È stato inaugurato, nell’ambito del trentennale di primavera del Parco Nazionale Val Grande, il giardino di Villa Biraghi a Vogogna, adiacente allo storico e iconico castello del magnifico borgo ossolano che ospita la sede del Parco Nazionale Val Grande. Il giardino verticale è tornato al suo antico splendore. Davanti a un numeroso pubblico con le “Donne del Parco”, gruppo culturale che festeggia il 25° anniversario dalla fondazione, si è svolta la cerimonia inaugurale dello spazio verde di grande pregio che si estende dalla villa fino alle mura del castello del borgo di Vogogna. Dopo decenni di incuria, ora questo spazio paesaggistico valorizza nuovamente il rapporto uomo-natura e sottolinea l’importanza del paesaggio terrazzato per l’Ossola e la montagna. Proprio i terrazzamenti, oggetto di una intensa opera di recupero e valorizzazione culturale portati avanti dal Parco Val Grande, sono delle “isole” di biodiversità ora anche riconosciute Patrimonio Unesco, come ricordato anche dal presidente del Parco Luigi Spadone: I terrazzamenti hanno influito molto nella nostra storia di uomini e donne di montagna, garantendo la possibilità di vivere in queste zone impervie e di portare avanti un’agricoltura di sussistenza fondamentale. È, questo, un intervento emblematico, perché è sì un giardino, ma rende bene l’idea di cosa sia un terrazzamento. Ora, questo giardino verticale così recuperato sarà un valore aggiunto per Vogogna, un uso splendido dei finanziamenti europei messi a disposizione per questo genere di interventi.
Le caratteristiche dell’intervento sono state sottolineate daIl’architetto Paolo Volorio, presidente dell’ACOI (Associazione Culturale Ossola Inferiore), dagli architetti Enrico Marforio e Daniele Moro, autori del progetto di recupero, da Gioacchino Minafò, dottore in agronomia. L’obiettivo primario era il ripristino delle specie vegetali esistenti, partendo dai documenti fotografici esistenti e da un esame obiettivo della situazione di partenza, definito “sconfortante”, per lo stato di abbandono del posto che aveva portato all’invasione di piante endemiche, ma anche di quelle inserite, diffuse in modo incontrollato, che creavano danni ai muretti e determinavano una situazione di criticità anche per altre zone al di fuori del giardino. Gli spazi contenutissimi, inoltre, con poca disponibilità di terra, che rappresentano la caratteristica di questo giardino verticale, hanno condizionato la scelta delle essenze da proporre. Sono state quindi utilizzate le specie resilienti già presenti nel giardino, con l’aggiunta di alcune specie simili a integrazione e di altre, nuove, caratterizzate da abbondante fioritura, per riprendere i canoni estetici e l’effetto emozionale originali. Oggi nel giardino botanico troviamo le piantine succulente di sedum, che hanno resistito molto bene nel tempo, il pungitopo, le graminacee a ciuffo, dal delicato effetto ornamentale, le bulbose del genere hemerocallys con le loro fioriture primaverili, la yucca filamentosa. Sono state poi utilizzate essenze aromatiche ove possibile, piante da bordura per i percorsi, come la convallaria, piante a ciuffo e tappezzanti per le aiuole rupestri. Le fioriere in calcestruzzo sono state riempite di arbustive classiche, quali le camelie del Verbano e le ortensie, per le quali è stata scelta la quercifolia, dal fiore a pannocchia, per dare un tocco di modernità. Molte le specie rampicanti, come il gelsomino, la vite canadese, la passiflora e diverse specie di edera, mentre in quota sono state utilizzate arbustive come il pungitopo, il bosso e la forsizia intermedia.
Foto Federico Chiodaroli