I TIMORI DI UN SINDACO PER IL CASTELLI E PER LA SANITA’ DEL VCO

I TIMORI DI UN SINDACO PER IL CASTELLI E PER LA SANITA’ DEL VCO

Territorio del Verbano ormai fortemente diviso sulle valutazioni al Piano Ires per la sanità del Vco.  Alle dichiarazioni di aperta preoccupazione non solo per le sorti dell’Ospedale Castelli ma per quelle della sanità di tutto il Vco, si aggiunge oggi la voce di Giacomo Archetti, sindaco di Vignone:

Quello che sta succedendo in queste settimane in tema di sanità ed ospedali è preoccupante.Le forti perplessità che avevo espresso a “caldo”, durante la riunione della conferenza dei Sindaci, in merito allo studio per la riorganizzazione della Sanità nel VCO, presentato dalla Regione Piemonte attraverso l’IRES (Istituto di ricerche economiche e sociali), le trovo riconfermate dopo aver letto, solo in questi ultimi giorni, le pagine del documento. Spero che lo abbiano letto attentamente tutti gli amministratori del Verbano, perché in quel documento è evidente e concreto il rischio di un ulteriore impoverimento dei servizi sanitari sul nostro territorio e in particolare nell’Ospedale Castelli di Pallanza.

Ed è per questo che, come Sindaco, sento il dovere di fare ciò che mi è possibile per difendere il diritto ad avere una sanità migliore o perlomeno non peggiore per i miei concittadini vignonesi e per tutti gli abitanti della nostra zona.  Dal documento appare evidente che la proposta giunta dalla Regione Piemonte porterà il nostro ospedale verso un destino con minori servizi e meno reparti rispetto a quelli che oggi abbiamo, già ridimensionati solo nel giro degli ultimi quattro anni. L’idea di costruire un nuovo ospedale a Domodossola, con 250 posti, è in palese contraddizione con quella di rinforzare in egual misura i tre presidi attuali (Verbania, Domo e Omegna), investendo la stragrande parte delle risorse (oltre 150 milioni di euro) e ipotizzando per Verbania soli 125 posti letto, con nessuna certezza su numero e qualità dei reparti ospitati; perché con 125 posti è impossibile tenere un DEA o altri reparti come chirurgia, oncologia, maternità, malattie infettive. Perché si investono 150 milioni di euro a Domodossola quando è Verbania ed il Verbano, basso Cusio e Vergante ad avere il numero più alto di passaggi al DEA, una ben più numerosa popolazione e l’80% delle presenze turistiche di chi visita la nostra provincia?

Sono elementi talmente lampanti che riesce difficile comprendere come si possa immaginare che in questo piano ci sia davvero un rafforzamento del Castelli e della sanità verbanese. Anzi, il rischio è che sia tutta la sanità provinciale a rimetterci, con aumento di “emigrazione ospedaliera” verso privati o altre regioni o altri distretti piemontesi. Chi venisse da fuori zona, non deviato da preclusioni politiche o ideologiche, vedrebbe immediatamente che l’unica logica accettabile è quella di un ospedale completo, strutturato e organico in zona baricentrica, sia geograficamente che demograficamente. L’invito per tutti gli amministratori (non solo i Sindaci) del Verbano, Cusio e dell’Ossola è a valutare con onestà e saggezza, non con obbedienza partitica, quale sia la cosa giusta; e a chiedersi, anche senza pensare a sondaggi o referendum, : “Per i miei cittadini ed elettori, quale scelta sarebbe ritenuta quella migliore? Potrò difendere la mia posizione attuale al riguardo, di fronte ad essi e ai loro figli, in futuro?” Non è una delle solite decisioni, pur importanti, che dobbiamo prendere; qui è in ballo la salute di noi tutti.

Nelle foto l’accesso al Dea dell’Ospedale Castelli e Giacomo Archetti

 

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