INGIURIE E FALSE ACCUSE AD AGENTI DI POLIZIA, DEFERITO ALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA

INGIURIE E FALSE ACCUSE AD AGENTI DI POLIZIA, DEFERITO ALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA

Quando nel pomeriggio di ieri, su segnalazione della Sala Operativa, la Volante è giunta in stazione erano le 18,30 e l’autobus doveva ancora arrivare. Qualche minuto dopo dal mezzo scendeva G.B., 57enne cittadino italiano, che aveva chiesto l’intervento della Polizia poichè, a suo dire, era stato aggredito da alcuni passeggeri. L’uomo, che appariva fin da subito in condizioni psicofisiche alterate, alla vista degli agenti rilanciava le sue accuse nei confronti di due ragazze, ancora adolescenti, che lo avrebbero fatto oggetto di pesanti ingiurie. Quelle parole sollevavano però la reazione indignata degli altri passeggeri che, in difesa delle due ragazzine, sottolineavano come fosse stato l’uomo a tenere comportamenti molesti durante tutto il viaggio,  producendosi a più riprese in urla, atteggiamenti minacciosi e giungendo fino al turpiloquio.

Dal canto suo egli continuava a ripetere di essere disabile e cardiopatico e di fronte all’invito degli agenti a scendere dall’autobus per proseguire il dialogo, simulava un malore proprio in corrispondenza della pedana di accesso al mezzo. Vedendolo accasciarsi, uno dei poliziotti provava a sorreggerlo ma G.B. cominciava a urlare di essere stato picchiato e maltrattato; aggiungeva che aveva per testimoni gli altri passeggeri e che avrebbe denunciato l’operatore di Polizia. Quindi scagliava il proprio cellulare per terra, salvo poi cercare di addebitarne all’intervento dell’agente la conseguente rottura. Accompagnando tali accuse con giudizi dispregiativi, l’uomo rincarava la dose affermando che la Polizia mostrava la sua forza con i deboli ma si dimostrava timorosa con i veri delinquenti. Dopodichè, nuovamente, fingeva uno svenimento.  L’incredibile sceneggiata avveniva tra lo stupore dei presenti che si affrettavano a dichiarare la propria solidarietà  agli operatori ingiustamente accusati. Due degli astanti accettavano di testimoniare sul reale andamento degli eventi e, in un secondo momento, le loro dichiarazioni venivano raccolte a verbale. Nel frattempo giungeva l’ambulanza e G.B. veniva affidato ai paramedici.

Ma la vicenda non si esauriva qui. Poche ore dopo, l’uomo richiamava la Sala Operativa in due diverse occasioni e a distanza di meno di 10 minuti attraverso il numero di emergenza e, continuando la polemica, pretendeva la restituzione dell’orologio e dello zainetto “rubatigli” dai Poliziotti e chiedeva il risarcimento per due cellulari rimasti danneggiati nella “colluttazione” con gli agenti. Di fronte alle risposte dell’operatore, dava in escandescenze, ripeteva le accuse già  formulate e a nulla valeva fargli notare che il numero di emergenza non poteva essere tenuto occupato.  Gli accertamenti successivi permettevano di rilevare una nutrita serie di precedenti a carico di G.B., già  noto alle Forze dell’Ordine per essere stato condannato per i reati di truffa, ricettazione, per quelli connessi allo sfruttamento della prostituzione, e ancora, per minaccia, insolvenza fraudolenta, circonvenzione d’incapace, lesioni personali e ubriachezza.  Per le ragioni sopra esposte, G.B. veniva deferito a piede libero all’Autorità Giudiziaria per i reati di interruzione di pubblico servizio, calunnia, resistenza ed oltraggio a Pubblico Ufficiale.

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