LA LETTERA DEL COMITATO 10 FEBBRAIO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

LA LETTERA DEL COMITATO 10 FEBBRAIO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Come abbiamo già pubblicato, il Comitato 10 Febbraio di Verbania ha scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  e al Procuratore del Tribunale dell Aja Fatou Bensouda per chiedere la revoca del conferimento a Broz Tito Josip della onorificenza del titolo di Cavaliere di Gran Cordone Ordine al Merito della Repubblica Italiana, in segno di rispetto verso tutte le vittime.  Tale presa di posizione ha avuto vasta eco  con la pubblicazione in agenzie di stampa e organi di informazione nazionali: eccone di seguito il testo integrale, sottoscritto da Fabio Volpe, presidente del Comitato 10 Febbraio Verbania, e da Katiuscia Zucco per conto del Direttivo.

Il Comitato 10 Febbraio, sorto successivamente alla promulgazione della Legge 92 del 30 marzo 2004 istitutiva del Giorno del Ricordo, raccoglie soprattutto cittadini italiani che, pur senza avere un legame diretto o famigliare con le tragedie delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmata, si accostano con particolare sensibilità a queste pagine di storia patria. 

Presente con i suoi Comitati in molte regioni d’Italia (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia – Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo, Lazio, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna), il C10F collabora con altre associazioni culturali, scuole ed amministrazioni locali interessate a svolgere momenti di approfondimento sulla storia del confine orientale italiano.

La scrivente è la sezione del Comitato 10 Febbraio di Verbania.

Vorremmo portare alla sua attenzione una questione molto importante, l’onorificenza al titolo di Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana concessa a BROZ TITO Josip, visto l’avvicinarsi del Giorno del Ricordo in data 10 Febbraio.

Vogliamo credere che un’onorificenza si riconosca a donne e uomini per gli altissimi meriti resi e dimostrati nel corso della loro vita; quella a cui facciamo riferimento, in particolar modo, è riservata ai Capi di Stato e di Governo che si sono contraddistinti per meriti elevati.

Ma invece così non è stato; al Maresciallo Tito fu concessa la Gran Croce della Repubblica; il solo pensiero di ciò fa accapponare la pelle.

Quando il quinto Presidente della Repubblica Italiana Saragat conferì al Maresciallo Tito la Croce della Repubblica ed il relativo Gran Cordone ancora non si conosceva la verità sulle vicende del Fronte Orientale.

Il conferimento di quel riconoscimento, oggi lo sappiamo, rappresentò un atto gravissimo e costituisce un imperdonabile errore.

Se in qualche modo all’epoca l’ignoranza dei fatti poteva giustificare la decisione assunta, oggi ciò non è più ammissibile e non è più ammissibile che il riconoscimento concesso sia ancora vergognosamente confermato nella sua sostanza da parte di tutti i silenti Governi poi succedutisi in cinquanta anni .

Il silenzio perpetrato con la sua implicita conferma dell’onorificenza hanno trasformato il Maresciallo Tito in un eroe apparentemente incancellabile dall’elenco delle onorificenze italiane, con ciò ponendolo allo stesso livello e rango di altri che, a giusto merito, hanno ricevuto lo stesso conferimento.

Vogliamo ricordare che Tito nella ex Jugoslavia fu l’artefice della morte di circa ventimila italiani, assassinati e torturati nelle foibe, e rappresentò la causa dell’esodo di circa trecentomila persone, trecentomila italiani nostri fratelli da lui etichettati come “fascisti” .

Vogliamo ricordare che i primi a finire nelle foibe, nel 1945 , furono i Carabinieri, i Poliziotti e i Finanzieri, i Nostri servitori dello Stato, ieri come oggi, quegli stessi Uomini che oggi onorano il nostro paese; uguale sorte subirono coloro che non riuscirono a fuggire in tempo dalle persecuzioni promosse da Tito . 

Vogliamo ricordare che quando non erano trovati i perseguitati ritenuti responsabili di patriottismo italico furono prelevate e perseguitate le loro mogli, i loro figli, i loro i genitori.

Tutte queste furono uccisioni spaventose, spietate e crudeli e furono volute, ordinate, perpetrate da Tito, da colui che poi è stato insignito con una delle massime onorificenze della Nostra Repubblica, da colui che gode ancora oggi di tale onorificenza.

Vogliano ricordare che i condannati furono uccisi in modo barbaro e disumano; essi venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi e quindi schierati sugli argini delle foibe. 

Il plotone di esecuzione apriva poi il fuoco trivellando a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, volutamente mirava solo alle prime tre o quattro vittime le quali, morte o gravemente ferite, precipitavano nell’abisso e trascinavano con loro gli altri sventurati ancora vivi, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri degli altri, tra sofferenze inimmaginabili ed indicibili. 

Al mandante, all’esecutore, all’ideatore ed all’artefice di questo turpe assassino, di questa strage di innocenti l’Italia tributò la sua più alta onorificenza.

La normativa vigente del 3 marzo 1951, n. 178 (Istituzione dell’Ordine «Al merito della Repubblica italiana» e disciplina del conferimento e dell’uso delle onorificenze) prevede che la proposta di revoca dell’onorificenza debba essere comunicata all’interessato insieme alla contestazione delle motivazioni a ciò sottese, in concreto la Legge prevede che la proposta sia formulata solo a persone viventi. 

Ma ci si domanda quanto pesi l’onorificenza concessa a Tito? 

Quanto questa onorificenza offenda ancora oggi i martiri delle foibe, i loro familiari?

Quanto sia umiliante per tutti la sua permanenza sul sito del Quirinale? 

Solo burocrati sordi alle lacrime di chi ancora piange possono non comprendere tutto ciò.

A noi piace pensare che ogni piccolo riconoscimento dato ai parenti delle vittime delle foibe valga milioni di volte più di quella vergognosa onorificenza attribuita a Tito.

Oggi chiediamo sia resa giustizia e lo chiediamo a Lei, al nostro Presidente della Repubblica, a Lei che può applicare o chiedere sia modificata una Legge incompleta, essendo Lei il Capo dello Stato.

Lei, Presidente Mattarella, è l’unica nostra speranza per porre rimedio a questo scandalo. 

Forse sarà necessario riscrivere il testo di Legge vigente e prevedere che un’onorificenza possa essere revocata anche ai defunti, noi confidiamo in Lei! 

Gli Italiani non possono non avere risposta alla domanda di decenza e dignità Nazionale che sale dai cuori di tutti, Italiani e Italiane, che si chiedono perchè ancora si debba ricordare un dittatore che ha insanguinato l’Italia? 

Confidiamo che dalla Sua alta guida, si annunci l’invocata modifica di questa Legge incompleta e che, quindi, sia resa giustizia a quanti furono assassinati solo perché Italiani e Patrioti.

I martiri ed i loro famigliari ancora soffrono!

Nella foto Fabio Volpe

 

 

 

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