I CINQUE SENSI DELLA TAPPA ODIERNA

I CINQUE SENSI DELLA TAPPA ODIERNA

Ecco di seguito come l’ufficio stampa del Giro d’Italia diffonde oggi la rubrica CINQUE SENSI relativa alla tappa da Melide a Verbania.

CINQUE SENSI
Il Giro d’Italia vive oramai da oltre cent’anni e, giunto alla sua 98esima edizione, rappresenta l’incarnazione dell’italianità tutta attraversando i quattro angoli del Bel Paese. E in quanto incarnazione esso ha ormai acquisito tutti i cinque sensi dell’essere umano. Attraverso la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto ed il tatto del Giro d’Italia vogliamo darvi informazioni utili affinché possiate prendere spunto per raccontare l’Italia attraversata dalla Corsa Rosa, la corsa più dura del mondo nel paese più bello del mondo.
 
Gusto
Piatto tipico: Ris e lait e castagni bianchi
Una semplicissima minestra di riso e castagne cotti nel latte. Tutti ingredienti genuini, sapientemente miscelati e dosati per dare vita a una ricetta che non ha nulla di speciale se non gli inimitabili profumi e sapori di questa bellissima terra, incastonata tra monti e lago. Le castagne sbucciate e messe a bagno per una notte e quattro pugni di riso tuffati nel latte e insaporiti con una grattugiata di noce moscata. Una delizia!
A cura della redazione di Oggi Cucino
Olfatto
Spanna
Deriva il nome dal modo dialettale di chiamare il vino, generalmente ottenuto da uva Nebbiolo (mai meno del 50% sul totale dell’uvaggio), che viene prodotto sulle colline del novarese. Ha corpo ma non troppi muscoli. I tannini ci sono ma non esagerano. Si abbina con il Bettelmatt, formaggio vaccino molto antico oggi prodotto in soli sette alpeggi.
Prunent
Ancora un rosso. La tappa lambisce soltanto il territorio di produzione, visto che la Val d’Ossola i ciclisti la guardano, da lontano, a due terzi di tappa, poco dopo il rifornimento di Feriolo. Si stratta di una delle tante, per altro buone, declinazioni del Nebbiolo. Su questo territorio, di solito, questa varietà assume un carattere lievemente rustico.
A cura di Luca Gardini, Campione del Mondo Sommelier 2010
Udito
IL GIRO D’ITALIA È ANCHE… OPERA LIRICA
Verbania (km 172): Arturo Toscanini (25 marzo 1867 – 16 gennaio 1957), direttore musicale de La Scala 1898-1908 e 1921-1929, visse a Verbania per molti anni. Diresse la prima di almeno 25 opere, quattro dei quali diventarono parte del repertorio standard operistico: Pagliacci, La Bohème, La Fanciulla del West e Turandot (Toscanini ebbe un ruolo attivo nel completamento di Alfano della Turandot). Diresse anche le prime italiane di Siegfried, Götterdämmerung, Salome, Pelléas et Mélisande e Euryanthe, nonché la prima sudamericana di Tristan und Isolde e Madama Butterfly e la prima nordamericana di Boris Godunov. Diresse inoltre la prima mondiale del più famoso lavoro di Samuel Barber, l’Adagio per archi.
Vi consigliamo l’ascolto di: la registrazione RCA Victor del 1946 de La Bohème, in cui Arturo Toscanini, che diresse la prima mondiale dell’opera, dirige la NBC Symphony Orchestra con Jan Peerce nel ruolo di Rodolfo e Licia Albanese nel ruolo di Mimì. È la sola registrazione di un’opera di Puccini diretta dal suo primo direttore d’orchestra.
A cura di Matt Rendell.
Vista
A Melide, sosta da appassionati nel parco Swissminiatur, con le miniature dei più famosi monumenti della Svizzera: c’è anche una microferrovia di 3.560 metri nel parco. Lungo il Lago Maggiore, da non perdere la bella Stresa, con le ville nobili Bolongaro e Pallavicini, il lungolago Art Nouveau e la gita in traghetto alle isole Borromee. Splendide a Verbania i giardini e le ville sul lago, a partire da Villa Taranto, aperta al pubblico.
A cura della redazione di Dove.Tatto
Accarezza una copia di Addio alle armi di Hemingway, in parte ambientato a Stresa. A Verbania, si può toccare il notevole memoriale di guerra di Verbania – Pallanza: non vi è raffigurato un soldato caduto in una posa eroica o militare, ma una giovane, triste vedova inginocchiata davanti alla lapide che elenca i nomi dei caduti, con una mano che fa cadere qualche petalo di fiori e, tra le sue braccia, un bambino troppo giovane per capire la tragedia che lo ha colpito mentre succhia un dito con innocenza. Il bronzo, dal genio di Paolo Troubetzkoy, non si trova su un alto piedistallo ma ad altezza d’uomo.
A cura della redazione di Dove.

 

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