Siamo letteralmente sommersi dai commenti all’articolo sulla contravvenzione e chiusura del locale del lungolago di Pallanza per assembramento. Se ci torniamo sopra è perché qualcuno, non avendo capito il senso dell’articolo in questione, ci ha rimproverato perché non avremmo citato il nome del locale in questione, non avremmo documentato l’accaduto e dunque non avremmo fatto giornalismo. Dunque. Non ci sono certo problemi nel dire che si tratta del Bar Simplon e che se da un lato i gestori assicurano di avere fatto il possibile per rispettare le norme, dall’altro i vigili urbani obiettano che nonostante precedenti avvisi si erano largamente superati i limiti. Nostro intento nella circostanza era però trarre spunto dall’accaduto non per indurre valutazioni sul singolo episodio, ma per qualche considerazione di carattere generale che eviti in ogni frangente di trarre conclusioni ispirate una visione unilaterale e preconcetta, al di là del generico riferimento al concetto elastico del buon senso che ciascuno tira a suo piacimento. Insomma un richiamo ad evitare giudizi sommari che purtroppo sul web sono quelli che spesso prevalgono. Ecco a riprova due commenti testuali di segno opposto che citiamo testualmente tra quelli ricevuti sul caso in questione: “Si tratta di una ingiustizia, poiché si penalizza una categoria già duramente colpita dalle difficoltà del momento e vessata da norme inique”, cui si contrappone “Hanno fatto bene, era evidente già da giorni a chiunque passasse davanti al locale che le norme non venivano rispettate”.