L’ARTICOLO DI UN GIOVANE SULLA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE

L’ARTICOLO DI UN GIOVANE SULLA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE

Il tema della sostenibilità ambientale e di uno sviluppo sostenibile che soddisfi i bisogni attuali senza compromettere le possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni, è sempre più all’ordine del giorno e la nostra testata se ne occupa in svariate circostanze con crescente attenzione. Si tratta di un concetto trasversale che coinvolge la sostenibilità economica e sociale nel comune intento  di creare un progresso ed un ecosistema sostenibile nel presente e nel futuro e come tale rispettoso dell’ambiente che ci circonda e delle sue risorse perseguendo una crescita che migliori la qualità della vita.  Tali premesse evidenziano che sostenibilità e tematiche ambientali in genere sono argomenti che sempre più devono essere posti all’attenzione e accrescere l’interesse del mondo della scuola e dei giovani in generale. E’ pertanto con viva soddisfazione che proponiamo di seguito il contributo di uno studente nel quadro della partecipazione ad un concorso, lieti dell’attenzione riservata al nostro quotidiano on line.

CAMBIAMO LA POLITICA PER CAMBIARE IL MONDO

Come dobbiamo agire? Dove porterà il G7 e quanto contano le COP? Qual è la politica mondiale? Quale politica sta attuando il MASE?

Sono Riccardo Ferrari, un ragazzo di 13 anni che ama scrivere e fare giornalismo. questo è l’articolo che porto al concorso lanciato dall’organizzazione YRE. Prima di presentarlo dovevo pubblicarlo, quindi ho scelto una testata della mia città e, visto che affronta il tema della sostenibilità ambientale, ho pensato che una testata on-line sarebbe stata perfetta. Per questo ho scelto Verbania Millleventi. Vi auguro una buona lettura.

Queste sono alcune delle domande che ho voluto porre a diverse persone che si occupano di cambiamento climatico in diversi modi e in diversi ambiti. E voi, come rispondereste?

Cosa dobbiamo fare?

La prima domanda riguarda, appunto, l’impegno necessario da parte nostra. Chiara Campione, da tanti anni attivista di Greenpeace per rispondere a questa domanda mi ha detto: “Un villaggio ha più potere di leva di una persona, ma, nei tempi in cui viviamo, si è perso il senso della collettività. Quindi, per riuscire a far leva nella politica, bisogna fare politica.” Al fine di cercare di creare quella collettività, il dottor Daniele Conversi, docente di scienze politiche, afferma: “Il passo da fare è la comunicazione” e, ha aggiunto Marta Maroglio, portavoce di Friday for Future: “Dopo essersi informati bisogna attivarsi”. La domanda che mi è sorta, e che ho posto a Gianfranco Mascia, il capo ufficio stampa di Alleanza Verdi-Sinistra, è la seguente: qual è il tipo di informazione governativa che ci arriva? Mi ha risposto in questo modo: “Le informazioni del governo attuale sono solo Green woshing, nel senso che si riempono la bocca di transizione ecologica, ma poi non stoppano i finanziamenti alle industria a energia fossile”.

Le conferenze e le azioni politiche

Un punto di divergenza è relativo alle conferenze delle parti, le così dette COP, e, l’imminente G7. Infatti, Campione ha sottolinea dicendomi “Penso che questo g7 non sarà un momento chiave per la transizione energetica, visto che non sarà il punto focale, ma, punto focale lo sarà, invece, la sicurezza energetica”. Molto conciso è anche Mascia che dice: “Non ho molte aspettative, purtroppo, rispetto all’Italia che, per esempio, in cambio dello stop dello sbarco dei migranti proponenti dal nord Africa, propone di continuare a trivellare per trovare petrolio o carbone. Quindi bisogna assolutamente, che l’Italia cambi registro”. In tutt’altro modo ha risposto il Ministro Frantin all’associazione stampa estera, dicendo: “Vogliamo imprimere una forte spinta allo sviluppo delle fonti rinnovabili e allargare gli orizzonti a tutte le fonti che possono garantire la sicurezza energetica”. Secondo Maroglio la pecca della COP è, ma abbastanza rilevante. Infatti: “Non sono vincolanti, quindi bisognerebbe darsi degli obbiettivi poi verificabili l’anno successivo”. Sicuramente positivo è il punto di vista di Fricano che ha detto: “la COP28 sta portando ad una progressiva e graduale eliminazione dei combustibili fossili” Seppur, come ha detto Maroglio: “Si sia fatto tanto dibattito polito perché la conferenza si è svolta a Dubai ed il presidente ospitante è un ispettore delegato di una azienda petrolifera”. Questa è la dimostrazione diretta che, con impegno e azioni politiche, si può riuscire comunque a fare del cambiamento.

La gestione della crisi nel mondo

Altro argomento che induce ad una riflessione è quello relativo alle emissioni. Come possiamo vedere dal grafico, ci sono paesi come la Cina e l’India che hanno numeri di emissioni altissimi. Il ragionamento che tendiamo a fare è pensare che, anche se noi realizziamo uno Stato completamente ecologico, ci sarà sempre la Cina ad inquinare. Maroglio controbatte subito dicendo: “Come movimento pensiamo che sia sbagliato e forbitane che noi occidentali, con la maggiore responsabilità storica, accusiamo la Cina, che ha un numero alto di emissioni, ma alto è anche il numero di abitanti”. Oltretutto, la maggior parte di produzione di vario tipo, si concentra in Cina. Ha inoltre aggiunto Campione: “Se vogliamo cominciare a fare del cambiamento, dobbiamo pur iniziare da qualche parte” ed è evidentemente più facile iniziare dai paesi più ricchi e più sviluppati. Continua la dottoressa Federica Fricano, direttore delle divisioni “Affari Europei in materia ambientale” e da tanti anni al MASE, dicendomi: “L’accordo di Parigi riconosce che i paesi sviluppati devono guidare le politiche per la riduzione delle emissioni e sostenere, anche economicamente, gli altri paesi in via di sviluppo”.

La gestione della crisi in Italia

L’ultima domanda riguarda la politica che viene attuata dal Ministero dall’Ambiente e della Sicurezza Energetica. La reputo molto importante per capire l’impegno a livello territoriale. La domanda è stata posta a Fricano, a Mascia di Alleanza Verdi-Sinistra ed al Ministro Frantin. Fricano ha risposto così: “Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è impegnato in una serie di azioni concrete per contrastare la crisi climatica. Lavora per implementare politiche e regolamenti che mirano a ridurre le emissioni di gas serra in vari settori. Inoltre, attraverso proprie politiche e strumenti incoraggia l’uso delle energie rinnovabili”. Anche Mascia ha avuto uno sguardo positivo relativamente al MASE: “Il Ministero dell’Ambiente, ogni tanto, dà dei colpi ai remi molto importanti, come quello che ha dato relativamente al ponte sullo stretto di Messina visto che ha proposto più di duecento variazioni al progetto”. Ha però fatto notare una pecca: “Purtroppo non sta facendo il Ministero dell’ambiente, ma il Ministero della protezione delle fonti fossili”. Analizzando le attività del Ministro Frantin, ci si accorge che è maggiormente centrale la sicurezza energetica.

Si sta anche lavorando sulla transizione energetica, incontrando alcuni ostacoli, come ha dichiarato al Corriere della Sera “L’Italia ha storie e caratteristiche uniche in Europa, e per noi, le direttive Case Green, per esempio, sono difficili, anzi, diciamo pure impossibili”.

Il quesito finale, che però ho valutato di non porre, riguarda il nostro futuro. Seppur ci sia chi sostiene che il cambiamento climatico non esista, è evidente e tangibile che è vero il contrario. Quindi, la domanda è: Come andrà a finire? Nessuno può determinarlo, ma siamo certi che non è il pianeta ad essere a rischio, ma lo siamo noi e gran parte della flora e della fauna. Quindi impegniamoci in politica perché questa è l’unica strada per salvare il mondo.

Lascia un commento

La tua email non sarà pubblicata.