Non di placano le polemiche in merito alla convocazione del consiglio comunale per l’approvazione del bilancio preventivo. Il Fronte Nazionale con i consiglieri Giorgio Tigano e Sara Bignardi esprime il proprio disappunto per l’atteggiamento autoritario della maggioranza che ha imposto la data del 21 febbraio non tenendo conto delle difficoltà dei consiglieri di esaminare il bilancio e di proporre emendamenti dati i tempi ristrettissimi. Riprendendo quanto emerso dalla conferenza stampa dei gruppi di minoranza, propone agli altri gruppi una sorta di “sciopero politico di protesta” e di disertare il consiglio comunale del 21 e 22 febbraio.
Alla conferenza dei capigruppo – scrive il Fronte in un comunicato – abbiamo chiesto lo slittamento della data del consiglio comunale di qualche giorno, sottolineando che il bilancio inviato il 5 gennaio ai consiglieri era privo del piano esecutivo di gestione, unico documento che dà la possibilità di esaminare il dettaglio delle spese e di proporre emendamenti. Esso è stato consegnato il giorno 8 febbraio, lasciando tempi assolutamente insufficienti per un esame attento. Non si è poi tenuto conto delle difficoltà e dei diritti dei consiglieri di minoranza e la data del consiglio è stata imposta. Aggiunge poi alcune considerazioni: Denunciamo l’assurdità di regole politiche che consentono atteggiamenti prevaricanti nei confronti delle minoranze. Che senso ha una conferenza capigruppo ove sempre la decisione finale è nelle mani del capigruppo del Pd che rappresenta numericamente l’intera maggioranza? Non è il caso di proporre nuove regole di rappresentanza in un organo tanto delicato? O ci si deve rassegnare ad una presenza che ratifichi sempre e comunque decisioni anche sbagliate? Nel merito della vicenda neppure ci sentiamo di addossare colpe al presidente Varini, il quale, pure, è vittima di un sistema politico pseudodemocratico. In caso di dissenso, l’unica sua scelta è mettere ai voti le decisioni, anche se il risultato è scontato in partenza. E’ il sistema che è bacato perchè un presidente di maggioranza non può sottrarsi di fatto a condizionamenti politici.
Nella foto Sara Bignardi e Giorgio Tigano