SAN VITTORE MARTIRE E IL SUO “CIRCOLO”

SAN VITTORE MARTIRE E IL SUO “CIRCOLO”

L’oratorio San Vittore di Intra, per via delle stranezze della vita, pur essendo un oratorio è sempre stato conosciuto come “il circolo”. Infatti, fondato da un gruppo di giovani nel 1885 e poi aggregato nel 1887 alla Gioventù Cattolica Italiana, fu chiamato ufficialmente, come risulta dall’atto costitutivo, “Circolo San Vittore Martire – Pietro Scavini”. Quest’ultimo fu un giurista e teologo di chiara fama che nacque a Intra nel 1790 in via Baiettini, ove tutt’ora una lapide lo ricorda. Ultima e definitiva trasformazione dell’associazione si ebbe nel 1908, quando la stessa si insediò nell’attuale edificio, negli anni poi profondamente rimaneggiato ed ampliato, nei pressi della chiesa di San Giuseppe con la denominazione di “circolo educativo giovanile San Vittore”. Non più citato lo Scavini, San Vittore non era più martire, ma la denominazione di circolo era rimasta intatta e così veniva chiamato da tutti noi ragazzi che lo frequentavamo: “Mamma, vado al circolo” –  ricordo che dicevo uscendo di corsa da casa e mai: “vado all’oratorio”.

Nel 1907 l’inglese Lord Baden Powell aveva fondato il movimento degli scout, che sbarcarono in Italia nel 1912, mentre è del 1916 la nascita a Roma di una loro costola, l’Associazione Scoutistica Cattolica Italiana (A.S.C.I.). Presso il Circolo San Vittore nell’anno 1919 venne costituito il gruppo ASCI Intra 1. I giovani che lo fondarono furono i fratelli Francone, Attilio Amedeo, Amilcare Bonzanini, Davide Galli, Gino Lancia, Antonio Pizzigoni, Attilio Rossi, Carletto Sonzogno e Silvio Tommasini. Tra i fondatori mi piace ricordare come ultimo Luigi Rinaldi, mio padre, che diventerà capo ufficio tecnico presso le officine metal-meccaniche Buzzi e che dedicherà a titolo gratuito la sua vita come volontario nella biblioteca civica Pietro Ceretti, prima come vicedirettore poi come direttore, fino alla sua trasformazione in biblioteca comunale con la conseguente fusione con quella di Pallanza e spostamento nella prestigiosa villa Maioni.

I destini spesso si incrociano: la biblioteca aveva sede al primo piano del palazzo Franzosini della bella piazza Teatro, mentre al piano terra ove ora c’è il bar Verbano, aveva aperto lo studio il pittore Giuseppe Rinaldi, padre di Luigi, dopo il suo ritorno nel 1909 dall’Argentina ove aveva vagato per tre anni spinto dal furioso vento patagonico alla ricerca di quella luce che avrebbe poi cercato di imbrigliare nei suoi dipinti e che sempre gli sarebbe rimasta nel cuore. “Datemi il sole…” furono le sue ultime parole.

Anche negli anni della maturità, Luigi era rimasto sempre legato all’ambiente scout e al circolo che aveva frequentato. Così convinse il padre Giuseppe a realizzare un dipinto del Santo, anche se il pittore, pur essendo stato allievo di Cesare Tallone, il famoso ritrattista, non amava particolarmente il genere, a meno che non fosse di fronte al modello da cui poter trarre ispirazione. Sta di fatto che il quadro, di grandi dimensioni, vide la luce e tutt’ora non solo è visibile presso la cappella del circolo, ma l’8 di Maggio, ricorrenza del Santo, viene esposto in pompa magna.

Per me è grande emozione e commozione ad un tempo ammirare il Santo Cavaliere e scorgere in esso la presenza di mio Padre è di mio Nonno.

 

Liborio Rinaldi

 

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