COMITATO SALUTE VCO: DISPARITA’ DI TRATTAMENTO TRA GLI OSPEDALI DEL VCO

COMITATO SALUTE VCO: DISPARITA’ DI TRATTAMENTO TRA GLI OSPEDALI  DEL VCO

Si intitola “Una storia di ordinaria follia”  il seguente comunicato che riceviamo dal Comitato Salute Vco e che porta alla ribalta  diversità di trattamento negli ospedali del territorio evidenziando in particolare gravi carenze per l’Ospedale Castelli di Verbania:

Sembra tutto inventato, invece è drammaticamente vero. Lunedì 14 maggio scorso, un cittadino, munito di ben 4 impegnative si presenta al CUP del Castelli per la prenotazione delle visite pur aspettandosi tempi biblici. Chiede un primo appuntamento per una visita cardiologica: 165 giorni dalla prenotazione. La visita Geriatrica risulta disponibile dopo 137 giorni dalla prenotazione.  Quella dermatologica è per il giorno dopo, grazie alla rinuncia di un paziente già in lista. Queste tre visite vengono prenotate al Castelli. Ma adesso arriva la sorpresa.
Una radiografia alle ginocchia, che si otteneva con accesso diretto, adesso non più perché al Castelli non fanno più radiografie (????!!!!). Allora? Si deve andare a Omegna. Tempo di attesa? 24 ore, ovvero alle 9 del mattino dopo.  Eccezionale!!!! Il giorno dopo, il nostro uomo si presenta alle 8,30, in anticipo sull’ora assegnatagli per avere tempo per espletare tutte le formalità di rito. Ma qui cominciano le piacevoli sorprese. Entra e un gentile infermiere si informa sulla prestazione prescritta e gli fornisce il tagliando per accedere, a chiamata, ad uno degli otto sportelli. Allo sportello, dopo averlo registrato, gli consegnano un cartoncino con impresso il numero che sarà utilizzato per identificare la prestazione richiesta, che intanto per via elettronica viene inviata in radiologia. Il ticket? Semplicissimo, quando il nostro uomo chiede dove deve recarsi per pagarlo, lo “sportellista” sfodera il POS che gli consente di pagare con il Bancomat senza nessuna difficoltà. Alle 8,45 quindi si mette in attesa della chiamata che arriva puntualissima alle 9. Rivestitosi dopo la radiografia, gli viene chiesto di rimanere in attesa del referto. Morale? Alle 9,30 il nostro uomo esce dall’ospedale senza più la necessità di dover ritornare.
Qualche ora dopo il nostro uomo si presenta al Castelli. Inevitabile il confronto. Quando entra lo assale un senso di abbandono, nessuno o quasi in giro, i cessi non sono forniti di sapone e nemmeno della carta igienica, ma soprattutto non c’è la possibilità di chiuderli dall’interno.  Manca il chiavistello. Si reca nel poliambulatorio per la registrazione e poi va in banca per pagare il ticket. Sfodera il suo “Bancomat” ma il funzionario lo avverte che loro accettano solo pagamenti in contanti, oppure ci sono i “punti gialli”. A che serve una banca che non fa la banca? Il confronto con l’esperienza di qualche ora prima vissuta ad Omegna è stato devastante. Si è reso conto che il Castelli è diventato un ospedale da terzo mondo, perché certe cose succedono solo lì e ne fanno il peggiore ospedale del Vco. Ma i cosiddetti “difensori” dell’ospedale Castelli hanno mai visto cosa succede là dentro?

Il comunicato del Comitato Salute Vco conclude denunciando l’assoluta mancanza di uniformità nella qualità delle prestazioni erogate nei tre nosocomi del territorio, tenuto conto che qualche settimana fa qualcuno si gloriava del fatto che “finalmente” il COQ faceva parte ufficialmente del sistema ospedaliero del Vco e quindi, a rigor di logica direttamente sotto la responsabilità della direzione generale.  La marcata disparità organizzativa fra i nosocomi del territorio viene giudicata intollerabile e tale  da rendere ingiustificabile la mancanza di adeguati interventi per ovviare ad una simile situazione e rendere giustizia al motto della Asl che recita “al servizio del cittadino”.

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