SCUOLA MEDIA DI PALLANZA DA LUIGI CADORNA A GINO STRADA: IL NO DELLE ASSOCIAZIONI D’ARMA

SCUOLA MEDIA DI PALLANZA DA LUIGI CADORNA A GINO STRADA: IL NO DELLE ASSOCIAZIONI D’ARMA

La notizia del cambio di denominazione della Scuola Media di Pallanza da “Luigi Cadorna” a “Gino Strada”, ormai avviato con la proposta del Collegio docenti e il parere positivo di Consiglio d’Istituto e Giunta municipale, balza subito alla ribalta suscitando diffuse e vivaci reazioni contrapposte da parte di partiti e associazioni. Anche da singoli cittadini ascoltiamo e riceviamo già parecchi interventi con commenti  i cui toni vanno da piena condivisione a dura critica. Seguiremo, dando naturalmente spazio a tutti, gli sviluppi di queste discussioni che assumono anche aspetti di accesa polemica.  Ecco per il momento la nota (con aggiunto un intervento di Carlo Cadorna) che riceviamo da dieci sodalizi del Verbano, in massima parte Associazioni d’Arma, nella quale si invitano i docenti a ritirare questa “insensata” iniziativa e il Prefetto a non darle seguito:

L’iniziativa desta grande preoccupazione e pone un interrogativo sulla qualità della proposta educativa  e culturale che i docenti intendono offrire ai propri alunni. 

Queste nuove forme di epurazione della storia vogliono colpire, con una insensata damnatio memoriae,  personaggi che, avendo vissuto il loro tempo, hanno avuto indiscutibile peso per il territorio e per la  Nazione tutta. 

Leggendo con gli occhi dei contemporanei le scelte e la condotta del Maresciallo d’Italia Luigi Cadorna  si può facilmente cadere nell’errore di non “storicizzare” il personaggio valutandolo con criteri validi  solamente nell’attualità. 

Cadorna fu un generale, al pari dei suoi pari grado e contemporanei, formato con metodi ottocenteschi  e immerso in un conflitto moderno, brutale e in continuo divenire.  

I condottieri francesi, inglesi, tedeschi e austriaci non furono meno rigidi nell’applicazione della  disciplina o più caritatevoli nell’impiego degli uomini all’assalto. Quella era la visione tattica del tempo  e sarebbe storicamente ed eticamente ingiusto condannarla esclusivamente sulla base di valori che  animano l’odierna società. 

È bene che i nostri ragazzi sappiano che fu un illustre pallanzese a condurre i loro bisnonni sui campi  della Grande Guerra e che imparino a leggere la biografia di un personaggio storico analizzandone i pregi  e i difetti in maniera oggettiva e non viziata dai sentimenti contemporanei. 

Epurare, cancellare, nascondere non significa quindi educare a una visione critica della storia ma è arte  manipolatoria delle coscienze e tentativo di annullamento di un senso di appartenenza che è alla base  della coscienza civica e patriottica. 

Ai Cadorna Pallanza ed il Paese devono moltissimo e questa proposta inevitabilmente offende la  memoria e il sacrificio di un casato che ha contribuito ad unire, fare grande e liberare l’Italia. 

Ci domandiamo dunque quale possa essere il legame diretto che unisce Pallanza al nome di Gino Strada  e come la sua figura, indubbiamente meritoria, possa accrescere la cultura ed il senso identitario dei nostri ragazzi. 

La scelta sembra invece viziata da un pacifismo ideologico che volutamente dimentica il sacrificio di  migliaia di nostri soldati attualmente impegnati nei peggiori teatri di guerra del mondo. E se oggi la pace  è per noi un bene e un valore che merita tanta importanza lo si deve all’orrore di due guerre mondiali  che hanno insanguinato l’Europa e che, nel dramma, tanto ci hanno insegnato. 

Fu proprio un Cadorna, il generale Raffaele jr, figlio del tanto vituperato Maresciallo d’Italia e  comandante del C.V.L., ad essere valoroso protagonista della Guerra di Liberazione e della faticosa  ricostituzione di quel regime democratico che ha garantito gli ultimi 76 anni di pace europea. 

Ai docenti rivolgiamo dunque l’invito di ritirare l’iniziativa proponendo ai propri allievi la figura di  questo nostro illustre concittadino con la giusta chiave di lettura e il rispetto che il Maresciallo Cadorna  merita. 

Ci appelliamo infine a Sua Eccellenza il Prefetto, che secondo la norma ha il potere di autorizzare  l’intitolazione di spazi pubblici a personalità decedute da meno di dieci anni, affinché respinga questa  insensata proposta valutando il fondamentale apporto dato dalla famiglia Cadorna nelle vicende  pallanzesi ed italiane dal Risorgimento alla Liberazione. 

I rappresentanti delle Associazioni del Verbano 

Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon 

Associazione Arma Aeronautica 

Associazione Nazionale del Fante  

Comitato “10 febbraio” 

Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia 

Associazione Nazionale Carabinieri 

Associazione Nazionale Forestali 

Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia 

Associazione Nazionale Marinai d’Italia 

Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia

 

 

 

LA STRATEGIA DELLA GRANDE GUERRA ED IL RUOLO DI CADORNA 

La grande guerra ha subito la strategia tedesca che era leader nella triplice alleanza. Copiando  quanto fatto dai Romani per battere Annibale (comprato Massinissa), hanno comprato Lenin allo  scopo di avviare la rivoluzione in Russia, ed i socialisti bolscevici italiani unitamente ad un  collaboratore del Papa (Gerlach), allo scopo di avviare la propaganda pacifista in Italia. Questa  strategia ha avuto gravi effetti non solo durante la guerra(testimonianza Don Minozzi) ma anche dopo  per il grave conflitto d’interesse che ha interessato alcuni tra i più importanti storici con in testa G.  Rochat. Essi sono responsabili di gravi reati (266 c.p.) e della manipolazione di documenti primari  allo scopo di mettere in cattiva luce il Gen. Cadorna che tale propaganda ha combattuto  strenuamente nell’interesse esclusivo che gli era stato indicato dal Re (“Lettere famigliari”, pag 289) al  quale doveva rispondere in esclusiva. La strategia era il compito di Cadorna e si è esplicitata in senso  DIFENSIVO nell’adeguare le nostre forze all’indifendibile fronte orientale, condizione ereditata dalla III  guerra di indipendenza e che ha giustificato l’entrata in guerra. L’adeguamento ha riguardato lo  sviluppo delle forze, nella componente di fuoco (cannoni, mitragliatrici, bombarde, aerei) e quella di  movimento (da 14 a 65 divisioni), la fortificazione di 450 km. di fronte (LINEA CADORNA e Grappa – Piave), la costruzione di 2000 km. di vie di comunicazione a scopo logistico, la stipula di convenzioni  militari allo scopo di ottenere la concorrenza delle forze russe e serbe. In senso OFFENSIVO con  l’adesione alle richieste di intervento del comando alleato previste dagli accordi di Londra, garantiti  dal Re e firmati dal governo tenendo Cadorna in disparte. Il comando delle forze e conseguenti  responsabilità sono sempre stati decentrati da Cadorna ai comandi di reparto interessati in armonia  con quanto previsto dal Regolamento di Disciplina in vigore. La controprova della validità di questa  strategia è intervenuta prima di Caporetto, quando il venir meno della concorrenza russa è stato  recepito da Cadorna (che si è messo in difensiva ed ha completato le difese del Grappa) e non dal  comando alleato che pretendeva una nuova offensiva. Come pure dopo Caporetto quando Cadorna  scelse la difesa sulla linea del Grappa mentre il comando alleato voleva il Mincio che ci avrebbe fatto  perdere tutte le artiglierie. Sulla linea del Grappa l’esercito di Cadorna (Diaz attendeva ordini dal  governo – Diario A. Gatti), dal 9 al 28 nov. 1917 ha resistito alle stesse forze che hanno vinto a  Caporetto e su di essa abbiamo vinto la guerra. 

Il 25 aprile 2019, da Vittorio Veneto, il Presidente Mattarella ha ricordato che la nostra memoria  storica è rappresentata dal Risorgimento e dalla vittoria nella Grande Guerra alla quale Cadorna ha  dato un grande contributo attraverso la costituzione di un esercito all’altezza e la costruzione di linee  difensive (linea Cadorna e linea del Grappa – Piave) finalmente difendibili. 

La scelta di G. Strada è rispettabile ma è un personaggio estraneo a Pallanza: Cadorna era uomo di  pace come lui ma con maggiore cognizione di causa! (“Lettere famigliari”, Mondadori 1967, pag. 156). 

Carlo Cadorna

  1. questi benpensanti perché non impiegano il loro tempo a convincere il oro commilitoni no vax, magari in un ritiro ascetico sulla famigerata Linea alpina? Quella di sicuro rimarrà intitolata a chi ha dato spunto al Deserto dei Tartari…

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  2. Trovo veramente surreale che su questi temi si riesca ancora oggi a ricompattare gli schieramenti in termini ideologici, che la politica verbanese si “scaldi” SOLO per ste robe.
    La destra torna unita a difendere ipocritamente “onore e ordine” (sic!). La sinistra finge di stare dalla parte degli ultimi onorando un uomo che in fondo disprezzava il cerchiobottismo di questa pseudosinistra.
    A parte il fatto che a mio modestissimo parere, una scuola non andrebbe mai intitolata a un militare, ma al netto di questa personale considerazione, vi rendete conto di quante associazioni, personalità, persino un ex parlamentare locale che minaccia di rivolgersi al Prefetto per questo “abuso” di togliere il nome di un generale da una scuola e cambiarlo con un medico?

    Ma se tutte queste energie fossero spese per combattere le scorrettezze e le puttanate che inesorabilmente continuano e proliferano intorno a noi, Verbania non sarebbe un posto migliore?
    Se tutte queste personalità e associazioni andassero dal Prefetto a dire: “caro Prefetto, basta assurde deroghe alle leggi, il teatro cittadino deve essere a norma!” …per esempio?

    Ma no, un feticcio, uno straccio di simbolo logoro per dare un senso a certe identità pallide come i morti di Caporetto e tutte le vite che Strada non è riuscito a salvare.

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  3. “Queste nuove forme di epurazione della storia vogliono colpire, con una insensata damnatio memoriae, personaggi che, avendo vissuto il loro tempo, hanno avuto indiscutibile peso per il territorio e per la Nazione tutta” …. ma siamo matti? “forme di epurazione”? Ma una scuola sarà libera di proporre a chi intitolarsi? C’è un percorso per arrivare a darsi un “nome” e qui “cani e porci” si mettono di traverso e ne dicono di tutti i colori. Concordo con quanto detto da Brignone…. se certi personaggi, associazioni si lamentassero o andassero dal Prefetto per cose un tantino più concrete e serie…sarebbe sempre troppo tardi. Ma evidentemente è solo una questione “politica”, da fastidio a qualcuno. Certo che paragonare un militare a un medico e preferire il militare solo perchè originario del luogo è tutto dire….
    Che pena…. che inconsistenza di vedute e di concretezza.

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