni, non sfiducia i propri uomini anche quando dimostrano di non essere all’altezza, evita il confronto su i temi più importanti e delicati in città e poi addirittura si vuole presentare come vittima.
Sappiano questa Amministrazione e questa maggioranza, che le nostre critiche sono e saranno sempre di merito e non pregiudiziali, se sono tante o troppe per loro, è solo perchè nel merito ci sono tante critiche da sollevare, ma come già dimostrato più volte, non vediamo l’ora che si apra una fase di confronto vero.
Per intendersi, quando uno fa una pagliacciata, non è detto che sia un pagliaccio, in questo senso credo che quanto ho detto in Consiglio Comunale lo si possa ripetere senza che alcuno si offenda: il voto del PD sul nostro ODG sui rifiuti è stato una pagliacciata!