MARCOVICCHIO: NON C’E’ ALTERNATIVA A DOPPIO DEA E OSPEDALE UNICO PLURISEDE

MARCOVICCHIO: NON C’E’ ALTERNATIVA A DOPPIO DEA E OSPEDALE UNICO PLURISEDE

In attesa degli incontri  e delle iniziative previste nel fine settimana, nonchè della decisione della Regione, si susseguono le prese di posizione sul futuro degli ospedali del Vco.  Di seguito il comunicato diffuso da Matteo Marcovicchio, consigliere provinciale verbanese del Nuovo Centro Destra:

Il doppio reparto e l’ospedale plurisede non hanno un’alternativa nel futuro della sanità del Vco e tutti gli amministratori dovrebbero allinearsi a questo pensiero, nei fatti oltre che nelle parole. 

Mi stupiscono le dichiarazioni del sindaco di Verbania che da un lato invoca l’unità del territorio e dall’altro diffonde i numeri dei Dea per far intendere che la scelta è già fatta e che deve cadere su Verbania.

La scelta, signor sindaco, non è fatta e non è neanche da fare. All’assessore Saitta, che con astuzia e un po’ subdolamente ha lanciato la palla ai sindaci del territorio per dividerli, dobbiamo rispondere con un secco no: i nostri Dea non si toccano! Anche perché sarebbe ingiusto ed offensivo che chi decide di penalizzare il Vco voglia coinvolgere quale complice (la scelta del morto) i nostri sindaci con il chiaro intento di dividere il territorio e di fare partire una guerra fratricida tra i territori.

No, il Vco non deve perdere nemmeno un Dea. No, il Vco non deve esprimere pareri o valutazioni. Se passasse questa linea si aprirebbe la strada al progressivo smantellamento di tutto il resto, in uno o nell’altro nosocomio e, a cascata, su tutto il territorio.

Chiamparino, Reschigna,Saitta e chi governa oggi la Regione, se vuole proporre un nuovo Piano sanitario si armi di buona volontà, impegno e responsabilità presentando un documento complessivo che dica se, quali, perché, come e quando ospedali/reparti/specialità dovranno chiudere o ridimensionarsi. Magari spiegando al centesimo quali siano le ricadute economiche. Infatti ad oggi non è dato a sapere la quantificazione del risparmio di questa scelta scellerata. Poi ci ragioneremo, valuteremo, discuteremo. Ma alla fine, comunque, non decideremo noi perché le decisioni spettano alla Regione e alla piena responsabilità di chi l’amministra. Noi, inteso come territorio, faremo valere le nostre ragioni che sono, in primis, la tutela della salute, soprattutto nella fase più delicata, quella della urgenza/emergenza.

Quanto proposto lunedì sera a Omegna, dall’accoppiata Saitta/Reschigna, cioè “chiudere un Dea, diteci voi quale entro dieci giorni, grazie e saluti”, è inaccettabile.

Questa è la posizione che come consigliere provinciale proporrò sia nel nostro Consiglio che al Consiglio Comunale aperto di Verbania che per primi, come Nuovo Centrodestra e Comunità.vb abbiamo chiesto. 

Fughe in avanti non sono ben accette, né dal sindaco di Verbania, né dagli altri rappresentanti del territorio. Il Consiglio aperto non deve diventare solo la difesa a oltranza di Verbania per salvare la faccia di fronte agli elettori (applausi se il sindaco salva il Dea) e al partito (chiude un reparto così il Pd è contento), ma deve unire la città e la provincia in una battaglia di principio contro la chiusura dei servizi che riguarda indistintamente tutti i cittadini ed in particolare i nostri anziani.

Tralascio ogni giudizio politico, anche di fronte a quanto affermato dall’amico Brezza, che con molto candore e sfacciataggine ha provato a far cadere le colpe del deficit sulla giunta uscente. I conti in rosso della Regione sono responsabilità di molti che l’hanno amministrata negli anni, non ultima però la giunta Bresso (Pd), come ha certificato la Corte dei Conti nel misurare la pesante eredità lasciata al presidente Cota. La stessa giunta Bresso che, con Reschigna consigliere e presidente di commissione, ha inventato l’ospedale unico plurisede, oggi vuole rottamare questo modello senza offrire un’alternativa. Anzi, distruggendo il servizio di emergenza/urgenza del Vco, una provincia vulnerabile, montana, specifica, ecc… ecc… che il Pd, da Roma a Torino, a parole vuole sostenere rispolverando addirittura l’autonomia, ma che nei fatti bastona e umilia.

Nella foto Matteo Marcovicchio.

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