ITALIA NOSTRA: PARCO VAL GRANDE SENZA GOVERNO

ITALIA NOSTRA: PARCO VAL GRANDE SENZA GOVERNO

Nei giorni scorsi, dopo la bocciatura da parte del Parlamento della candidatura di Luigi Spadone che tante polemiche aveva suscitato, il Governo ha formalmente ritirato la proposta dello stesso per la presidenza del Parco Nazionale della Val Grande, frutto di una intesa con la Regione Piemonte.  Si prolunga così ulteriormente la vicenda del rinnovo degli organi di governo dell’Ente che gestisce l’area protetta. Il consiglio di amministrazione è infatti decaduto da un anno e otto mesi e da oltre otto mesi è scaduto pure l’incarico del presidente Massimo Bocci, che nel frattempo mantiene la gestione commissariata del Parco.  Sul protrarsi della vicenda registriamo il seguente intervento di Piero Vallenzasca per Italia Nostra:

Parrebbe una telenovela. La lettura più benevola del ritardo con cui il Ministero procedeva al rinnovo del Consiglio, era quella che volesse parificare la sua durata a quella della carica del Presidente, cosa che era venuta meno con le dimissioni, in corso di mandato, di un precedente Presidente, ma la normale intervenuta decadenza dell’ultimo Presidente, avvenuta a fine 2020, e il mancato avvio della proceduta di rinnovo del Consiglio, ha fatto sì che anche questa interpretazione non sia del tutto valida. Successivamente è scoppiata la polemica sulla designazione del Presidente, conteso tra destra e sinistra e tanto ci hanno messo a polemizzare che anche questa carica è tutt’ora vacante e che le candidature, locali, sembrano ora bruciate. L’unico che sembra giovare di questa situazione, bisogna dirlo, è l’ultimo Presidente che, nella veste di indisturbato Commissario, governa da solo il Parco. Verrebbe anche da dire che se le cose vanno bene così, tanto vale continuare e nominare il Commissario, Presidente a vita. Il fatto tuttavia è che le regole non sono queste e una parvenza di loro rispetto richiede che gli Organi di governo dell’Ente Parco, come tutti quelli degli altri Enti pubblici, siano rinnovati entro un tempo ragionevolmente breve, così da garantirne il regolare funzionamento. Tuttavia questo non è e il sospetto, più che fondato, è che dietro questi inspiegabili ritardi si consumi una guerra o, a seconda della lettura, una trattativa infinita per l’occupazione di poltrone e poltroncine. Non è una pagina edificante, neanche per il territorio che, non è verosimile, non sia in qualche modo parte di questa guerra o trattativa che dir si voglia. Che il Ministero sia stato da noi sollecitato a provvedere, ma senza apparente esito, pure questo è vero; così come è vero che quando almeno un Presidente sembrava indicato, si è fatto di tutto, giusto o sbagliato che fosse, per mandare all’aria la decisione Ministeriale. Insomma, non se ne viene a capo, eppure non si tratta di nominare il CDA dell’Eni o di qualche altro ente di interesse strategico, ma di un piccolo Parco Nazionale, nulla più. Vorremmo che, arrivati a questo punto, il territorio, termine abusato e usato a proposito e a sproposito, facesse un passo indietro e anziché indicare nomi per poltrone, pretendesse che a occupare le poltrone fossero indicati i migliori, mettendo un po’ da parte la regola della mediocrazia.

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