PARERE NEGATIVO DEL COMMISSARIATO ALLA PESCA SUL NUOVO PORTO DI PALLANZA

PARERE NEGATIVO DEL COMMISSARIATO ALLA PESCA SUL NUOVO PORTO DI PALLANZA

Il parere contrario del commissario italiano per la pesca nelle acque italo-svizzere, Marco Zacchera, circa la realizzazione di un nuovo porto turistico a Pallanza di fronte alla zona compresa fra i campi di tennis e la sede della Canottieri Pallanza su progetto della Società Marina di Verbella di Sesto Calende, è stato inoltrato al Ministero dell’Ambiente.  La valutazione fortemente negativa della progettata infrastruttura, ferme restando le perplessità circa l’iter della pratica ed in particolare l’esistenza del piano di gestione delle aree demaniali che non prevede nell’area di progetto la costruzione di un porto, si limita ad affrontare gli aspetti più direttamente legati alla pesca ed alla conservazione della fauna ittica che verrebbero ad essere pesantemente compromesse.  Ecco di seguito in sintesi le valutazioni espresse:

Si sottolinea come le stesse osservazioni della Marina di Verbella del 28.3.2024 ricordano che “l’area di progetto rappresenta l’area di riproduzione di alcune specie ittiche citate come il luccio, il pesce persico e il lucioperca” con ciò già qualificando l’aspetto ittiologico dell’area di lago interessata. A questo proposito le misure compensative specifiche proposte (posa di 50 fascine, le altre misure compensative proposte non interessano l’area lacuale) appaiono del tutto irrisorie rispetto all’occupazione dell’area che non si limiterebbe comunque a quella portuale (peraltro già di oltre 22.000 metri quadrati) ma – da un più approfondito esame del progetto – a quella ben più ampia risultante dal perimetro dove sarebbe necessario affondare e posizionare i “corpi morti” per trattenere ed ancorare le strutture galleggianti. Dai fondali partirebbe infatti un sistema di pali, catene ed ancoraggi per assicurare i pontili che – altro aspetto che è stato fin qui poco sottolineato – dovrebbero comunque tener conto dell’ampia oscillazione di livello del Lago Maggiore che tra punte di magra e di piena raggiunge addirittura i 7 metri. Il sistema di ancoraggio dovrebbe garantire inoltre la stabilità del porto in un’area soggetta a forti venti come il “Mergozzo” da ovest e – soprattutto in caso di maltempo da sud – il “Marengo”. La posa dei corpi morti (pur dichiarati in cemento ecologico), dei pali di trattenimento ed ancoraggio ecc. comporterebbe non solo la distruzione dell’habitat esistente ma, anche, una pericolosa movimentazione del fondale: “pericolosa” poiché questo Ministero è ben a conoscenza delle problematiche legate al sito Enichem di Pieve Vergonte con conseguente sversamento di DDT che si è stratificato sul fondo del lago con i conseguenti divieti di pesca (ancora parzialmente perduranti) che ne sono scaturiti.
A parere di questo Commissariato vi sono, tra l’altro, evidenti elementi di accumulo di complicanze sia nella fase di costruzione che di utilizzo del porto. Si pensi appunto ai lavori di perforazione del fondo, posa dei corpi morti, movimentazione dei sedimenti, intorbidimento delle acque, possibilità di inquinamento involontario, trasporto dei corpi galleggianti semi-lavorati per un’ampia zona di lago durante la fase di costruzione (e ci limitiamo solo alle problematiche “a lago”) con evidente disturbo acustico per tutte le specie ittiche presenti. A porto funzionante si aggiungerebbero altri tipi di problematiche come il movimento dei natanti, gli sversamenti anche accidentali di carburante (tra l’altro non è chiaro dove sarebbe posizionata una eventuale stazione di servizio per il rifornimento, non prevista nè citata in progetto), il recupero delle acque di sentina ecc. Il movimento delle imbarcazioni da e per il porto e concentrandosi verso l’imbocco condizionerebbe la posa delle reti dei pescatori professionisti per un’area ampia circostante (le reti “volanti” non sono ancorate e fluttuano liberamente durante la notte spinte dalle correnti e facilmente si impigliano quindi nelle eliche o derive dei natanti oltre che in boe, catene ecc.) comportando evidenti danni ai proprietari dei diritti di pesca della zona, ben oltre quelli dell’area portuale.                                                                                                                                                                                      La nuova opera porterebbe pregiudizio anche ai pescatori dilettanti (impossibilitati ad usare attrezzi di pesca a traina come tirlindane, trotiere ecc. per la maggior presenza di imbarcazioni), A questo proposito le osservazioni proposte in data 28 marzo u.s. dai proponenti il progetto appaiono prive di ogni robustezza scientifica. Sostenere “che i pontili galleggianti ancorati con catene e corpi morti appoggiati sul fondale non si configurano come elementi che possano interferire o frammentare la connettività dell’ambiente o alterare il regime idrologico naturale” è una opinione, ma non suffragata da alcuna elemento probatorio, così come più avanti sostenere nella “nota tecnica” che “il porto comporterebbe un miglioramento ambientale considerando che le barche stesse e le banchine sono luoghi di ombreggiamento e rifugio, privilegiati da molte specie ittiche come il cavedano, il persico e l’alborella”. Queste espressioni lasciano esterrefatti perché è di tutta evidenza che gli estensori non conoscono adeguatamente la biologia ed ecologia delle specie ittiche che portano a titolo di esempio. Il pesce persico è infatti un pesce tipicamente da fondo mentre l’alborella è specie pelagica e superficiale per gran parte dell’anno, si sposta in branchi che sulla loro strada ritroverebbero proprio le opere portuali: altro che “ombreggiamento”! Non è un caso quindi che, probabilmente, i proponenti confondano i termini di “fascina” con “legnaia” ed offrendo la posa di sole 50 fascine non sanno che basterebbero per la posa di UNA sola legnaia o poco più.
Vi è poi un altro aspetto che si sottolinea al Ministero, ad oggi poco considerato, che è relativo all’impatto della navigazione turistica straniera sulla diffusione di specie aliene potenzialmente invasive. Il tema è ben conosciuto all’estero (USA, Germania, Svizzera, Francia) e solo da poco è emerso anche in Italia. E’ appurato scientificamente che il flusso di imbarcazioni dall’estero può condurre al traporto e successiva invasione di organismi alieni, quali molluschi, crostacei o alghe che resistono aderenti alle chiglie dei natanti e/o nelle acque di sentina. Tali specie contribuiscono a modificare equilibri ecologici millenari e danneggiare le specie autoctone, spesso irrimediabilmente.
A contorno delle osservazioni inerenti la fauna ittica e l’ecosistema lacustre, preme inoltre sottolineare che:                      1) Non esiste la necessità di un nuovo porto a Pallanza neppure per le “soste brevi” di natanti (elemento indicato come qualificante dai proponenti il progetto) perché in località Corso Zanitello sempre a Verbania Pallanza (a non più di 600 mt. in linea d’aria da quella portuale proposta) sussiste già una ampia struttura d’attracco temporanea realizzata dalla Amministrazione comunale di Verbania e molto più comoda per il visitatore “nautico” occasionale perché più vicina al centro cittadino, ristoranti ecc. che però già oggi in tutte le stagioni dell’anno appare poco utilizzata e sempre con posti liberi.
2) Si ribadiscono le perplessità circa la relazione dei proponenti che è oltremodo carente sulla descrizione dei servizi “a terra”. Infatti non vengono sottolineate a sufficienza le difficoltà di accesso all’area (in particolar modo quelle viabilistiche), la mancanza di aree attrezzate, l’assenza di alaggi ecc. oltre alla presenza di un’altra attività di cantiere nautico e rimessaggio in aderenza al luogo dove verrebbe costruito il nuovo porto.
3) In relazione al tema dei parcheggi – è un esempio calzante – la relazione è del tutto fuorviante quando parla di 1460 parcheggi disponibili “in un raggio di 1000 metri” dimenticando di precisare che nello stesso raggio di distanza è però presente il centro della città e con esso l’ospedale provinciale, il tribunale, una scuola media, una scuola materna ed una elementare, la Casa circondariale, due supermercati, la Sede municipale, numerosi alberghi e ristoranti, attività commerciali ecc. e, quindi – al contrario di quanto affermato – la carenza di parcheggi è già oggi drammatica. Spacciare il costruendo nuovo parcheggio in Via Crocetta (i cui inizio dei lavori non è ancora stato pianificato) come risolutivo e funzionale al porto, quando invece sarà solo una parziale sostituzione di due aree a parcheggio già esistenti (che verrebbero dismesse e contestualmente destinate ad attività immobiliari) ne è un esempio. Nel frattempo, infatti, i proponenti “dimenticano” che è stato pedonalizzato il centro cittadino e già oggi l’area prospicente il porto (al quale si arriverebbe solo con un senso unico molto stretto e senza possibilità – per esempio – di trasportare rimorchi, imbarcazioni ecc.) è quotidianamente intasata dal traffico veicolare.
4) Occorre ricordare ancora una volta la problematica del “secondo porto” (che fu costruito con criteri simili a quello che viene proposto) affondato in zona largo Palatucci (Villa Taranto) che ha danneggiato un’area di lago molto grande e che non è mai stata bonificata e impedendo oggi ogni attività di pesca, così come è affondato un altro porto galleggiante a Cannobio sempre costruito con gli stessi concetti di quello di Pallanza. Anche in questo caso non è stato possibile effettuare alcuna bonifica, compromettendo i fondali. Compromettere un’ulteriore area di costa a Pallanza quando a Villa Taranto – in linea d’aria meno di 2 km. – lungo la riva ci sono già tutti i servizi del porto affondato (banchine, posteggi, alaggi ecc.) appare decisamente assurdo.                                                                                                                                                                                  5) Circa l’ “impatto visivo” dell’opera si pregano vivamente gli Enti interessati ad effettuare un sopralluogo in zona: la semplice visione della realtà confermerebbe la profonda alterazione della linea di costa e il “pugno nell’occhio” dal punto di vista paesaggistico ed ambientale che si creerebbe ove il porto venisse realizzato.

 

 

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