I COMMENTI SULL’ESITO DEL REFERENDUM IN SVIZZERA

Il “si” degli svizzeri  all’iniziativa dell’UDC “contro l’immigrazione di massa” suscita numerose preoccupate reazioni e oggetto di commenti è naturalmente anche il fatto che proprio il Canton Ticino sia quello dove i “si” hanno avuto più voti, con  il 68,17%, contro un 31,83% di “no”.  E’ un referendum che ci penalizza  – dichiara il presidente dei frontalieri del Vco, Antonio Locatelli -, ma che l’Unione Europea ritiene illegale visto che la Svizzera ha firmato con l’Europa accordi sul libero scambio. Il problema è che in Svizzera per screditarci, accomunano i frontalieri ai clandestini. I primi segnali che ci preoccupano sono gli annunci per le richieste di lavoro, sui quali già vengono inserite preferenze per chi parla le lingue nazionali o per chi è domiciliato oltre confine.  Tra qualche mese l’Italia assumerà la Presidenza dell’Unione Europea, compito del Governo Letta sarà anche quello di affrontare in termini comunitari tutta la partita degli accordi bilaterali che la Svizzera ha stipulato con i paesi membri: Si tratta indubbiamente di un segnale negativo – dichiara l’onorevole Enrico Borghi – che peraltro per gli Svizzeri rischia di trasformarsi nel più classico degli autogol. Ci sono comparti economici in Ticino (penso alla sanità o all’edilizia) che senza Italiani chiuderebbero domattina. Peraltro, l’applicazione giuridica del referendum è complicatissima perché comporta un’espressione del Parlamento elvetico e una rinegoziazione di tutti i trattati con la Ue, cosa che comporta profili di difficoltà rilevante. Un dato comunque è chiaro: a questo punto nel negoziato Italia-Svizzera saremo ancora più guardinghi e serrati a tutela dei nostri lavoratori frontalieri e dei nostri comuni di confine.  Interviene anche il presidente della Regione, Roberto Cota:  Occorre rispetto, si sta parlando di onesti e regolari lavoratori. Insieme al governatore Maroni chiederemo al più presto un incontro sul tema col presidente Letta. Ancora una volta si evidenzia la differenza abissale tra due regimi fiscali su un’area di fatto omogenea come quella transfrontaliera. Fare impresa da noi è diventato praticamente impossibile.

 

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