VIOLENZA SULLE DONNE: I DATI 2015

VIOLENZA SULLE DONNE: I DATI 2015

All’approssimarsi dell’8 Marzo il servizio “Giù le Mani” in carico alla Cooperativa La Bitta per tutto il Vco rende noti i dati ricavati dal monitoraggio delle vittime di violenza che si sono rivolte al servizio nel 2015.

Le donne prese in carico nel 2015 sono 20 (meno 6 rispetto al 2014), e 3 gli uomini, per un totale  di 23 vittime, di cui 22 sono italiane. Dei 23 maltrattanti , 22 sono italiani, un uomo è  straniero. L’età media delle donne prese in carico nel 2015 è di 49 anni, degli uomini vittime 66 anni; l’età media degli uomini maltrattanti 51 anni. Due donne presentatesi nel 2014 hanno concluso il percorso nel 2015, tre lo hanno interrotto. Tutte le persone accolte dal servizio Giù le Mani nel 2015, stanno continuando il percorso. Il bacino di utenza comprende le tre aree del Vco, con percentuali più alte per i comuni di Domodossola, Villadossola e Verbania verosimilmente perché più popolati territorialmente e più vicini alle sedi del servizio “Giù le Mani”,  Casa don Gianni a Domodossola ed  Egocentro a Verbania. I mariti risultano responsabili della quota più elevata – il 65,22% – di tutte le forme di violenza, seguiti dagli ex mariti (8,70%). Ex aequo con gli ex mariti, i vicini di casa/azienda (per stalking). Di conseguenza il luogo del reato è, per più dell’80%, l’abitazione.

Al primo posto, nel 2015,  spicca la violenza fisica associata a quella psicologica, come per il 2014. Seguono con percentuali uguali la violenza psicologica, la violenza fisica, lo stalking  e un mix di violenze  psicologica, fisica ed economica; poi la violenza psicologia associata a quella economica. Infine, in  percentuali minori, la combinazione di diverse tipologie di violenza, tra le quali i “sabotaggi in azienda”. Si è ampliata dunque la rosa di “reati” che nel monitoraggio 2015 conta 10 tipologie. I costi sociali ed economici della violenza sono enormi e hanno effetti a cascata sull’intera società: la perdita di autostima con conseguente inabilità al lavoro, la perdita di indipendenza economica, la modificata capacità di avere cura di sé e dei figli, questi i danni  principali che colpiscono le donne.

Cosa si può fare per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne? Innanzitutto incoraggiare la cultura della non violenza negli adulti e nei giovani e promuovere una maggiore uguaglianza tra donne e uomini, poiché la violenza sulle donne ha profonde radici nella disparità tra i sessi all’interno della società. Poi bisogna continuare a monitorare il fenomeno, diffonderne la conoscenza e fare prevenzione,  soprattutto nelle scuole, continuare a formare gli operatori per aumentare la qualità e l’efficacia del servizio, attivare ogni strategia per diminuire il sommerso, che viene stimato di molto superiore a quanto si registra.

Che cosa può essere efficace oggi invece? Incoraggiare la denuncia, fornire alle vittime di violenza assistenza sia psicologica sia pratica, e tutti gli strumenti che le aiutino a “scegliere la denuncia” e a intraprendere il lungo percorso che consenta loro di allontanarsi da un ambiente violento.  In parallelo perseguire penalmente gli aggressori. Infine l’appartenenza a reti allargate consente ai servizi di confrontarsi, definire protocolli di intervento efficaci, diffondere cultura e aumentare le azioni di prevenzione.  Per questo La Bitta, con il servizio “Giù le Mani”, aderisce a “Tiziana vive” rete fondata dopo l’uccisione di Tiziana da parte del marito, nel 2013 a Landriano.  “Tiziana vive” è un’Associazione e una rete di Enti e persone reagenti alla violenza a donne e bambini.  Con l’obiettivo di limitare questi danni e restituire alle donne colpite da violenza e alle vittime in genere, autostima, dignità e autonomia, lavora  il servizio “Giù le Mani”.

 

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