INSIEME PER VERBANIA: SE LA SCELTA SARA’ PER L’OSPEDALE UNICO, QUESTO DEVE ESSERE IL CASTELLI DI VERBANIA

INSIEME PER VERBANIA: SE LA SCELTA SARA’ PER L’OSPEDALE UNICO, QUESTO DEVE ESSERE IL CASTELLI DI VERBANIA

RIBADIAMO L’OPPORTUNITA’ DI MANTENERE NEL VCO DUE OSPEDALI DOTATI DI DEA. MA SE LA REGIONE DOVESSE DECIDERE DI REALIZZARE UN OSPEDALE UNICO NOSTRO MPEGNO IRRINUNCIABLE E PRIORITARIO SARA’ LA DFESA E L’INDICAZIONE DEL CASTELLI QUALE OSPEDALE UNICO.   Così inizia il seguente comunicato sottoscritto dal capogruppo Giorgio Tigano del gruppo consiliare Insieme per Verbania (con altri consiglieri Sara Bignardi e Silvano Boroli), che nelle recenti elezioni amministrative sosteneva la candidatura a sindaco di Giandomenico Albertella:

Grande eco e adesione all’ipotesi di Ospedale Unico ad Ornavasso ha suscitato l’assemblea pubblica svoltasi la scorsa settimana.  Si sono ascoltati interventi, peraltro già noti da tempo, di medici, organizzazioni sindacali e di categoria unanimemente favorevoli allo smantellamento dei due ospedali ora esistenti e a favore della creazione di un unico ospedale ad  Ornavasso. Ma di fatto è mancata una analisi completa della situazione sanitaria attuale. Infatti si sono sottolineate le difficoltà attuali senza tenere conto delle altrettante serie criticità conseguenti alla creazione di un ospedale unico nella nostra provincia. Le uniche voci dissidenti del dr. Tigano , capogruppo della Civica “Insieme per Verbania” e di Vladimiro Di Gregorio per il Partito Comunista non sono state prese in considerazione come un approfondito dibattito avrebbe richiesto, ma solo unilateralmente non considerate, o meglio,  non approfondite.

Vogliamo sottolineare che sicuramente non siamo del tutto soddisfatti della situazione attuale ed auspichiamo investimenti sui due ospedali  per migliorarne la funzionalità e l’operatività del personale sanitario al momento in servizio. Le criticità attuali sono essenzialmente legate alla mancanza di adeguate attrezzature diagnostiche in entrambi i nosocomi che comportano disagi per il trasferimento dei malati e del personale da Verbania a Domodossola e viceversa. Investire in attrezzature e telemedicina  supererebbe gran parte di tali difficoltà, nella delicata fase diagnostica, giustamente denunciate. Ma perchè non analizzare anche le difficoltà opposte ? La Provincia del VCO con circa 170.000 abitanti (con quasi 3 milioni di presenze turistiche) in un territorio a caratteristiche montane di 2260 mq ed una densità di 70 abitanti per kmq. conta attualmente due nosocomi integrati e due DEA di  I livello. E questo sarebbe troppo ? Un conto se lo sostiene la Regione per motivi economici, un conto se tale tesi autolesionista é sostenuta da operatori ed organizzazioni politiche e sindacali locali. A sostegno di quanto affermiamo basta osservare gli assetti ospedalieri di molte altre simili province montane: Provincia di Belluno, 203.000 abitanti, 3609 kmq con densità 56 ab/kmq, conta 3 Ospedali con Pronto soccorso h24 con caratteristiche di Dea ( Belluno, Feltre , Pieve di Cadore); Bolzano 7398 kmq e densità 71 ab/kmq conta ben 6 ospedali con Pronto Soccorso H24 (Bolzano, Merano, Brunico, Bressanone, Vipiteno, Cavalese); Trento , 6206 mq e densità 86 ab/kmq, ne conta 4 con PS H24 ( Trento, San Camillo,  Tione, Arco di Trento); Sondrio 181.000 abitanti, 3195mq densità 57 ab/kmq, ne conta due ( Sondrio e Alta Valtellina) ; Como e Lecco sono supportati in alto lago dagli ospedali di Menaggio , Gravedona e Bellano . Dunque anche il VCO non può rinunciare ad un assetto ospedaliero adeguato ai reali bisogni per problematiche economiche che la Regione Piemonte ha il dovere di risolvere prendendo esempio da altre amministrazioni. 

Da non sottovalutare le altre criticità che comporta un ospedale unico. Nessuno ha avanzato ipotesi credibili sul futuro delle strutture esistenti destinate all’abbandono e al degrado come la bellissima struttura dell’antico Castelli di Pallanza o alla vendita.  A livello di qualità e sicurezza si sostiene che le esperienze professionali mediche saranno esaltate da un considerevole aumento degli interventi. Questa tesi si scontra con un numero di posti letto pressocchè identico all’attuale (circa 300) per cui il numero degli interventi medici non subirà modifiche in aumento. Il numero degli accessi resterà simile e non ci sarà diminuzione di mobilità passiva. Si rischierà peraltro un congestionamento dei vari servizi considerando il concentrarsi delle richieste su un unico ospedale a parità di personale sanitario , se non addirittura di diminuzione, come ipotizzato. Certamente, in alcun settori, potrà migliorare la qualità del lavoro dei medici, ma con adeguati investimenti in termini di attrezzature e risorse umane sui due  ospedali questo obiettivo è realizzabile anche nella situazione attuale. Stesse considerazioni per il funzionamento dei DEA, con l’aggravante che un solo Dea dovrà sopperire alle richieste di emergenza di tutta la provincia sia per la popolazione residente che per la elevata quota turistica . Non si può illudere la popolazione col miraggio che le “Case della Salute” possano surrogare l’Ospedale Unico soddisfacendo sul territorio tutte le richieste di salute in termini di urgenze o sia pure di cronicità. Oggi le “Case della salute”, ad eccezione di quella di Cannobio, altro non sono che poliamburatori con aggregazione di medici di base ove le prestazioni aggiuntive, in ore del giorno ridotte, si limitano a pochi interventi (spirometrie, glicemie, prelievi in qualche caso). Per supportare l’ospedale unico dovrebbero subire considerevoli modifiche in strutture adeguate che garantiscano: prelievi, laboratori, radiologia di base ed ecografie , diagnosi ecg di base, interventi minori di pronto soccorso , presenza e reperibilità di specialisti, telemedicina ecc. Il tutto  7 giorni su 7, H24, e con adeguate attrezzature e personale tecnico e sanitario già oggi molto scarso, il tutto senza considerare una riorganizzazione capillare del 118. Una rivoluzione a costi esorbitanti e difficilmente attuabile col rischio non remoto di far mal funzionare l’ospedale unico. Tutte queste considerazioni non possono prescindere dalla sottovalutata difficoltà e i rischi ( ci riferiamo soprattutto alla gestione delle emergenze) cui andrà incontro la popolazione, rispetto alla attuale situazione per la obiettiva difficoltà di percorrenza dalle periferie al cosiddetto ospedale baricentrico , anche a causa di un servizio di trasporti pubblici estremamente carente. 

Condividiamo la necessità di individuare percorsi ed obiettivi che uniscano le legittime aspettative ed i bisogni di sanità delle comunità dell’intera Provincia, delle genti del  Verbano, dell’Ossola e del Cusio e concludiamo queste nostre considerazioni ribadendo, coerentemente con quanto proposto ai verbanesi in campagna elettorale, che il progetto per la realizzazione dell’Ospedale Unico ad Ornavasso, a nostro avviso è fallito; oggi, è un progetto che divide il territorio, anziché unirlo, e che comunque,  per chi ancora ci crede , del nuovo ospedale forse se ne riparlerà fra 6/7 anni con il rischio di non vederlo mai costruito e di una contestuale progressiva dismissione degli ospedali esistenti. Allora invitiamo la Regione ad investire, e parliamo di risorse decisamente inferiori ai 200 milioni necessari per il nuovo ospedale, per completare,  potenziare ed ampliare i due ospedali pubblici esistenti, dotandoli di idonee risorse umane e di tutte le attrezzature necessarie per migliorare la qualità del lavoro ed i servizi da erogare. 

Invitiamo i sindaci del VCO a superare campanilismi dannosi, unendosi nel  chiedere alla Regione la conferma di due ospedali potenziati ed autonomi, dotati entrambi di DEA di I livello, similmente a quanto attuato nelle altre provincie montane del Nord Italia. 

SE LA REGIONE DOVESSE DECIDERE DI REALIZZARE UN OSPEDALE UNICO NEL VCO, PER NOI QUESTO DOVRA’ ESSERE  IL NUOVO “CASTELLI”.  VERBANIA, CAPOLUOGO DELLA  PROVINCIA DEL VCO NON PUO’ PERDERE IL SUO OSPEDALE!

 

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